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Non si spezza Berlusconi, si piega |
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Come non parlare delle elezioni
da poco trascorse, guardando anche un pò stralunati quelle “torte” in cui lo
scarto così minimo fra una coalizione e l’altra è la fotografia di un’Italia
spaccata in due? C’è chi da la colpa al sistema
proporzionale, chi ad una campagna elettorale particolarmente “violenta”, ma il
dato che emerge oltre all’esigua vittoria del centrosinistra è che l’uomo
politico Silvio Berlusconi non ha ceduto come i migliori politologi si
aspettavano, Forza Italia, con oltre nove milioni di voti è ancora il primo
partito in Italia. Allora qualcosa non torna.
Pensiamo agli exit pool, che davano uno scarto fra le due coalizioni del 4% a
favore dell’Unione, circa un milione di
voti di vantaggio ad una sinistra già sicura della vittoria che ha dovuto
invece aspettare 12 ore, fino alle tre della notte, per poter festeggiare dopo
un lunghissimo spoglio sul filo del rasoio, il suo nuovo governo. Dunque i sondagisti che si sono
prodigati a chiedere ai cittadini di rivelare il proprio voto, ahinoi si sono
trovati di fronte ad una sindrome di Pinocchio molto, molto diffusa fra gli
elettori del centrodestra. Perché nascondere la propria preferenza al governo
uscente? Le dinamiche culturali e sociali che sono intervenute nel fallimento
dei sondaggi spetta ai sociologi stabilirle, quello che resta è comunque la
capacità, che piaccia o no, di Silvio Berlusconi di mantenere pressoché intatto
dopo dodici anni dalla “discesa in campo”, il suo elettorato. Era il 26 gennaio 1994, quando Berlusconi annunciò
ufficialmente il suo impegno politico: “L’Italia
è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.
Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore.
Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di
occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale…” Sembra passata un’era geologica
da quelle parole, ma nel bene o nel male, nonostante le controversie
processuali, il conflitto di interessi, la caduta del suo primo governo, la
nuova vittoria nel 2001 e tutti gli
accadimenti internazionali (gli attentati, le guerre) l’uomo politico Berlusconi possiede ancora oggi una solida base elettorale: nove milioni di
italiani 23,7% credono in lui e quasi diciannove milioni il 49,7% nella CDL. Per il nostro Paese è un bene o
un male? Certo è che l’Italia esce da questa consultazione elettorale più
incerta e spaccata che mai, l’incredibile scarto di voti che l’Unione ha
raggranellato negli ultimi minuti di spoglio, lascia certamente l’amaro in
bocca alla CDL e un Paese diviso praticamente in due da governare per l’Unione,
le problematiche da affrontare sono tante e il tempo sempre troppo poco. La verità è che ci sono ancora
troppi antagonisti in piedi dopo il voto, nessuno si è spezzato in questo campo
di battaglia che è l’Italia, e questo renderà le situazione politica ancora più
difficile e delicata.
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