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La partita per il sindaco |
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“L’Amministratore ha
complessivamente deviato dalla natura imprescindibile di educatore civico,
assumendo cattive propensioni e quindi offrendo il cattivo exemplum al cittadino” Il fronte che si è aperto a
Mesagne nelle settimane passate per decidere il prossimo candidato Sindaco del
Centro-sinistra, è stato in realtà una doppia partita: una che si è giocata con
l’attuale Sindaco, Mario Sconosciuto, ed una che egli stesso giocherà.
Innanzitutto partiamo da un bilancio quasi definitivo della legislatura che
ormai volge alla fine: l’Amministrazione Sconosciuto ha vivacchiato, mediamente
non brillando né peccando quanto alla gestione della cosa pubblica; ha però il
merito di aver dissipato il clima di viscosi sospetti, poi rivelatisi infondati,
che aleggiava nel precedente quinquennio; ha infine la responsabilità di aver
elevato alcune usanze scadenti a inedito sistema di regolazioni istituzionali e
private. Guardando a ciascun settore amministrato e poi al governo della Città
nella sua interezza, ci si rende facilmente conto di come il decennio delle
Giunte Faggiano e Franco, comunemente considerato della Primavera mesagnese,
abbia subito una battuta d’arresto in termini di stagnazione della qualità e di
propulsione dell’etica pubblica; e ciò per cause diverse. Interessa specificare, tuttavia,
che se l’attuale non sarà ricordato come un buon Governo, non potrà neanche
essere definito cattivo: piuttosto, le notazioni negative deriveranno oltre che
dalla mancata realizzazione di alcuni punti programmatici caratterizzanti (tra
tutti svetta la penosa paralisi del piano regolatore, mancato volàno
dell’economia locale), da alcuni comportamenti obliqui, doppi, meschini, di
chiusura mentale, ristrettezza culturale e lassismo morale che hanno ben presto
dilagato, assurgendo a costumi predefiniti ed esclusivi. Ne elenchiamo
succintamente alcuni, augurandoci di vederli sepolti prestamente, sotto una
spessa coltre di sostanziosa sobrietà e di silenzioso attaccamento alle
Istituzioni: l’ossessione di comunicare il poco fatto o l’irrealizzabile nulla;
la predilezione per le scorciatoie e per le vie traverse; il progressivo
depotenziamento del Consiglio Comunale; le riunioni di maggioranza ritenute una
iattura; l’utilizzo di corridoi, stanze claustrofobiche, sagrestie per
confabulazioni multilaterali e irrituali; l’assoluta assenza di riservatezza;
la mancata assunzione di responsabilità; la parola data e infine tradita. In
buona sostanza, l’Amministratore ha complessivamente deviato dalla natura
imprescindibile di educatore civico, assumendo cattive propensioni e quindi
offrendo il cattivo exemplum al
cittadino. Volendo rintracciare almeno le responsabilità portanti di questa
vicenda, se ne enucleano un paio: una attribuibile al disfacimento della
struttura e della natura stessa dei partiti politici – che ha causato vari
epifenomeni, come l’impazzimento del sistema di valori di riferimento – e una
all’interpretazione fallace della nuova legge di elezione diretta del Primo
cittadino. La mediocre risultanza dell’Amministrazione
in carica è in linea di massima frutto del combinato disposto di partiti allo
sbando (alcuni impossibilitati a ben funzionare per non aver saputo allevare
una nuova giovane classe dirigente, altri per averne allevate di clamorosamente
inadeguate, tutti insieme privi di opportune bussole ideali) e di un Sindaco
che non ha voluto farsi forte della sua originaria autorevolezza morale e che non ha saputo intercettare lo
spirito della legge che gli chiedeva di avvalersi del rapporto diretto con il
corpo votante, senza farraginose intermediazioni con le segreterie politiche. A
ciò dobbiamo aggiungere le emergenze cadute come tegole sulla testa degli
amministratori, a partire dall’enormità di una vicenda giudiziaria sgonfiatasi
proprio in questi giorni nel modo eclatante in cui si era avviata, e
proseguendo con l’alluvione che ha analogamente segnato i destini psicologici
già fragili di Assessori e Sindaco. Il fatto incredibile accade, a sorpresa,
all’inizio dell’anno, quando, inaugurando un modo nuovo di fare il Sindaco e
parlando un linguaggio a cui non era aduso, Mario Sconosciuto annuncia alla
Città di non volersi ricandidare: direttamente alla Città, e senza averne mai
parlato ufficialmente nelle sedi opportune! La notizia, anziché suscitare lo
scalpore dovuto, cade come un grano di piombo su un letto di bambagia, a
dispetto dei fuorisciti di A Sinistra che provano ad esaltarne la portata. Uno
sfogo? Un’operazione tattica spregiudicata? Intanto un modo di aprire la
questione, tutta interna al centrosinistra, data l’essenziale inconsistenza
delle opzioni dello schieramento delle destre. Entro l’estate e comunque non
dopo Settembre, si affronterà il paradosso di dover affermare che la
candidatura migliore rimane comunque quella di Sconosciuto; egli stesso, se
accetterà, dovrà necessariamente porre ineludibili condizioni che ne rinsaldino
la caratterizzazione politica; i partiti, se accetteranno, dovranno a loro
volta pretendere il rispetto di regole finora tralasciate, di impegni tuttora
ignoti; e tutti insieme serrare le fila di un rassemblement rinnovato, trasparente, motivato e soprattutto scevro
da commistioni innaturali con profughi opportunisti provenienti da altre
esperienze, pronti come al solito a saltare sul carro dell’annunciato vincitore.
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