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CINEMA - King Arthur |
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Il mito ha un fascino particolare e attira l’attenzione
più di ogni altra cosa. Un qualunque osservatore, esigente o superficiale che
sia, non resta mai indifferente di fronte alla rappresentazione di immagini
celebrative delle virtù di forza e coraggio, e alla sensazione chiara e precisa
della predestinazione. Queste emozioni primordiali e di
sicuro impatto sono innegabilmente presenti nel tessuto narrativo
dell’avventura mitica; ma assumono certamente un potere d’attrattiva ancora
maggiore su coloro che vi si accostano quando la fusione con la storia le rende
parte della realtà, mantenendo pur vivo il fascino intramontabile della
leggenda. Cavalieri coraggiosi e disperati
che non hanno ormai nulla da perdere, scontri cruenti su campi di battaglia
avvolti da fiamme che strappano all’inferno il primato dell’orrore, passioni
travolgenti e fede incrollabile in Dio e nel proprio destino. Questo è lo
scenario di una storia vera e leggendaria al tempo stesso: la storia di re
Artù, proposta in un’inedita e più realistica versione dal regista Anton Fuqua.
King Arthur è una pellicola
dalle atmosfere cupe quanto basta per il rispetto che si deve alla realtà
storica, una pellicola ricca di movimentate scene di battaglia che giustificano
il notevole budget di 120 milioni di dollari. Siamo nel V secolo d.c. e Lucius
Artorius, figlio di un romano e di una donna bretone, non è ancora re, ma un
condottiero perennemente impegnato in qualche battaglia. I suoi cavalieri sono
sei uomini che continuano a guerreggiare per forza di inerzia, in attesa di
concludere una sorta di “servizio militare” della durata di quindici anni, per
poi tornare liberi e riabbracciare le proprie famiglie. Quando il giorno
dell’affrancamento tanto a lungo atteso arriva, gli uomini si riuniscono e
festeggiano insieme. In una delle scene più suggestive del film, la compagna di
un cavaliere intona un malinconico canto popolare, che ricorda ad ognuno la
libertà ormai vicina. Purtroppo, il sogno dei cavalieri si infrange e si
trasforma ben presto in incubo, perché il vescovo Germanus-Ivano Marescotti
annuncia ad Artorius-Clive Owen; che i cavalieri dovranno affrontare un’ultima
missione prima della libertà: accorrere in aiuto del nobile romano Marius,
essendo ormai incombente la minaccia dei Sassoni in Britannia. I cavalieri reagiscono
rabbiosamente, si sentono traditi; infine però decidono di seguire Artorius
nell’ultima impresa che cambierà la loro vita e il destino della Britannia. Il
futuro re Artù si innamora della bella guerriera Ginevra, interpretata dalla
giovane e promettente Keira Knightley, che combatterà al suo fianco contro i
Sassoni nella battaglia di Badon Hill, uno scontro spettacolare nel bel mezzo di una pianura ghiacciata, che
si frantuma ad ogni passo dei contendenti. Alla fine, Artù e i suoi
cavalieri vincono, anche se il prezzo pagato è alto: Lancillotto, con il quale
il futuro re aveva un rapporto fraterno, perde la vita. Nella scena conclusiva,
epica come vuole la tradizione hollywoodiana del cinema di cappa e spada, Artù
e Ginevra, uniti in matrimonio, sono riveriti dai cavalieri inginocchiati
intorno a loro: una storia si conclude e ha inizio una leggenda immortale.
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