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CINEMA/ Volver, l'ultimo film di Pedro Almodovar
Mondo di donne, luna, tenebre gentili

  
di Valeria BRUNO

Madre non più donna, non più madre

Madre non più donna, non più madre. Fantasma, la sua vita non più vita. È segreto. Colpa e tormento di delitti indicibili che le donne sanno celare. Mondo di donne, luna, tenebre gentili, amori finiti e tradimenti mai dimenticati. Nel mondo di Almodòvar la donna è regina suprema, supremo ogni suo tormento, ogni suo smarrimento. Dopo gli indimenticati film come Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia madre, Parla con lei, il regista-poeta-visionario torna sugli schermi con un’altra opera splendida. Saranno quelle atmosfere tanto vicine a noi italiane del sud a conquistarci, quella affinità di umori e luoghi, natura femmina, calda. Il surrealismo, lirismo  eccentrico, quello è tutto spagnolo, quasi favola o narrazione impossibile se non fosse tanto vicino alla vita vera, dove la madre non è più madre, è fantasma e tale appare agli altri, anche quando canta e muore. Sarà per quei suoi occhi neri, così grandi e lucenti, per quella bellezza che tanto ricorda le nostre grandi Loren e Magnani (così come voluto, cercato) che la protagonista di Volver – Penelope Cruz – è incanto e arte. Film che ammalia e che colpisce. Donna-madre-bambina, e delitti oscuri che vanno oltre la punizione del mondo, sono coscienze irreali che possiedono giustizia propria, nulla che disturbi altre sentenze, se non quelle di un piccolo universo che sa confessare verità tremende, accudirle, amarle. Ogni donna capirà questo mondo straniero.

 

 

 


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