Roma, 22 aprile - “Ancora un
appello alla Turchia affinché ammetta le proprie responsabilità e si riconcili
così con il popolo armeno. La Germania non esitò a riconoscere lo sterminio
ebraico compiuto dal regime nazista e ne chiese pubblicamente scusa attraverso
le più alte cariche dello Stato. Questo a tutt’oggi non è avvenuto da parte
della Turchia, Paese membro della Nato e del Consiglio d’Europa, che da tempo
ha avanzato la propria richiesta di adesione all’Unione Europea.
Quello degli armeni fu il primo genocidio del XX secolo. Il bilancio
approssimativo oscilla tra 800 mila morti - cifra indicata nel 1919 dal
ministro dell’Interno turco - e un milione e mezzo di vittime, come indicato
dalle pubblicazioni armene. Il rapporto dei morti rimane comunque elevatissimo:
un intero popolo scomparì.
Solo il Vaticano accolse l’appello del patriarca armeno e da Roma giunse il
sostegno di Papa Benedetto XV che inviò una lettera al sultano costituendo un
avviso al governo turco perché la Chiesa Cattolica e l’opinione pubblica erano
decise a non lasciare soli gli armeni.
In occasione del novantesimo anniversario di quei tragici eventi è questa volta
il Coordinamento Monarchico Italiano a chiedere alla Turchia di cessare dal suo
atteggiamento di rifiuto della verità storica che diviene sempre più
insostenibile ed anacronistico. «Se vuole
veramente entrare a fare parte dell’Unione Europea, la Turchia deve riconoscere
le sue responsabilità: prima vengono i doveri e poi i diritti» sostiene il
Coordinamento Monarchico Italiano.
Secondo la definizione utilizzata dalle Nazioni Unite per genocidio deve
intendesi lo sterminio di un gruppo nazionale, etnico o religioso. Questo
concetto trova quindi la sua esatta applicazione al caso degli armeni.
Ricordiamo che lo stesso pontefice Giovanni Paolo II, nel corso della sua
visita in Armenia a fine del 2001, definì il popolo armeno un popolo martire
per la sua fede. Lo stesso esplicito riferimento al genocidio armeno è
contenuto anche nel documento congiunto firmato nel settembre 2000 tra il Papa
Giovanni Paolo II e il Patriarca dell’Armenia Karekin II, in esso si legge: «Il genocidio degli armeni, che ha dato
inizio al secolo, è stato il prologo degli orrori che sarebbero seguiti».
L’attuale ministro degli Esteri francese ha reso noto che il suo Paese chiederà
alla Turchia di riconoscere il genocidio armeno del 1915. «Al momento opportuno la Turchia dovrà rendere questo dovere di memoria
rispetto a questa tragedia dell’inizio del secolo che ha coinvolto migliaia di
Armeni» ha dichiarato il ministro francese e anche lo stesso presidente
Chirac ha dimostrato la sensibilità del suo Paese verso gli armeni che
attualmente in Francia costituiscono una forte minoranza pari a circa 400 mila
persone, frutto della diaspora seguita al genocidio. Chirac ha minacciato l’uso
del «veto» se al momento di aderire all’Ue la Turchia non avrà riconosciuto il
genocidio armeno.
In Italia diverse proposte affinché venga richiesto il riconoscimento sono
state promosse da ben 21 consigli comunali di varie città, tra le quali anche
Roma, Milano, Genova, Firenze e Venezia. Recentemente anche l’Associazione
Internazionale Regina Elena ha promosso un’analoga mozione. Tuttavia Ankara non
solo non ha ancora riconosciuto il genocidio armeno ma ha sempre assunto un
atteggiamento negazionista verso di esso.
«Siamo consapevoli che solo attraverso la
riaffermazione degli ideali di giustizia e di rispetto della dignità della
persona umana l’Ue potrà costituire una vera comunità di popoli liberi e
sentiamo pertanto il dovere morale di sensibilizzare l’opinione pubblica
affinché questa dolorosa pagina di storia non sia dimenticata, in memoria degli
antichi legami che hanno unito l’Italia al popolo armeno» sostiene il
portavoce del Coordinamento Monarchico Italiano. Già nel 1433 il futuro duca di
Savoia sposò Anna di Lusignano, figlia del re di Armenia, e il loro figlio
secondogenito venne unito in matrimonio con la cugina Carlotta, unica figlia di
Giovanni II re di Armenia, la quale morì a Roma il 16 luglio 1487 ed è
attualmente sepolta di fronte alla regina Cristina di Svezia nelle grotte
vaticane accanto a quella che oggi è la tomba di Giovanni Paolo II.
Un gesto dal profondo significato venne poi da Margherita di Savoia, prima
regina d’Italia, che fece dono di una grande tenda per l’altare maggiore della
chiesa abbaziale della Comunità Mechitarista Armena dell’isola di San Lazzaro a
Venezia. Questa andò distrutta nell’incendio dell’8 e 9 dicembre 1976, ma fu
prontamente sostituita da un’altra analoga donata alla comunità stessa dal re
Umberto II, ancora in esilio in Portogallo.
Nei prossimi giorni una delegazione del Coordinamento Monarchico Italiano
visiterà l’Isola di San Lazzaro, che nel 1717 venne concessa agli armeni. Qui
oggi sorge un museo dove i frati coltivano rose, fabbricano una buonissima
marmellata e sono in grado di stampare in ben trentasei lingue diverse nella
loro tipografia. Nel museo c’è anche una ricca biblioteca con circa 2 mila manoscritti
in armeno e sono esposte varie deliziose miniature di codici antichi nonché una
pinacoteca che contiene dipinti di scuola veneziana e armena.” (fonte: www.ajcom.it)