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Il Presepe
Una magia senza tempo

  
di Nicoletta ARCHILEI

Secondo la tradizione il presepe fu ideato nella notte di Natale del 1233 da San Francesco

Secondo la tradizione, il presepe fu ideato, nella notte del Natale del 1233, da San Francesco che, nella foresta di Greccio, volle far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Gesù a Betlemme. Personaggi reali, semplicità e stupore furono gli elementi con i quali il Santo ideò il presepe nella sua definitiva espressione: semplice è, infatti, una nascita, stupefacente se si tratta della nascita del Figlio di Dio; semplice e stupefacente doveva esserne quindi la rievocazione. Il primo esempio, invece, di presepe inanimato a noi pervenuto è quello scolpito in legno nel 1280 da Arnolfo di Cambio e le cui statue sono tutt’ora conservate nella cripta della Cappella Sistina di S.Maria Maggiore, in Roma. Un Vangelo tradotto in una lingua universale, libero da barriere e dalle interpretazioni soggettive, è forse questa la chiave di un successo davvero enorme e di una passione che non conosce confini; a testimoniarlo i tantissimi presepi esposti nelle chiese e nei musei di tutto il mondo, realizzati con materiali preziosi quanto umili: dall’avorio, alla cartapesta, dal corallo ai gusci di noce.

Anche se da oltre duecento anni il presepe ha assunto un’espressione più popolare, diventando un vero e proprio rituale domestico, non dobbiamo dimenticare che esso nasce nelle Chiese come efficace strumento di comunicazione per istruire i fedeli. Una scena principale, immutabile nella sua sacralità eppure sempre diversa, gesti fissati dalla tradizione, immagini ripetitive in un contesto sempre nuovo, ne fissano e ne ribadiscono i valori e il significato essenziale che l’atto della nascita rappresenta nella religione cristiana. Ed andando su e giù per il nostro Paese possiamo ammirare tanti esempi di presepi da quelli storici, e se volete “colti”, a quelli popolari.

Il più antico e prezioso presepe lombardo, è il bassorilievo ospitato nella Casa parrocchiale di Rivolta d’Adda (provincia di Cremona) del 1480 ad opera dello scultore Bongiovanni de’ Lupis. A Milano, ancora oggi, si rimane letteralmente con il fiato sospeso entrando nella chiesa dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore. Qui si può, infatti, ammirare la Natività scolpita nel XV secolo da Adam Kraft, scultore di Norimberga, in un contrasto raffinato tra la doratura e il nero del legno. Una maiolica policroma di circa tre metri del 1521, conservata al Salone del Museo del Bargello a Firenze, racconta con dolce poesia la Natività vista da Giovanni Della Robbia. Il Barocco diede poi nuovo impulso alla scena, ne è l’esempio il presepe della Cattedrale di Altamura, in Puglia, scolpito da un artista anonimo nel 1587 in pietra policroma. E proprio nel Barocco trovarono massima espressione gli artisti siciliani e napoletani che più degli altri fecero volare la propria fantasia, anche nell’uso dei materiali: madreperla, conchiglie, marmo, terracotta o legno. Come la trapanese Montagna di Corallo, un presepe quasi in miniatura, se confrontato con gli altri, conservato oggi al Museo del Monasterio a Madrid; l’autore, forse Antonio Ciminiello, è riuscito ad unire argento, metalli smaltati e corallo rosso. Nella tradizione partenopea, invece, il presepe diventa una forma traslata della vita quotidiana: si festeggia la venuta al mondo del Salvatore e quale modo migliore di rendergli i dovuti omaggi se non con l’ospitalità più sincera? La vita viene perciò rappresentata in tutta la sua realtà, come nello spettacolare presepe voluto da Michele Cuciniello, inaugurato il 28 dicembre 1879 e poi donato al Museo di S.Martino. Incentrato sulle rovine classiche, a simbolo della vittoria di Cristo sul mondo pagano, racconta una Napoli realistica fino all’inverosimile: dagli alimenti ai mobili, dal vasellame agli strumenti.

Tanti sono certo gli aneddoti e le curiosità legate ad una tradizione così antica, che affascina accomunando storia e magia, sacro e “profano”: dai più classici presepi napoletani in terracotta a quelli meccanici di Cambiano (Piemonte) e di Bassano (Veneto); dalla mostra dei Cento Presepi di Roma a quella di Ann Arbor del Michigan. Fino alla storia del bambinello della chiesa di Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio in Roma. La memoria popolare racconta che il Bambino fosse stato scolpito nel legno degli ulivi dell’Orto del Getsemani e che in seguito avesse acquistato, per miracolo, il colore della pelle di un neonato. Intorno a lui era nato uno stupendo presepe che fu però smembrato durante il Sacco di Roma nel 1527; ma l’amore tra la città e il bambino non fu scalpito tanto che fino agli inizi dell’Ottocento, ogni giovedì, il principe di Torlonia metteva a disposizione una tra le sue più belle carrozze per portare di casa in casa il Bambinello a consolare gli ammalati.

 

 

 


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