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Affonda il Salento … il Grande Salento è in alto mare?
  
di Gabriele VERGALLO

Affonda il Salento

È accaduto, nel corso del 2005 e con notevole evoluzione anche quest’anno, ciò che si può definire solo naturale ed inarrestabile. Le coste del Salento stanno sprofondando inghiottite dal mare che nel corso dei millenni ce le ha donate così belle ed uniche nella loro conformazione. Chilometri di spiagge, ma anche notevoli spazi rocciosi che dipingono la scogliera di tanta parte del Salento, rischiano di “tornare al mare”. Si tratta di un processo naturale che ha luogo con il lavorio delle maree, quel gioco perpetuo e inesorabile che tante terre dona all’umanità e molte altre richiede indietro. Non è un fatto preoccupante, è il corso naturale della vita, perciò possiamo stare tranquilli, domani non ci ritroveremo con le nostre case in pieno mare aperto.

Va detto però che in alcune zone del leccese, in special modo nell’area che coinvolge la marina leccese di San Cataldo, il fenomeno sta assumendo caratteri che invitano a prestare attenzione e ad attuare provvedimenti che rallentino lo smottamento delle coste. Non migliore risulta essere la situazione inerente la zona scogliera di Porto Miggiano, anche qui si deve parlare di situazione indipendente dall’uomo e di fenomeno scritto solo nei progetti di Madre Natura, con l’azione erosiva del mare che stacca interi costoni di roccia determinando così l’arretramento delle falesie. È  l’azione del mare che incide, scava grotte e solchi, e poche tonnellate di cemento non fermeranno certo la volontà della natura, possono però ritardare, e per questo va fatto, l’inesorabile fenomeno erosivo.

Proprio con questi intendimenti si sta muovendo l’azione dell’amministrazione di Santa Cesarea Terme che assicura il completo risanamento entro il mese di giugno, regalando ancora una volta a noi Salentini ed ai nostri amici turisti quello scorcio di paradiso marino, e rendere accessibile a tutti uno fra i più suggestivi tratti di costa. Quindi si tratta di un vero dramma che domanda risposte immediate e nel caso delle spiagge adriatiche a ridosso di Lecce la soluzione sta nel ricreare intere fette di spiaggia con l’immissione di nuova sabbia. Quale soluzione quindi? Una prima risposta, che sembrava anche quella determinante, stava nel trasporto di sabbia, previsto dalla Regione Puglia, dai fondali della brindisina Punta Penne. Ma questo provvedimento negli ultimi giorni è andato a farsi benedire grazie al diniego del Presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico e del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Non si possono “guastare” i fondali di Brindisi per sanare le coste leccesi, questa è la risposta all’intendimento iniziale. Ma, d’accordo che si tratta di un fatto del tutto eccezionale e non di un sacrificio perenne, d’accordo col fatto che non è piacevole e che se si potesse evitare…, per quale ragione la città di Lecce si può sacrificare cedendo a Brindisi numerose Facoltà della propria università contribuendo in tal modo alla crescita della comunità brindisina ed il contrario non vale? Quali motivi hanno spinto le tre province di Lecce, Brindisi e Taranto a firmare il protocollo d’intesa che ha dato vita al Grande Salento?

Il minimo che si possa immaginare è che dietro a queste intese ci sia un programma di sviluppo comune ed una predisposizione alla mutua assistenza. Altrimenti di cosa stiamo parlando se non di scartoffie buone solo per l’organizzazione di eventi di facciata, utili solo alla vanità dei politici, e che non significano appieno la volontà di unirsi in un unico destino dando vita ad una grande unione. Pertanto, il mare ai Leccesi, la sabbia ai Brindisini, e dei disastri naturali chissenefrega! Notiamo però che in questo modo la costiera salentina rischia davvero di finire in mare, mentre il Grande Salento in alto mare c’è già.    

 

 


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