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Bufera sui diritti alle unioni civili |
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All’indomani dell’insediamento del nuovo governo di
centrosinistra, deleghe ministeriali acquisite, i ministri iniziano il proprio
lavoro ed in alcuni casi non senza sorprese. È il caso della cattolicissima
Rosy Bindi alla quale è stato assegnato il neoistituito ministero alla
Famiglia, nel suo primo intervento ufficiale, infatti, ha esordito “aprendo”
alle unioni di fatto. Dopo i numerosi interventi che si sono susseguiti nel
corso della caldissima campagna elettorale, il riconoscimento dei diritti delle
unioni civili fa ancora discutere tutti gli schieramenti ed i partiti dell’arco
costituzionale. Il ministro Bindi, rappresentante del centro all’interno della
compagine governativa, nel suo dibattere, ha voluto esprimere l’intento di dare
valore pubblico, quindi non solo argomentazioni e provvedimenti che sono propri
del diritto privato, ai diritti spettanti alle coppie di fatto, quelle che per
tipologia non rientrano nel quadro più tradizionale della famiglia intesa come
i costituenti intendevano. Chiaramente è esplosa la polemica, ma i commenti sono
stati svariati: i riformatori, i laici e i soliti modernizzatori del nostro
Paese hanno raccolto con una ovazione il coraggioso proposito del ministro, ma
le frange più cattoliche ed i tradizionalisti più in generale gridano allo
scandalo. Scandalo che nasce non tanto dal riconoscimento di un trattamento
previdenziale, esempio ne è la reversibilità pensionistica, le vicende
ereditarie, in favore di uno dei membri dell’unione, ma dal timore che questa
nuova politica vada proprio a consumare, ulteriormente, la famiglia che il
costituente fotografava e ancor più il mondo cattolico così presente nella
nostra società vede. Non si vuol solo pensare che questo sia il primo passo
verso decisioni e riconoscimenti ben più compromettenti, ed il richiamo alle
coppie omosessuali non è affatto velato. Si può notare che camminiamo in un
campo minato in cui le caratteristiche ideologiche sono fattore tutt’altro che
secondario. La Chiesa si è già espressa favorevolmente circa questo
riconoscimento a condizione che non sia estesa ai casi di omosessualità,
condizione necessaria affinché quest’ultima categoria di cittadini non abbia un
domani a pretendere, una volta acquisito lo status giuridico di famiglia, di
poter adottare bambini. E i cittadini cosa ne pensano? L’italiano come legge
questi cambiamenti sociali? È necessario leggere i nuovi assetti che la società
presenta, ma è opportuno modificare le strutture consolidate che la nostra
grande cultura ha formato e che oggi offre agli Italiani? Non è sempre detto
che gli evolutissimi modelli americani o nordeuropei siano da scimmiottare per
essere un Paese d’avanguardia. Molto spesso è vero il contrario, è vero che la
famiglia italiana è ancora quella tradizionale ed è diversa da quelle che
passano per essere più moderne. Per carità, non si ledano i diritti altrui,
quelli vanno solo riconosciuti e tutelati, ma non si deformi il senso di una
famiglia, quella italiana, che ancora oggi, malgrado tutto e tutti, si fonda
sui valori spirituali. Il futuro ci dirà se il legislatore non mediti, come
molti esponenti politici dichiarano, di riconoscere i diritti propri della famiglia
anche alle unioni omosessuali.
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