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"Novecento", l'essenza della musica raccontata da Baricco

  
di Giorgia CIPELLI

“Novecento”: l’essenza della musica raccontata da Baricco

Novecento. Un numero. Il nome di un secolo. E, grazie alla penna di Alessandro Baricco, il nome di un pianista straordinario che ha incarnato l’essenza della musica. Vivendo sempre fra le onde dell’oceano come se fossero i tasti di un pianoforte.

È un libro breve, un monologo, asciutto e incisivo, “Novecento” di Alessandro Baricco, il testo teatrale da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Tornatore. Breve ma scava nell’anima e nella fantasia del lettore.

La vicenda è semplice, accattivante, ricca di rimandi alla situazione sociale degli anni tra le due guerre. Il trombettista Tim Tooney si abbandona ai ricordi della sua esperienza di musicista sul piroscafo Virginian, che agli albori del ‘900 trasportava viaggiatori ed emigranti dall’Europa all’America. E nella sua mente affiora la figura dell’amico, del più grande pianista di tutti i tempi, ovvero Danny Boodman T.D. Novecento. Nato sulla nave da una famiglia povera che l’aveva lì abbandonato, il piccolo viene ‘adottato’ dai marinai a bordo. E quel bambino senza identità né famiglia diviene un personaggio leggendario; la sua vita e la sua arte hanno l’armonia e la fluidità dell’acqua che scorre tra le dita quando si cerca di afferrarla. Perché lui, Novecento, il pianista eccezionale che incanta le sale da ballo della nave con le sue musiche splendide e sempre nuove, divenuto ormai di fama mondiale, non scenderà mai dal transatlantico: il suo destino è quello di vivere sospeso, solo con il pianoforte, in una bolla di oceano e di musica. Eppure questo musicista divino conosce tutto della realtà esterna: vede città e paesaggi, incontra persone, vive ogni sorta di esperienza come qualsiasi uomo sulla terraferma semplicemente sfiorando i tasti con le dita. Grazie al contatto con il pianoforte riesce a evocare i suoni della vita reale, i dettagli e le immagini che non ha mai potuto vedere direttamente. La musica diventa perciò una sorta di incantesimo, entro il quale si proiettano le esperienze e i desideri che universalmente accomunano gli uomini ma dai quali Novecento – per scelta o destino – è escluso. 

Ad un certo punto, la svolta: come i viaggiatori vedono nell’America l’esaudirsi dei loro sogni, anche Novecento decide di scendere e spezzare la magia di un’intera vita sulla nave come chiuso in una sfera di cristallo. Ma al terzo gradino si blocca. Perché davanti ha l’immensità del mondo e delle esperienze, davanti ha una città che gli appare sterminata. E Novecento non è pronto a quella realtà dove non c’era una fine. Mentre in un pianoforte “i tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono finiti, loro. Tu, sei infinito e, dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare”.

Il macrocosmo delle possibilità e delle speranze della terra possono quindi diventare un mare troppo grande e in cui è facile naufragare. Perché “la terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare”.

L’oceano è una madre che nutre il figlio prediletto Novecento con le disillusioni, il vissuto, le aspettative dei tanti viaggiatori che lo attraversano. Da qui nasce quella musica magica, la musica senza confini sgorgata da uno spazio ristretto della nave. E così il pianista straordinario finirà i suoi giorni dove ha sempre vissuto, dopo esser riuscito a suonare tutta la musica in una sola nota di un istante.

Una storia di forte impatto, quasi surreale nei ritmi, che mostra i risvolti, la maturazione e gli aspetti più reconditi di un’esistenza eletta, chiamata a dispiegarsi fuori dal tempo e dallo spazio, nella dimensione della creatività e della metamorfosi del sé finito che diventa l’infinita musica dell’infinito oceano. Finchè l’essenza di Novecento viene a coincidere con una sola, perfetta nota, compiuta e quasi divina, capace di racchiudere il tutto e il nulla, la terra e il mare, il giorno e la notte. Un’armonia assoluta, un suono immenso. Tale da descrivere, senza parole, il nostro mondo esterno e interiore.

 

 

 


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