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Al via la nuova politica di coesione europea |
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L’allargamento dell’Unione
europea ad Est ha raggiunto le coste del Mar Nero all’inizio di quest’anno,
dopo aver registrato l’ingresso di Romania e Bulgaria. Con questi ultimi due
Stati (la cui rilevanza dal punto di vista demografico non va dimenticata)
l’Unione ha toccato quota venticinque. Nell’arco di poco più di un decennio
essa ha visto quasi raddoppiato il numero dei suoi Paesi membri. È sicuramente
aumentata la diversità e l’eterogeneità culturale interna, pur trattandosi di
Paesi con lingue di origine latina o germanica e con forti legami storici con
l’occidente. Ma mentre le differenze etniche, culturali, di tradizioni sono
giustamente curate e valorizzate all’interno degli organi comunitari, un punto
in cui è necessario fare opera di parificazione è, per quanto possibile, quello
dell’economia. Ecco perché l’Unione sta
lavorando alacremente alla stesura della nuova politica di coesione europea;
essa rappresenta uno dei pilastri storici dell’Unione, ribadita sempre nei vari
Trattati: lo sviluppo economico e produttivo delle zone che compongono il
territorio europeo è presupposto per una convivenza pacifica tra gli Stati e
per uno sguardo politico ampio, non asfissiato dalle emergenze economiche. In
passato proprio le crisi economiche sono state il terreno di coltura delle
dittature più feroci registrate nella storia e del nazionalismo più sfrenato. Scaduti i Programmi 2000-2006,
che hanno permesso nelle regioni meridionali d’Italia di operare interventi di
promozione del territorio dal punto di vista turistico, urbanistico,
industriale e delle infrastrutture, si punta ora a dare sostanza alle politiche
del periodo 2007-2013. Per questi sei anni la politica di coesione dispone di
una dotazione pari a 347,4 miliardi di euro, cifra che rappresenta il 35% del
bilancio comunitario, ossia il più grosso investimento di questo genere nella
storia dell'Unione. L’obiettivo è quello di favorire
la crescita e offrire un'occupazione più qualificata nelle regioni europee.
Tali interventi sono di così vitale importanza che la dotazione finanziaria su
cui si sta trattando rappresenta, infatti, oltre il 90% del bilancio totale
della politica di coesione. Illuminano in proposito le
parole della commissaria europea per la Politica regionale, Danuta Hübner, la
quale nel corso di una conferenza stampa nella capitale dell’Unione, Bruxelles,
si è così espressa: «Siamo giunti a una svolta decisiva della politica di
coesione 2007-2013, l'occasione adatta per modernizzare le nostre regioni e
l'Unione nel suo insieme. In questo momento, i miei collaboratori e quelli del
mio collega Spidla stanno negoziando programmi per un valore superiore a 311,5
miliardi di euro perché si possa dare il via agli investimenti sul terreno
quanto prima possibile». La Hubner ha anche ribadito che
le azioni dell’UE corrispondono alle priorità cui si vuole dar risposta su
tutto il territorio dei Paesi membri: la crescita, l'occupazione e lo sviluppo
sostenibile. Poiché da due decenni le
Istituzioni europee provano ad abbandonare l’approccio prettamente economico
alla parola “sviluppo”, ingenti investimenti saranno destinati alle energie
rinnovabili e nell'efficienza energetica. Un importante capitolo di spesa sarà
dedicato, infine, alle infrastrutture di dimensione europea. La maggior parte
delle opere infrastrutturali guardano ancora troppo all’ambito nazionale, come
se si potesse ancora far da sé. Dal punto di vista
occupazionale, il commissario europeo per l'Occupazione, gli Affari sociali e
le Pari opportunità, Vladimir Spidla, ha annunciato che, «secondo le prime
stime, 200 miliardi di euro circa saranno destinati direttamente a investimenti
volti a realizzare l'agenda di Lisbona, di cui 50 miliardi nel campo della
ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione e 70 miliardi per il capitale
umano». Per ogni Stato membro verranno inoltre elaborati dei “quadri di
riferimento strategici nazionali” o QRSN, che definiscono le priorità e le
strategie di modernizzazione delle rispettive economie.
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