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Bufera sui diritti alle unioni civili
  
di Gabriele VERGALLO

Bufera sui diritti alle unioni civili

All’indomani dell’insediamento del nuovo governo di centrosinistra, deleghe ministeriali acquisite, i ministri iniziano il proprio lavoro ed in alcuni casi non senza sorprese. È il caso della cattolicissima Rosy Bindi alla quale è stato assegnato il neoistituito ministero alla Famiglia, nel suo primo intervento ufficiale, infatti, ha esordito “aprendo” alle unioni di fatto. Dopo i numerosi interventi che si sono susseguiti nel corso della caldissima campagna elettorale, il riconoscimento dei diritti delle unioni civili fa ancora discutere tutti gli schieramenti ed i partiti dell’arco costituzionale. Il ministro Bindi, rappresentante del centro all’interno della compagine governativa, nel suo dibattere, ha voluto esprimere l’intento di dare valore pubblico, quindi non solo argomentazioni e provvedimenti che sono propri del diritto privato, ai diritti spettanti alle coppie di fatto, quelle che per tipologia non rientrano nel quadro più tradizionale della famiglia intesa come i costituenti intendevano.

Chiaramente è esplosa la polemica, ma i commenti sono stati svariati: i riformatori, i laici e i soliti modernizzatori del nostro Paese hanno raccolto con una ovazione il coraggioso proposito del ministro, ma le frange più cattoliche ed i tradizionalisti più in generale gridano allo scandalo. Scandalo che nasce non tanto dal riconoscimento di un trattamento previdenziale, esempio ne è la reversibilità pensionistica, le vicende ereditarie, in favore di uno dei membri dell’unione, ma dal timore che questa nuova politica vada proprio a consumare, ulteriormente, la famiglia che il costituente fotografava e ancor più il mondo cattolico così presente nella nostra società vede. Non si vuol solo pensare che questo sia il primo passo verso decisioni e riconoscimenti ben più compromettenti, ed il richiamo alle coppie omosessuali non è affatto velato. Si può notare che camminiamo in un campo minato in cui le caratteristiche ideologiche sono fattore tutt’altro che secondario.

La Chiesa si è già espressa favorevolmente circa questo riconoscimento a condizione che non sia estesa ai casi di omosessualità, condizione necessaria affinché quest’ultima categoria di cittadini non abbia un domani a pretendere, una volta acquisito lo status giuridico di famiglia, di poter adottare bambini. E i cittadini cosa ne pensano? L’italiano come legge questi cambiamenti sociali? È necessario leggere i nuovi assetti che la società presenta, ma è opportuno modificare le strutture consolidate che la nostra grande cultura ha formato e che oggi offre agli Italiani? Non è sempre detto che gli evolutissimi modelli americani o nordeuropei siano da scimmiottare per essere un Paese d’avanguardia. Molto spesso è vero il contrario, è vero che la famiglia italiana è ancora quella tradizionale ed è diversa da quelle che passano per essere più moderne. Per carità, non si ledano i diritti altrui, quelli vanno solo riconosciuti e tutelati, ma non si deformi il senso di una famiglia, quella italiana, che ancora oggi, malgrado tutto e tutti, si fonda sui valori spirituali. Il futuro ci dirà se il legislatore non mediti, come molti esponenti politici dichiarano, di riconoscere i diritti propri della famiglia anche alle unioni omosessuali.   

 

 


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