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Le Olimpiadi di Pechino: scandalo del mondo
  
di Carlo SAVINI

UNA FIAMMA OLIMPICA INQUINATA

Una fiamma olimpica inquinata. È quella olimpica di Pechino, di chi l’ha accesa e dove. Le Olimpiadi cinesi, nel contesto dove si svolgeranno, è uno dei temi di attualità pressoché pari, nell’opinione pubblica, a quello dei destini dell’Alitalia. Cosa si pensa? Anzitutto vergogna nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale – come già per le Olimpiadi di Berlino ai tempi del nazismo - nella scelta di svolgimento dei Giochi in un Paese dove sono negati i diritti fondamentali dell’uomo e dei popoli.

Cosa ha determinato la scelta fondamentalmente? Motivi politici nei confronti di una emergente grande potenza, non meno che pressioni economicistiche. Non certo per criteri sportivi. La geografia politico-economicistica diventa sempre più prevalente rispetto ad ogni altro valore,  compreso quello sportivo anch’esso dominato dagli affari, che ignora lo spirito stesso delle Olimpiadi quale momento di cessazione di guerre, ostilità, contrapposizioni di ogni genere, nel rispetto della pace, della liberta e della vita , per una integrazione armonica fra genti diverse.

Ma non è cosi nel caso presente e la vicenda Cina-Tibet lo dimostra. Esaminiamo allora il caso Tibet in questa vigilia olimpionica. Il Tibet, uno Stato secolarmente autonomo, retto dai Dalai Lama di turno, capi religiosi e civili  non guerreschi reggitori nel loro territorio con principi di libertà, giustizia e rispetto sacrale della vita delle persone e della natura, dove tutti e tutto hanno valore sacrale, compresa la grande risorsa aurifera destinata soltanto alla sacralità (come comprovato e documentato a suo tempo a chi scrive queste note dallo stesso Dalai Lama). Uno Stato religioso non estremista ma profondamente umano e naturalistico, non violento, secondo gli insegnamenti buddistici.

Un Paese di antica cultura, e civiltà, ricco di tradizioni, usi e costumi, di conoscenze scientifiche naturali e paranormali, di metodi sanitari, aggiornato sulle conquiste in ogni campo della intera umanità discernendo i benefici dai pericoli, possessore di tanti segreti della natura e degli esseri viventi da non divulgare se non a chi ne sappia usare con grande saggezza. Tibet conquistato con la invasione bellica da Mao Tse Tung e annesso illegittimamente alla Cina che lo considera a tutt’oggi proprio territorio (formalmente con autonomie tanto limitate quanto irrisorie) per la sua posizione strategica quanto per le sue risorse del sottosuolo. Un Tibet caratterizzato, per la sua peculiarità spirituale, da decine di migliaia di monaci sparsi nei tanti monasteri del territorio, privati del loro capo religioso e civile, il Dalai Lama, scelto legittimamente per certe sue peculiarità secolarmente trasmesse e non per sua presa di possesso autoritario, forzosamente esiliato e che non ha fatto mai politica – se non per rivendicare i suoi diritti e l’autonomia del suo Paese - proclamando comunque la non violenza ed ora dichiarando di essere disposto alla rinuncia del suo mandato religioso e civile se i Poteri di Pechino cassassero la persecuzione e repressione violenta dei suoi monaci (con centinaia di morti e arrestati con accuse infondate di violenze armate) che pacificamente e coraggiosamente manifestano il diritto di autonomia della loro terra ed il ritorno del loco Capo spirituale. Ma la Cina è di ben altro avviso e si è proposta con chiara evidenza l’intento di estinzione culturale del lamaismo e la cinesizzazione prevalente del territorio.

Da non dimenticare – purtroppo - che la Cina,non solo è membro dell’ONU, ma anche membro del Consiglio di Sicurezza, pur contravvenendo platealmente alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e confermandosi come una dittatura al suo interno e nei territori annessi da Mao da più recenti convenzioni internazionali sui quali ci sarebbe molto da discutere. Ecco perché anche noi contestiamo la scelta fatta a suo tempo dal Comitato Olimpico Internazionale e consideriamo “sporca” la Fiamma Olimpica, chi e dove la ha accesa; sporche e insanguinate queste Olimpiadi, analogamente a quelle di Berlino.

Cosa fare, per essere e sentirci veramente sportivi e cittadini liberi? Contestare il passaggio della Fiamma Olimpica cinese in Italia con la non presenza o con cartelli di protesta di ciò che Pechino va compiendo in contrasto con lo spirito olimpico le la pacifica convivenza, il rispetto delle opinioni altrui. Ammiriamo la decisione del capitano della squadra nazionale di calcio dell’India che, candidato ad essere tedoforo della Fiamma Olimpica nel suo Paese, ha rifiutato tale ruolo per non sporcarsi le mani. Magari i nostri candidati tedofori facessero altrettanto! Alcuni atleti recordman di varie Nazioni hanno deciso di rinunciare a queste Olimpiadi “sporche”. Chi avrà, in coscienza retta, il coraggio di imitarli? Non si tratta di sabotare le Olimpiadi e lo sport, ma di rivendicarne il valore etico originale.

Sul piano politico l’Italia e l’Unione Europea – per evidenti interessi economici di investimenti in Cina anziché nel proprio territorio (dove peraltro sono invasi dai taroccamenti alimentari, medicinali, abbigliamento ed accessori, giocattoli, prodotti di bellezza, tecnologie varie, pericolosi o dannosi) hanno assunto posizioni blande di protesta sulla questione Tibet alla vigilia delle Olimpiadi. Dovrebbero invece assumere posizioni forti come Carlo di Inghilterra che ha annunciato di non partecipare alle manifestazioni inaugurali dei Giochi a Pechino. Gli interessi economici di altri Paesi, Italia compresa, cosa faranno? Staremo a vedere e giudicheremo.

                                       

 

 


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