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Brindisi, rilfessioni post-elettoralei
Incontenibile cronicizzazione della crisi economica ed occupazionale   
di Loris GASTALDO

ELEZIONI: THE DAY AFTER

È passata anche questa tornata elettorale, caratterizzata da toni ed espressioni a volte eccessivi e con un risultato che, in un’analisi nazionale, non premia e non condanna nessuno, ma che è e sarà oggetto di valutazioni, discussioni e, forse, anche rese dei conti. Le analisi saranno sicuramente fatte a vari livelli, considerando anche la molteplicità dell’espressione di voto, dal campo nazionale alla circoscrizione estero, da quello regionale a quello locale, con valutazioni che spazieranno, in positivo o negativo, su tutti gli aspetti della politica e di chi vi si trova protagonista.

L’analisi del voto in Puglia riporta alla realtà di una regione orientata a destra, dopo la parentesi delle regionali con l’affermazione del centrosinistra con risicatissimo vantaggio favorito dall’onda emotiva che ha sostenuto Vendola ma anche dall’allora bassa affluenza alle urne (poco più del 70%), orientamento che è stato confermato su base provinciale, con l’unica eccezione di Foggia con lievissimo scarto per l’Unione, e nella maggior parte delle città capoluogo, tranne Taranto, con crisi istituzionale in atto a seguito delle dimissioni del Sindaco Di Bello, e Brindisi. Ma la motivazione dei risultati di Brindisi e provincia merita un particolare momento di riflessione ed una valutazione più ampia: a Brindisi è stata bocciata l’amministrazione provinciale guidata dal centrosinistra, ma anche quella comunale guidata dal centrodestra e questo in controtendenza al risultato della regione.

Il pensiero va, naturalmente, alla situazione della Città e della provincia che stanno procedendo a passo spedito verso una incontenibile cronicizzazione della crisi economica ed occupazionale spinta da scelte politiche e amministrative che sono, quantomeno, discutibili. Sembra, in un paragone che vuole dimostrare semplicemente la buonafede dei cittadini carpita dai paroloni e la non adeguata conduzione degli amministratori, di vedere il Comandante del Titanic (gli amministratori) che, vedendo l’iceberg (crisi economica ed occupazionale) invece di correggere la rotta del bastimento, per non mettere a rischio l’incolumità dei passeggeri e della nave, la mantiene tranquillizzando i passeggeri, sottovalutando l’ostacolo e sovrastimando la robustezza della nave, portandola al drammatico naufragio. Il paragone ha lo scopo di evidenziare che la buonafede viene spesso strumentalizzata e spacciata per consenso applicando accorte strategie di comunicazione, ma appare evidente che quando la consapevolezza della realtà, grazie alla corretta informazione, giunge al cittadino, che non è bovino ma essere intelligente e raziocinante, si impone al comandante di virare prima che avvenga il naufragio.

Il problema è in crescita continua e il bastimento Brindisi, sul quale naviga anche la provincia ed il Grande Salento, se non cambia rotta per evitare l’iceberg della crisi con una decisa svolta della politica locale dirigendo verso un mare calmo dalle contestazioni strumentali e con incentivazioni per gli investimenti, forieri di sviluppo, togliendosi le pastoie di ideologie che vorrebbero portare il mondo produttivo all’età della pietra, ma con le comodità che tutti pretendiamo, colliderà con l’ostacolo di cui si vede solo la punta e del quale gli attuali amministratori non riescono a vedere la reale dimensione o, forse, non lo vogliono. Un riferimento è anche alla perdurante polemica sul rigassificatore, considerando che sono stati “bocciati” dai risultati elettorali sia il Comune che la Provincia, con percentuali praticamente identiche e invertite ma comunque nette, i cui Nocchieri sono i più accaniti e pervicaci oppositori al progetto: questo deve dare da pensare a tutti, magari anche agli stessi due Amministratori, ma soprattutto ai Consiglieri dei rispettivi Consigli, sia di maggioranza che di opposizione, e a tutti i politici dell’area, perché questo voto potrebbe essere il chiaro segno di una presa di coscienza della cittadinanza che vuole dimostrare di non essere contraria all’impianto, come viene asserito e come si vorrebbe far apparire il 29 aprile con la manifestazione in programma, bensì, prendendo consapevolezza della realtà, vederlo come il primo passo verso un processo di sviluppo produttivo ed occupazionale del quale si ha un estremo bisogno.

Se si vuole la ripresa si devono aprire le porte a progetti e ad investimenti che devono venire principalmente dall’esterno, sia dall’Italia che dall’estero, con procedure di attuazione che, nel rispetto di norme e territorio, consentano rapidi sviluppi ai programmi, perché mai come ora bisogna capire che, per chi investe, il tempo è denaro e l’investimento che richiede tempi troppo lunghi per il via libera non è un buon investimento e va altrove e la diatriba sul rigassificatore sicuramente offre un quadro poco allettante, per non dire che sia un evidente deterrente, ad ogni possibile investitore: di questo passo chi verrà ad investire a Brindisi per creare produzione ed occupazione? I giovani, ed anche i meno giovani che hanno perso il lavoro, dovranno emigrare, magari clandestinamente, per lavorare e guadagnare di che far campare la famiglia? O si pensa che lo sviluppo avvenga a seguito degli investimenti degli Enti locali per, ad esempio, riparare le scuole o altri edifici pubblici? La crescita economica non avviene con i soldi degli enti pubblici, che sono soldi del contribuente, ma con risorse indirizzate alla produzione provenienti da imprese ed aziende private. Se non ci sbrighiamo arriveremo tardi per qualsiasi opportunità. E non potremo lamentarci del Meridione che arranca accusando il Governo di trascurarlo né, tantomeno, aspettare la manna dal cielo e poi dire che non ci piace: per non sentirsi dire “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, bisogna reagire ed invertire la rotta al più presto.

 

 

 


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