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Europa: il NO di Francia e Olanda |
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La Costituzione dell’Unione
Europea appena varata già subisce le prime scosse devastanti quando si chiede
ai cittadini l’approvazione con appositi Referendum, piuttosto che non
l’approvazione dei Parlamenti. Già questo è un indice di una diversa
valutazione fra Europa dei Parlamenti nazionali ed opinione pubblica. Il che
vuol dire che i cittadini non si sentono rappresentati in modo adeguato. Il
primo terremoto è avvenuto con il “no” dei Francesi ed il 1° giugno con quello
degli Olandesi. Sullo stesso piano si trova l’opinione pubblica britannica e
quella di altri Paesi Membri. Bastano i “no” di 4 Nazioni aderenti perché tale
Costituzione naufraghi completamente. Sono sintomi evidenti di uno scontento
che devono far riflettere le Istituzioni Comunitarie e gli Stati Membri. Cosa non va ai cittadini
europei? Prima di tutto la formulazione del documento costituzionale abnorme
(più di 450 articoli contenuti in ben 125 pagine) dove c’è di tutto, dagli
elementi costituzionali veri e propri alla Carta dei Diritti dei Cittadini, ai
regolamenti, alle norme attuative e di modifica, alle disposizioni generali che
disciplinano l’interpretazione della Carta Costituzionale e tanto altro ancora.
Difficile capire. È poi un documento di compromesso degli interessi particolari
e settoriali dei vari Paesi Membri, specie di quelli più forti. Ma soprattutto
il “no” dei tanti cittadini europei – a parte i nazionalismi ancora persistenti
– è il sintomo di un crescente euroscetticismo di fronte allo strapotere di una
Commissione Europea e di una euroburocrazia che sembra tutto rendere complesso
e complicato per il cittadino, per le imprese, per l’utilizzazione delle norme
“agevolative” o per le stupidaggini inventate (dalla lunghezza dei gambi dei
carciofi o dalle dimensioni e lunghezze delle banane alla prospettata, ma per
fortuna subito abortita, disposizione che avrebbe vietato la cottura di pane e
pizza con forni a legna “perché inquinanti”, senza tener conto dell’ulteriore
aggravio della già pesante crisi energetica elettrica). Influiscono anche gli
effetti dell’adozione di un Euro che ha ingenerato crescita del costo della
vita e di una moneta europea quale valùta pesante che complica i mercati
commerciali delle esportazioni. C’è grande perplessità
sull’eccessivo e troppo rapido allargamento dell’Unione Europea ad Est con
Paesi più poveri da incentivare nel loro sviluppo con fondi progressivamente
sottratti specie all’area europea mediterranea già di per sé parte più debole
dell’Unione. C’è il timore degli effetti occupazionali di una mano d’opera a
basso costo dei nuovi Membri dell’Est a fronte di una crescente disoccupazione
dell’Europa dei 15. C’è l’insofferenza di fronte alla pressione di
condizionamento dei bilanci economici interni a ciascun Paese che frenano le
politiche di investimenti, opere pubbliche, sanità, pensioni, salari e così
via. C’è la reazione ad una concezione prevalentemente economicistica
dell’Unione rispetto ad una concezione anche sociale. C’è grande perplessità di
fronte alla prospettiva di un prossimo allargamento alla Turchia, considerata
estranea geograficamente, storicamente, culturalmente e religiosamente
all’Europa e determinante di fatto ad una ulteriore islamizzazione dell’Unione
già gravata da una continua e crescente immigrazione clandestina proveniente da
Paesi islamici, con la sensazione che dietro a tutto ciò ci sia una strategia
integralista che facilita ed agevola anche finanziariamente il fenomeno. C’è
infine anche la reazione di molti, di tanti ortodossi, cattolici e protestanti
che si sentono offesi della eliminazione del termine “cristiano”, nel Preambolo
della Costituzione, quale elemento delle radici della civiltà europea. Sono tutte considerazioni e
reazioni, indici di perplessità che non possono essere ignorate di fronte ad
una grande parte di cittadini che si chiede: quale Europa Unita? Quali finalità
e quali vantaggi reali. Forse perché non informata adeguatamente, non
consultata preventivamente e che si sente estranea da ciò che viene calato
dall’alto. Sensazioni o realtà? Certo è che oggi è cominciato un processo di
necessario ripensamento del tutto. L’Europa Unita altrettanto necessariamente
va e deve andare avanti, ma con le opportune correzioni di rotta.
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