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La Radio, dagli albori ai nostri giorni

  
di Roberta AIELLO

La radio, dai suoi albori ai nostri giorni

Il  vocabolo “radio” venne utilizzato per la prima volta in un simposio svoltosi nella città di Berlino nel 1906 e si attribuiva esclusivamente alle “comunicazioni” mediante “onde elettromagnetiche”. È vero che qualche anno prima, nel 1895, Guglielmo Marconi metteva in pratica alcune sperimentazioni, durante le quali trasmise il primo “segnale radio” della storia da villa Griffone, sulla collina di Pontecchio, vicino Bologna ed è pur vero che, nel 1901, emise per primo un messaggio radiotelegrafico (i tre punti Morse della lettera “s”) attraverso l’Atlantico, dalla Cornovaglia a San Giovanni in Terranova, ma è soltanto nel 1906 che viene resa fattibile quella che è considerata la prima trasmissione radiofonica della storia; parole e musica vennero udite nel raggio di 25 km dalla trasmittente installata a Brant Rock nel Massachusettes, grazie allo scienziato canadese Reginald Aubrey Fessenden.

La nascita della prima stazione radio, con programmi radiofonici dedicati alla gente, si colloca però soltanto nel 1919 grazie all’intraprendente idea di un ingegnere della “Westinghouse”, un certo Franck Conrad che iniziò una serie di trasmissioni dal suo garage di Pittsburg in Pennsylvenia, destando la curiosità di molti. Qualche anno dopo, in un emporio della sua stessa città, vendeva alcuni rudimentali ricevitori perché molto richiesti dai “curiosi” di questa novità e ciò non era passato inosservato al vicepresidente della Westinghouse che affidò a Conrad una stazione radio realizzata all’interno dei laboratori della stessa, in modo da poter iniziare regolari trasmissioni: siamo nel 1929 ed era nata la prima “emittente radiofonica”, la “KDKA”; poco tempo dopo altre stazioni vennero installate a Springfield, a New York e a Chicago.

Diversa si presentò la situazione in Italia: mentre negli Stati Uniti si era ormai scatenata la corsa alla radiodiffusione, in territorio italiano si metteva in discussione l’opportunità di consentire la radiodiffusione ad uso civile, dal momento che questa era considerata uno strumento di uso esclusivamente militare. Grazie all’accordo tra le più grandi industrie operanti nel settore delle comunicazioni e l’allora “Ministro delle Comunicazioni” Costanzo Ciano, il 27 agosto 1924 nasce l’URI (Unione Radiofonica Italiana), presieduta da Enrico Marchesi, presidente della Fiat. In quegli anni Benito Mussolini, dopo qualche perplessità, comprese l’importanza di questo nuovo “media”, tanto da far erigere, entusiasticamente, una nuova società, la famosa “EIAR” (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) che assorbì l’URI; nuove e più potenti stazioni vennero poi installate a Genova, Torino, Napoli,  Firenze,  Palermo e Trieste: si calcola che nel solo 1926 gli abbonati EIAR fossero già 26000. Ma se il governo aveva dato un’accelerata ed una notevole svolta allo sviluppo radiofonico, ben presto ci si rese conto che non bastava far installare nuove emittenti, dal momento che ciò che era rimasto statico era il numero degli abbonati, a causa dell’elevato costo degli apparecchi radio.

Bisogna tenere presente che, agli inizi degli anni ‘30, il prezzo medio di una radio si aggirava attorno alle 2000 lire e il reddito medio annuo era ancora al di sotto delle 3000 lire; si capisce allora come la radio, in Italia, fosse un bene estremamente costoso, alla portata della sola classe benestante. Si decise quindi di incominciare a produrre apparecchi di ottima qualità al di sotto delle 1000 lire, di modo che tutti potessero beneficiare di questa “novità”; siamo nel 1937 e, questa risoluzione permise un aumento  considerevole del numero degli utenti radiofonici. Durante la seconda guerra mondiale, la radio assunse un enorme potenziale propagandistico sia ad uso interno che internazionale e, a tale scopo, fu creata “Radio Urbe”; inoltre la guerra pose fine all’EIAR che prese il nome di “RAI” (Radio Audizioni Italiane). Siamo giunti dunque al 1944 ed il 6 ottobre la voce di Maria Luisa Boncompagni, prima annunciatrice radio della Rai, apre il primo programma diffuso in tutta Italia: la radio contribuirà sempre più a tenere compagnia agli italiani che ascolteranno radiogiornali, rubriche, musica.

Il 1951 è l’anno del primo festival di Sanremo e Nunzio Filogamo inaugura la trasmissione con quella che poi diverrà la famosa frase “Miei cari amici vicini e lontani…” per far sentire più uniti gli Italiani. La radio, da allora, ne ha fatta di strada: dalla nascita delle prime radio libere in FM dei primi anni ’70, fino ai giorni nostri, con la messa in onda della”radio via satellite”, la Hit Channel, proposta come “innovativa sintesi” di tutti i mezzi di comunicazione moderni. La radio però, oggi, non è da considerarsi sconfitta di fronte alla televisione digitale poiché svolge un ruolo, tuttora valido, d’informazione e intrattenimento.

 

 


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