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Ancora Pizza, ma siamo sazi! |
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Si dice che l’appetito venga
mangiando. Deve averlo capito bene Giuseppe Pizza, democristiano della prima
ora, collaboratore di Forlani, prima, e di Fanfani, poi. Negli ultimi anni ha
lottato strenuamente per difendere il nome e il simbolo della vecchia DC, pari
in ciò a coloro che fanno tutto il possibile per mantenere in vita falce e
martello, a forza di defibrillatori e flebo ricostituenti, ma inutilmente. Dicevamo, Pizza. Pochi giorni prima del 13
aprile aveva minacciato di bloccare il voto e rinviarlo sine die, in seguito
alla riammissione del suo infinitesimale partito alla competizione elettorale,
dopo una dura battaglia legale vinta, tra ricorsi e carte bollate. In questo caso, il suo
comportamento sarebbe stato scellerato e pernicioso per la “tranquillità” delle
istituzioni. Per il suo e per il nostro bene, Pizza, nel giro di
poche ore, ci ha ripensato: ha ritirato il suo partito e ha permesso il
normale svolgimento delle elezioni. Bene Pizza! Bravo Pizza! Bis!
Gesto encomiabile e lungimirante. Non c’è che dire. Ma cos’è successo in quelle poche ore? Pizza si è recato in
visita al Santuario di Palazzo Grazioli a chiedere consigli e benedizioni al
candidato premier del PDL. Dopo questa illuminazione sulla via del Plebiscito in
Roma, Pizza ha preso la sua decisione. Ad un mese dal voto è stato presentato il Governo e
la lista dei 37 sottosegretari, tra i quali figura, indovinate un po’, Giuseppe
Pizza, il quale ha conquistato il sottosegretariato Università, Istruzione e
Ricerca. Immaginiamo che la delega sia stata ottenuta proprio in quelle poche ore di illuminazione romana.
Azzardiamo: la poltrona di sottosegretario in cambio del ritiro del suo partito
dalle elezioni. Così, avremo Pizza per 5 anni. Ci dispiace…siamo
già sazi!
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