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Veduta aerea di Mesagne
  
di Giuseppe FLORIO

VEDUTA AEREA DI MESAGNE

Sono i giorni della verifica politica, questi, e sono giorni surreali e drammatici ai quali si giunge in insospettate condizioni: la maggioranza, a metà del proprio ciclo vitale, proprio quando doveva massimamente rifulgere impanata e dorata da questo stranominato rinascimento, arriva infiacchita, involgarita ed esasperata. Debole, per aver minato il patto di fiducia tra alleati, nonostante la percentuale di consensi su cui può contare; sboccata, per le continue sortite stonate sulla stampa o per le vie del centro contro il proprio compagno di coalizione; in preda ad una crisi di nervi, perché pervasa da pulsioni antagoniste mentre si governa, cioè si è protagonisti. Proprio a proposito, si è assistito ad un originale siparietto che stava maturando in una crisi di governo allucinante in occasione della decisione se costituirsi parte civile nel processo Martucci: non ci si è infine costituiti ma le sinistre appunto antagoniste hanno preteso un distinguo formale poi prontamente rovesciato sulle pagine dei giornali. Intanto l’opposizione, già resa costituzionalmente esigua dagli ultimi due risultati elettorali, non ha dato alcun fastidio, e ha guardato allo spettacolo improvviso e generoso con ammirata gratitudine: le destre mai avrebbero potuto credere ad un centrosinistra che dissipa da sè i propri motivi fondanti e le pulsioni positive per aprire spazi da cortile, vaste aie nelle quali beccarsi o ingozzarsi di mangime.

Su tale proscenio i partiti politici simulano la propria esistenza con operazioni di facciata mal riuscite: al contrario, ogni partito esiste in modo riflesso perché ha un uomo-partito o una squadra-partito, una o più persone che prendono decisioni dopo essersi consultati con se stessi.

E la classe dirigente? I segretari dei partiti lo sono per lo più in senso aziendale: come le segretarie d’azienda o le dattilografe, inviano a intervalli frequenti e regolari scialbi comunicati alle redazioni di giornali piccoli e piccolissimi; le locali segreterie politiche sono poste in essere per contare ed ammonticchiare le tessere, e per il disbrigo famelico di minuscoli affari quotidiani.

I troppi intellettuali presenti sul territorio non distolgono l’attenzione, puntigliosa e vana, dalle ricerche su Epifanio Ferdinando, probabilmente giunte ad un ventennio di faldoni, e nei ritagli di tempo stendono faticose prefazioni ad orribili rime in vernacolo. La stampa o è libera dal condizionamento politico di una parte o lo è dall’altra: mai da entrambe e contemporaneamente, e pettegola a sei colonne o cita le targhe dei veicoli coinvolti negli incidenti stradali perché i lettori trovino ispirazione per i numeri del lotto.

Fummo facili profeti in patria, chiedendo la verifica ormai un mese addietro. Ora diciamo che si sarebbe potuta tenere in condizioni di maggiore autorevolezza. Se deve cambiare tutto perché non cambi niente, se si sceglierà di sacrificare il più debole dei capri espiatori, allora il momento sarà stato anche inutile, oltre che ridicolo.

 

 

 


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