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Sul revisionismo storico
  
di Loris LOLLI

La verità non conosce le mezze misure

La verità non conosce le mezze misure. Se uno si dice “storico”, o quantomeno conoscitore della storia, non può sostenere che Giulio Cesare all’inizio del 54 a.C. inflisse una sonora lezione ai Trinovanti di Britannia e poi, come se nulla fosse, negare che Publio Quintilio Varo, Console Legato dell’Imperatore Augusto in Germania, nel 9 d.C. le abbia buscate di santa ragione da Arminio, traditore, nella Selva di Teutoburgo: tre Legioni totalmente annientate. La vittoria dell’uno e la sconfitta del secondo non si annullano a vicenda e restano, contrastanti sinergie, ambedue pietre miliari di quello che fu l’Impero Romano. E l’individuo che accettasse l’uno episodio ed allegramente sorvolasse sull’altro meriterebbe e merita l’aggettivo di mistificatore.

Un appellativo, questo or ora chiamato in causa, che ben si attaglia ai tanti verispelle che pretendono scrivere – e quel che è peggio insegnare – la storia a proprio personale piacimento. Favoriti da quei “bugiardi, pusillanimi e protervi politici al governo di una Italia offesa”, come giustamente e fieramente ha scritto e titolato l’amico Elio Ricchiuto nell’editoriale del 16/30 aprile u.s.

Perché, cari lettori, tali versipelle sono in errore più volte. E sempre in assoluta e ripetuta malafede. Dico questo perché non posso credere che i vari Giorgio Bocca in prima battuta (fu esponente del Gruppo Universitario Fascista a Torino e poi partigiano comunista) e gli altri voltagabbana in fotocopia a seguire non si accorgano di far fortuna e carriera solo perché tale mistificazione è consentita dalle astute e potenti volpi di turno. Messeri di progenie disprezzabile, perché appunto individui dei quali è impossibile fidarsi. In quanto Accademici di cattedra universitaria alla Facoltà delle Menzogna. Che ancora non esiste, ma presto sarà ufficialmente riconosciuta.

C’è di più, frattanto, di peggio che squalifica i mistificatori. Si compiacciono di autoconcedersi, essi che si ergono a professori del Verbo Comunista quale unico deposito del (poco) Sacro Verbo della Immacolata Resistenza, patenti di ignoranza. Non accettano infatti il Revisionismo. Decretando a priori per tale dottrina e presa di posizione, il più infessibile e duro NO!. Così confermando “volontariamente” di essere individui maledettamente (e maldestramente per essi medesimi) fuor del tempo massimo di accedere a civile dibattito pur se l’orologio della storia segna implacabile l’ora del terzo millennio.

Non scrivo per questo Malabrocca (era sempre l’ultimo al Giro ciclistico d’Italia), perché incorreggibili quali sono, persisteranno nella eresia e nella tenacia per partito preso. Sicché non mi sarà concesso di riprendere il discorso neppure in Purgatorio. Dove io sarò, mentre per essi ci sarà l’Inferno e solo l’Inferno. Scriverò allora per voi, amici lettori che per pigrizia di ragionamento e perché altri mai vi avranno spiegato come sia nato il revisionismo e vi adagiate di conseguenza sul turlupinante “vivi e lascia vivere”. Seguitemi e ne saprete delle belle!

(1. continua)

 

 


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