elenco articoli 

Il delfino e lo Zar/ Russia, vecchi sistemi per nuove glorie
  
di Lucio LUSSI

La Piazza Rossa accoglie la parata degli armamenti pesanti e delle armi di sterminio, sul palco ci sono il Presidente Medvedev

La Piazza Rossa accoglie la parata degli armamenti pesanti e delle armi di sterminio. Sul palco ci sono il presidente Medvedev e il Presidentissimo Vladimir Putin. Il delfino fidato e l’eterno zar. Entrambi eleganti e compassati. Il loro sguardo è rapito dalla forza militare che sfila fiera, e forse rimpiangono di non aver fatto parte dell’Armata Rossa che cacciava via i nazisti e si spingeva fino a Berlino.

Davanti a loro le funzioni di Presidente e di Primo Ministro/Capo del Governo. Mai come in questo caso, le competenze dei due ruoli erano state così confuse e disordinate. Ma tant’è. Putin ha scelto Medvedev, e il Paese ha confermato. È la democrazia! E mentre il mondo osserva e Washington spia, Medvedev proclama il suo manifesto ideologico e programmatico: un ruolo ancor più deciso per la Russia all’interno della comunità internazionale, nuove e più forti possibilità per l’autorealizzazione di cittadini liberi e responsabili e ulteriore sviluppo delle libertà civili ed economiche. Medvedev lascia per ultimo il punto fondamentale del suo programma: la continuità con la politica di Putin.

E proprio nell’alveo della continuità si è svolto il passaggio delle consegne nel Palazzo del Cremlino. Nelle stesse stanze in cui otto anni fa Eltsin lasciò il posto a Putin, ora Putin lascia il passo all’ombra di se stesso. Medvedev si è insediato, ed è la prima volta che il presidente uscente trasferisce il potere al presidente eletto, cedendo fisicamente i simboli del mandato. Il verbo principale è stato quello del nuovo Premier, poi Medvedev ha preso la parola svolgendo le funzioni di notaio del regime e della nomenklatura, che attenta e vispa all’ascolto delle parole del primo, si è poi assopita all’inizio della dissertazione del secondo.

Economia innovativa, amministrazione efficiente, efficiente sistema pensionistico, politica di sviluppo sociale. Ecco il messaggio di Medvedev in sintesi. Mentre Putin, sornione, gradiva.

Ma è già tempo di riforme. La parola d’ordine è: maggiore collaborazione tra la Casa Bianca (sede del Governo russo, oltre che strano scherzo del destino) e il Cremlino (sede della presidenza).

Stia tranquilla l’opinione pubblica, la Duma è il baluardo ultimo della tutela dei loro interessi. Infatti ha già pronto un serrato calendario di leggi da approvare. Il primo provvedimento prevede il passaggio di 500 competenze tecniche dal Primo Ministro ai vari ministeri, che riceveranno in dote oneri, fastidi e responsabilità, mentre al Capo del Governo resterà il compito di occuparsi della strategia dello Stato. Il controllo della periferia non spetterà più al Presidente ma al Governo, infatti gli 83 governatori delle regioni russe dovranno presentare il loro rendiconto al governo e non alla presidenza. E chi l’ha deciso? Che domande! La Duma, il parlamento russo, bastione difensivo della collettività.

Ma non è tutto. Mentre la crisi economica inizia ad essere sempre più pressante dalle praterie del Mar Nero ai ghiacci della Siberia, il Parlamento russo ha in cantiere un altro provvedimento: votare il trasferimento della gestione della politica estera e militare dal Cremlino al governo. Putin ha già dato prova della sua nuova visione delle relazioni internazionali: la diplomazia del Bagaglino, riunioni immerse nel verde o in riva al mare, e la serata cabaret d’eccezione.

La Costituzione russa del 1993 affida al Presidente il ruolo di capo dello stato, tutore dei diritti e delle libertà del popolo russo, comandante delle forze armate e artefice della politica interna ed estera del Paese. Ma se il parlamento ha già in mente di togliergli questi poteri per trasferirli al Capo del Governo, quali saranno le sue funzioni? Ovvio. Farà il segretario.

Non ci stupiremmo se la Duma approvasse una legge che tra i requisiti del Capo del Governo, per essere eletto, preveda anche l’obbligo del nome: il Primo Ministro potrà chiamarsi solo ed esclusivamente Vladimir. Poi c’è sempre tempo per imporre l’obbligo del cognome e ripristinare ufficialmente la figura dello zar…

 

 

 

 simboli del mandato.  ed è la prima volta che il presidente uscente passa il potere al presidente eletto, cedendo fisicamente

 

 

 


elenco articoli