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Le Olimpiadi di Pechino: scandalo del mondo |
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Una fiamma olimpica inquinata. È
quella olimpica di Pechino, di chi l’ha accesa e dove. Le Olimpiadi cinesi, nel
contesto dove si svolgeranno, è uno dei temi di attualità pressoché pari,
nell’opinione pubblica, a quello dei destini dell’Alitalia. Cosa si pensa?
Anzitutto vergogna nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale – come
già per le Olimpiadi di Berlino ai tempi del nazismo - nella scelta di
svolgimento dei Giochi in un Paese dove sono negati i diritti fondamentali
dell’uomo e dei popoli. Cosa ha determinato la scelta
fondamentalmente? Motivi politici nei confronti di una emergente grande
potenza, non meno che pressioni economicistiche. Non certo per criteri
sportivi. La geografia politico-economicistica diventa sempre più prevalente
rispetto ad ogni altro valore, compreso
quello sportivo anch’esso dominato dagli affari, che ignora lo spirito stesso
delle Olimpiadi quale momento di cessazione di guerre, ostilità,
contrapposizioni di ogni genere, nel rispetto della pace, della liberta e della
vita , per una integrazione armonica fra genti diverse. Ma non è cosi nel caso presente
e la vicenda Cina-Tibet lo dimostra. Esaminiamo allora il caso Tibet in questa
vigilia olimpionica. Il Tibet, uno Stato secolarmente autonomo, retto dai Dalai
Lama di turno, capi religiosi e civili
non guerreschi reggitori nel loro territorio con principi di libertà,
giustizia e rispetto sacrale della vita delle persone e della natura, dove
tutti e tutto hanno valore sacrale, compresa la grande risorsa aurifera
destinata soltanto alla sacralità (come comprovato e documentato a suo tempo a
chi scrive queste note dallo stesso Dalai Lama). Uno Stato religioso non
estremista ma profondamente umano e naturalistico, non violento, secondo gli
insegnamenti buddistici. Un Paese di antica cultura, e
civiltà, ricco di tradizioni, usi e costumi, di conoscenze scientifiche
naturali e paranormali, di metodi sanitari, aggiornato sulle conquiste in ogni
campo della intera umanità discernendo i benefici dai pericoli, possessore di
tanti segreti della natura e degli esseri viventi da non divulgare se non a chi
ne sappia usare con grande saggezza. Tibet conquistato con la invasione bellica
da Mao Tse Tung e annesso illegittimamente alla Cina che lo considera a
tutt’oggi proprio territorio (formalmente con autonomie tanto limitate quanto
irrisorie) per la sua posizione strategica quanto per le sue risorse del
sottosuolo. Un Tibet caratterizzato, per la sua peculiarità spirituale, da
decine di migliaia di monaci sparsi nei tanti monasteri del territorio, privati
del loro capo religioso e civile, il Dalai Lama, scelto legittimamente per
certe sue peculiarità secolarmente trasmesse e non per sua presa di possesso
autoritario, forzosamente esiliato e che non ha fatto mai politica – se non per
rivendicare i suoi diritti e l’autonomia del suo Paese - proclamando comunque
la non violenza ed ora dichiarando di essere disposto alla rinuncia del suo
mandato religioso e civile se i Poteri di Pechino cassassero la persecuzione e
repressione violenta dei suoi monaci (con centinaia di morti e arrestati con
accuse infondate di violenze armate) che pacificamente e coraggiosamente
manifestano il diritto di autonomia della loro terra ed il ritorno del loco
Capo spirituale. Ma la Cina è di ben altro avviso e si è proposta con chiara
evidenza l’intento di estinzione culturale del lamaismo e la cinesizzazione
prevalente del territorio. Da non dimenticare – purtroppo -
che la Cina,non solo è membro dell’ONU, ma anche membro del Consiglio di
Sicurezza, pur contravvenendo platealmente alla Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo e confermandosi come una dittatura al suo interno e nei
territori annessi da Mao da più recenti convenzioni internazionali sui quali ci
sarebbe molto da discutere. Ecco perché anche noi contestiamo la scelta fatta a
suo tempo dal Comitato Olimpico Internazionale e consideriamo “sporca” la
Fiamma Olimpica, chi e dove la ha accesa; sporche e insanguinate queste
Olimpiadi, analogamente a quelle di Berlino. Cosa fare, per essere e sentirci
veramente sportivi e cittadini liberi? Contestare il passaggio della Fiamma
Olimpica cinese in Italia con la non presenza o con cartelli di protesta di ciò
che Pechino va compiendo in contrasto con lo spirito olimpico le la pacifica
convivenza, il rispetto delle opinioni altrui. Ammiriamo la decisione del
capitano della squadra nazionale di calcio dell’India che, candidato ad essere
tedoforo della Fiamma Olimpica nel suo Paese, ha rifiutato tale ruolo per non
sporcarsi le mani. Magari i nostri candidati tedofori facessero altrettanto!
Alcuni atleti recordman di varie Nazioni hanno deciso di rinunciare a queste
Olimpiadi “sporche”. Chi avrà, in coscienza retta, il coraggio di imitarli? Non
si tratta di sabotare le Olimpiadi e lo sport, ma di rivendicarne il valore
etico originale. Sul piano politico l’Italia e
l’Unione Europea – per evidenti interessi economici di investimenti in Cina
anziché nel proprio territorio (dove peraltro sono invasi dai taroccamenti
alimentari, medicinali, abbigliamento ed accessori, giocattoli, prodotti di
bellezza, tecnologie varie, pericolosi o dannosi) hanno assunto posizioni
blande di protesta sulla questione Tibet alla vigilia delle Olimpiadi.
Dovrebbero invece assumere posizioni forti come Carlo di Inghilterra che ha
annunciato di non partecipare alle manifestazioni inaugurali dei Giochi a
Pechino. Gli interessi economici di altri Paesi, Italia compresa, cosa faranno?
Staremo a vedere e giudicheremo.
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