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Brindisi, rilfessioni post-elettoralei |
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È passata anche questa tornata
elettorale, caratterizzata da toni ed espressioni a volte eccessivi e con un
risultato che, in un’analisi nazionale, non premia e non condanna nessuno, ma
che è e sarà oggetto di valutazioni, discussioni e, forse, anche rese dei conti.
Le analisi saranno sicuramente fatte a vari livelli, considerando anche la
molteplicità dell’espressione di voto, dal campo nazionale alla circoscrizione
estero, da quello regionale a quello locale, con valutazioni che spazieranno,
in positivo o negativo, su tutti gli aspetti della politica e di chi vi si
trova protagonista. L’analisi del voto in Puglia
riporta alla realtà di una regione orientata a destra, dopo la parentesi delle
regionali con l’affermazione del centrosinistra con risicatissimo vantaggio
favorito dall’onda emotiva che ha sostenuto Vendola ma anche dall’allora bassa
affluenza alle urne (poco più del 70%), orientamento che è stato confermato su
base provinciale, con l’unica eccezione di Foggia con lievissimo scarto per
l’Unione, e nella maggior parte delle città capoluogo, tranne Taranto, con
crisi istituzionale in atto a seguito delle dimissioni del Sindaco Di Bello, e
Brindisi. Ma la motivazione dei risultati di Brindisi e provincia merita un
particolare momento di riflessione ed una valutazione più ampia: a Brindisi è
stata bocciata l’amministrazione provinciale guidata dal centrosinistra, ma
anche quella comunale guidata dal centrodestra e questo in controtendenza al
risultato della regione. Il pensiero va, naturalmente,
alla situazione della Città e della provincia che stanno procedendo a passo
spedito verso una incontenibile cronicizzazione della crisi economica ed
occupazionale spinta da scelte politiche e amministrative che sono, quantomeno,
discutibili. Sembra, in un paragone che vuole dimostrare semplicemente la
buonafede dei cittadini carpita dai paroloni e la non adeguata conduzione degli
amministratori, di vedere il Comandante del Titanic (gli amministratori) che,
vedendo l’iceberg (crisi economica ed occupazionale) invece di correggere la
rotta del bastimento, per non mettere a rischio l’incolumità dei passeggeri e
della nave, la mantiene tranquillizzando i passeggeri, sottovalutando
l’ostacolo e sovrastimando la robustezza della nave, portandola al drammatico
naufragio. Il paragone ha lo scopo di evidenziare che la buonafede viene spesso
strumentalizzata e spacciata per consenso applicando accorte strategie di
comunicazione, ma appare evidente che quando la consapevolezza della realtà,
grazie alla corretta informazione, giunge al cittadino, che non è bovino ma
essere intelligente e raziocinante, si impone al comandante di virare prima che
avvenga il naufragio. Il problema è in crescita
continua e il bastimento Brindisi, sul quale naviga anche la provincia ed il
Grande Salento, se non cambia rotta per evitare l’iceberg della crisi con una
decisa svolta della politica locale dirigendo verso un mare calmo dalle
contestazioni strumentali e con incentivazioni per gli investimenti, forieri di
sviluppo, togliendosi le pastoie di ideologie che vorrebbero portare il mondo
produttivo all’età della pietra, ma con le comodità che tutti pretendiamo,
colliderà con l’ostacolo di cui si vede solo la punta e del quale gli attuali
amministratori non riescono a vedere la reale dimensione o, forse, non lo
vogliono. Un riferimento è anche alla perdurante polemica sul rigassificatore,
considerando che sono stati “bocciati” dai risultati elettorali sia il Comune
che la Provincia, con percentuali praticamente identiche e invertite ma
comunque nette, i cui Nocchieri sono i più accaniti e pervicaci oppositori al
progetto: questo deve dare da pensare a tutti, magari anche agli stessi due
Amministratori, ma soprattutto ai Consiglieri dei rispettivi Consigli, sia di
maggioranza che di opposizione, e a tutti i politici dell’area, perché questo
voto potrebbe essere il chiaro segno di una presa di coscienza della
cittadinanza che vuole dimostrare di non essere contraria all’impianto, come
viene asserito e come si vorrebbe far apparire il 29 aprile con la manifestazione
in programma, bensì, prendendo consapevolezza della realtà, vederlo come il
primo passo verso un processo di sviluppo produttivo ed occupazionale del quale
si ha un estremo bisogno. Se si vuole la ripresa si devono
aprire le porte a progetti e ad investimenti che devono venire principalmente
dall’esterno, sia dall’Italia che dall’estero, con procedure di attuazione che,
nel rispetto di norme e territorio, consentano rapidi sviluppi ai programmi,
perché mai come ora bisogna capire che, per chi investe, il tempo è denaro e
l’investimento che richiede tempi troppo lunghi per il via libera non è un buon
investimento e va altrove e la diatriba sul rigassificatore sicuramente offre
un quadro poco allettante, per non dire che sia un evidente deterrente, ad ogni
possibile investitore: di questo passo chi verrà ad investire a Brindisi per
creare produzione ed occupazione? I giovani, ed anche i meno giovani che hanno
perso il lavoro, dovranno emigrare, magari clandestinamente, per lavorare e
guadagnare di che far campare la famiglia? O si pensa che lo sviluppo avvenga a
seguito degli investimenti degli Enti locali per, ad esempio, riparare le
scuole o altri edifici pubblici? La crescita economica non avviene con i soldi
degli enti pubblici, che sono soldi del contribuente, ma con risorse
indirizzate alla produzione provenienti da imprese ed aziende private. Se non
ci sbrighiamo arriveremo tardi per qualsiasi opportunità. E non potremo
lamentarci del Meridione che arranca accusando il Governo di trascurarlo né,
tantomeno, aspettare la manna dal cielo e poi dire che non ci piace: per non
sentirsi dire “chi è causa del suo mal,
pianga se stesso”, bisogna reagire ed invertire la rotta al più presto.
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