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Il Presepe |
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Secondo
la tradizione, il presepe fu ideato, nella notte del Natale del 1233, da San
Francesco che, nella foresta di Greccio, volle far rivivere in uno scenario
naturale la nascita di Gesù a Betlemme. Personaggi reali, semplicità e stupore
furono gli elementi con i quali il Santo ideò il presepe nella sua definitiva
espressione: semplice è, infatti, una nascita, stupefacente se si tratta della
nascita del Figlio di Dio; semplice e stupefacente doveva esserne quindi la
rievocazione. Il primo esempio, invece, di presepe inanimato a noi pervenuto è
quello scolpito in legno nel 1280 da Arnolfo di Cambio e le cui statue sono
tutt’ora conservate nella cripta della Cappella Sistina di S.Maria Maggiore, in
Roma. Un Vangelo tradotto in una lingua universale, libero da barriere e dalle
interpretazioni soggettive, è forse questa la chiave di un successo davvero
enorme e di una passione che non conosce confini; a testimoniarlo i tantissimi
presepi esposti nelle chiese e nei musei di tutto il mondo, realizzati con
materiali preziosi quanto umili: dall’avorio, alla cartapesta, dal corallo ai
gusci di noce. Anche
se da oltre duecento anni il presepe ha assunto un’espressione più popolare,
diventando un vero e proprio rituale domestico, non dobbiamo dimenticare che
esso nasce nelle Chiese come efficace strumento di comunicazione per istruire i
fedeli. Una scena principale, immutabile nella sua sacralità eppure sempre
diversa, gesti fissati dalla tradizione, immagini ripetitive in un contesto
sempre nuovo, ne fissano e ne ribadiscono i valori e il significato essenziale
che l’atto della nascita rappresenta nella religione cristiana. Ed andando su e
giù per il nostro Paese possiamo ammirare tanti esempi di presepi da quelli storici,
e se volete “colti”, a quelli popolari. Il più antico e prezioso
presepe lombardo, è il bassorilievo ospitato nella Casa parrocchiale di Rivolta
d’Adda (provincia di Cremona) del 1480 ad opera dello scultore Bongiovanni de’
Lupis. A Milano, ancora oggi, si rimane letteralmente con il fiato sospeso
entrando nella chiesa dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore. Qui si può, infatti,
ammirare la Natività scolpita nel XV secolo da Adam Kraft, scultore di
Norimberga, in un contrasto raffinato tra la doratura e il nero del legno. Una
maiolica policroma di circa tre metri del 1521, conservata al Salone del Museo
del Bargello a Firenze, racconta con dolce poesia la Natività vista da Giovanni
Della Robbia. Il Barocco diede poi nuovo impulso alla scena, ne è l’esempio il
presepe della Cattedrale di Altamura, in Puglia, scolpito da un artista anonimo
nel 1587 in pietra policroma. E proprio nel Barocco trovarono massima
espressione gli artisti siciliani e napoletani che più degli altri fecero
volare la propria fantasia, anche nell’uso dei materiali: madreperla,
conchiglie, marmo, terracotta o legno. Come la trapanese Montagna di Corallo,
un presepe quasi in miniatura, se confrontato con gli altri, conservato oggi al
Museo del Monasterio a Madrid; l’autore, forse Antonio Ciminiello, è riuscito
ad unire argento, metalli smaltati e corallo rosso. Nella tradizione
partenopea, invece, il presepe diventa una forma traslata della vita
quotidiana: si festeggia la venuta al mondo del Salvatore e quale modo migliore
di rendergli i dovuti omaggi se non con l’ospitalità più sincera? La vita viene
perciò rappresentata in tutta la sua realtà, come nello spettacolare presepe
voluto da Michele Cuciniello, inaugurato il 28 dicembre 1879 e poi donato al
Museo di S.Martino. Incentrato sulle rovine classiche, a simbolo della vittoria
di Cristo sul mondo pagano, racconta una Napoli realistica fino
all’inverosimile: dagli alimenti ai mobili, dal vasellame agli strumenti. Tanti
sono certo gli aneddoti e le curiosità legate ad una tradizione così antica,
che affascina accomunando storia e magia, sacro e “profano”: dai più classici
presepi napoletani in terracotta a quelli meccanici di Cambiano (Piemonte) e di
Bassano (Veneto); dalla mostra dei Cento Presepi di Roma a quella di Ann Arbor
del Michigan. Fino alla storia del bambinello della chiesa di Santa Maria in
Aracoeli sul Campidoglio in Roma. La memoria popolare racconta che il Bambino
fosse stato scolpito nel legno degli ulivi dell’Orto del Getsemani e che in
seguito avesse acquistato, per miracolo, il colore della pelle di un neonato.
Intorno a lui era nato uno stupendo presepe che fu però smembrato durante il
Sacco di Roma nel 1527; ma l’amore tra la città e il bambino non fu scalpito
tanto che fino agli inizi dell’Ottocento, ogni giovedì, il principe di Torlonia
metteva a disposizione una tra le sue più belle carrozze per portare di casa in
casa il Bambinello a consolare gli ammalati.
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