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Affonda il Salento … il Grande Salento è in alto mare? |
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È accaduto, nel corso del 2005 e
con notevole evoluzione anche quest’anno, ciò che si può definire solo naturale
ed inarrestabile. Le coste del Salento stanno sprofondando inghiottite dal mare
che nel corso dei millenni ce le ha donate così belle ed uniche nella loro
conformazione. Chilometri di spiagge, ma anche notevoli spazi rocciosi che
dipingono la scogliera di tanta parte del Salento, rischiano di “tornare al
mare”. Si tratta di un processo naturale che ha luogo con il lavorio delle
maree, quel gioco perpetuo e inesorabile che tante terre dona all’umanità e
molte altre richiede indietro. Non è un fatto preoccupante, è il corso naturale
della vita, perciò possiamo stare tranquilli, domani non ci ritroveremo con le
nostre case in pieno mare aperto. Va detto però che in alcune zone
del leccese, in special modo nell’area che coinvolge la marina leccese di San
Cataldo, il fenomeno sta assumendo caratteri che invitano a prestare attenzione
e ad attuare provvedimenti che rallentino lo smottamento delle coste. Non
migliore risulta essere la situazione inerente la zona scogliera di Porto
Miggiano, anche qui si deve parlare di situazione indipendente dall’uomo e di
fenomeno scritto solo nei progetti di Madre Natura, con l’azione erosiva del
mare che stacca interi costoni di roccia determinando così l’arretramento delle
falesie. È l’azione del mare che
incide, scava grotte e solchi, e poche tonnellate di cemento non fermeranno
certo la volontà della natura, possono però ritardare, e per questo va fatto,
l’inesorabile fenomeno erosivo. Proprio con questi intendimenti
si sta muovendo l’azione dell’amministrazione di Santa Cesarea Terme che
assicura il completo risanamento entro il mese di giugno, regalando ancora una
volta a noi Salentini ed ai nostri amici turisti quello scorcio di paradiso
marino, e rendere accessibile a tutti uno fra i più suggestivi tratti di costa.
Quindi si tratta di un vero dramma che domanda risposte immediate e nel caso
delle spiagge adriatiche a ridosso di Lecce la soluzione sta nel ricreare
intere fette di spiaggia con l’immissione di nuova sabbia. Quale soluzione
quindi? Una prima risposta, che sembrava anche quella determinante, stava nel
trasporto di sabbia, previsto dalla Regione Puglia, dai fondali della
brindisina Punta Penne. Ma questo provvedimento negli ultimi giorni è andato a
farsi benedire grazie al diniego del Presidente della Provincia di Brindisi
Michele Errico e del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Non si
possono “guastare” i fondali di Brindisi per sanare le coste leccesi, questa è
la risposta all’intendimento iniziale. Ma, d’accordo che si tratta di un fatto
del tutto eccezionale e non di un sacrificio perenne, d’accordo col fatto che
non è piacevole e che se si potesse evitare…, per quale ragione la città di
Lecce si può sacrificare cedendo a Brindisi numerose Facoltà della propria
università contribuendo in tal modo alla crescita della comunità brindisina ed
il contrario non vale? Quali motivi hanno spinto le tre province di Lecce,
Brindisi e Taranto a firmare il protocollo d’intesa che ha dato vita al Grande
Salento? Il minimo che si possa
immaginare è che dietro a queste intese ci sia un programma di sviluppo comune
ed una predisposizione alla mutua assistenza. Altrimenti di cosa stiamo
parlando se non di scartoffie buone solo per l’organizzazione di eventi di
facciata, utili solo alla vanità dei politici, e che non significano appieno la
volontà di unirsi in un unico destino dando vita ad una grande unione.
Pertanto, il mare ai Leccesi, la sabbia ai Brindisini, e dei disastri naturali
chissenefrega! Notiamo però che in questo modo la costiera salentina rischia
davvero di finire in mare, mentre il Grande Salento in alto mare c’è già.
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