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Europa: il NO di Francia e Olanda
  
di Carlo SAVINI

PRIMI TERREMOTI NELL’UNIONE EUROPEA

La Costituzione dell’Unione Europea appena varata già subisce le prime scosse devastanti quando si chiede ai cittadini l’approvazione con appositi Referendum, piuttosto che non l’approvazione dei Parlamenti. Già questo è un indice di una diversa valutazione fra Europa dei Parlamenti nazionali ed opinione pubblica. Il che vuol dire che i cittadini non si sentono rappresentati in modo adeguato. Il primo terremoto è avvenuto con il “no” dei Francesi ed il 1° giugno con quello degli Olandesi. Sullo stesso piano si trova l’opinione pubblica britannica e quella di altri Paesi Membri. Bastano i “no” di 4 Nazioni aderenti perché tale Costituzione naufraghi completamente. Sono sintomi evidenti di uno scontento che devono far riflettere le Istituzioni Comunitarie e gli Stati Membri.

Cosa non va ai cittadini europei? Prima di tutto la formulazione del documento costituzionale abnorme (più di 450 articoli contenuti in ben 125 pagine) dove c’è di tutto, dagli elementi costituzionali veri e propri alla Carta dei Diritti dei Cittadini, ai regolamenti, alle norme attuative e di modifica, alle disposizioni generali che disciplinano l’interpretazione della Carta Costituzionale e tanto altro ancora. Difficile capire. È poi un documento di compromesso degli interessi particolari e settoriali dei vari Paesi Membri, specie di quelli più forti. Ma soprattutto il “no” dei tanti cittadini europei – a parte i nazionalismi ancora persistenti – è il sintomo di un crescente euroscetticismo di fronte allo strapotere di una Commissione Europea e di una euroburocrazia che sembra tutto rendere complesso e complicato per il cittadino, per le imprese, per l’utilizzazione delle norme “agevolative” o per le stupidaggini inventate (dalla lunghezza dei gambi dei carciofi o dalle dimensioni e lunghezze delle banane alla prospettata, ma per fortuna subito abortita, disposizione che avrebbe vietato la cottura di pane e pizza con forni a legna “perché inquinanti”, senza tener conto dell’ulteriore aggravio della già pesante crisi energetica elettrica). Influiscono anche gli effetti dell’adozione di un Euro che ha ingenerato crescita del costo della vita e di una moneta europea quale valùta pesante che complica i mercati commerciali delle esportazioni.

C’è grande perplessità sull’eccessivo e troppo rapido allargamento dell’Unione Europea ad Est con Paesi più poveri da incentivare nel loro sviluppo con fondi progressivamente sottratti specie all’area europea mediterranea già di per sé parte più debole dell’Unione. C’è il timore degli effetti occupazionali di una mano d’opera a basso costo dei nuovi Membri dell’Est a fronte di una crescente disoccupazione dell’Europa dei 15. C’è l’insofferenza di fronte alla pressione di condizionamento dei bilanci economici interni a ciascun Paese che frenano le politiche di investimenti, opere pubbliche, sanità, pensioni, salari e così via. C’è la reazione ad una concezione prevalentemente economicistica dell’Unione rispetto ad una concezione anche sociale. C’è grande perplessità di fronte alla prospettiva di un prossimo allargamento alla Turchia, considerata estranea geograficamente, storicamente, culturalmente e religiosamente all’Europa e determinante di fatto ad una ulteriore islamizzazione dell’Unione già gravata da una continua e crescente immigrazione clandestina proveniente da Paesi islamici, con la sensazione che dietro a tutto ciò ci sia una strategia integralista che facilita ed agevola anche finanziariamente il fenomeno. C’è infine anche la reazione di molti, di tanti ortodossi, cattolici e protestanti che si sentono offesi della eliminazione del termine “cristiano”, nel Preambolo della Costituzione, quale elemento delle radici della civiltà europea.

Sono tutte considerazioni e reazioni, indici di perplessità che non possono essere ignorate di fronte ad una grande parte di cittadini che si chiede: quale Europa Unita? Quali finalità e quali vantaggi reali. Forse perché non informata adeguatamente, non consultata preventivamente e che si sente estranea da ciò che viene calato dall’alto. Sensazioni o realtà? Certo è che oggi è cominciato un processo di necessario ripensamento del tutto. L’Europa Unita altrettanto necessariamente va e deve andare avanti, ma con le opportune correzioni di rotta.

 

 

 


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