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A Brindisi un casinò per il rilancio del turismo?
Si susseguono le opinioni dei favorevoli e dei contrari all’apertura   
di Sergio PESCHIULLI

A BRINDISI UN CASINO’ PER IL RILANCIO DEL TURISMO

Casinò si, casinò no. È senz’altro l’argomento più importante di questi giorni in cui continuano ad avvicendarsi concetti ed opinioni anche di esponenti politici di spicco nazionale, a volte infarcite di pseudo disquisizioni tecniche. Restando in tema, per effettuare il calcolo delle probabilità e conoscere i vincitori, sembrerebbe che gli opinionisti che hanno espresso le loro idee in merito si siano divisi la posta, quasi a dimostrazione della mancanza di unità progettuale che pervade le menti e le volontà di coloro che decidono le sorti della città. Ed ancora una volta ad essere tirato in ballo è il Turismo, questo moltiplicatore dell’Economia e catalizzatore indiscusso dello sviluppo del territorio. Sorvolando sulle possibilità di un riciclaggio di denaro sporco, lasciando ad altri più competenti spazio in questa discussione, mi limito a circoscrivere il tutto sull’opinione di qualcuno che vede nel Casinò la panacea di tutti i mali e quindi l’elemento di rilancio del Turismo delle singole località e delle aree territoriali.

Ebbene, analizzando la storia del Turismo non ci risulta che da nessuna parte al mondo la costruzione di un casinò abbia svolto un ruolo propulsore per il settore. Sono altre e diverse le variabili, le push motivation che spingono il turista a fare vacanza così come è stato dimostrato sin dal 1984, anno in cui la Società Italiana di Psicologia ha dedicato una giornata di studio alla Psicologia del Turismo tenutasi a San Pellegrino. Non sono stati i casinò di Saint Vincent, Montecarlo o San Remo a rendere nota la località o a fare da battistrada per lo sviluppo socio economico del territorio, piuttosto è la conseguenza di un notevole flusso turistico ben avviato e consolidato. Saremmo dei perdenti in partenza se fondassimo le speranze della crescita territoriale sulla costruzione di un casinò. Equivarrebbe ad ammettere la propria incapacità di progettualità, una sterilità di idee e programmi. O forse il dibattito che si è innescato è solo un modo di depistaggio, di un volontario allontanamento o disconoscimento dei reali problemi che incombono sul territorio. Basti pensare a quanto sta avvenendo con i turisti di crociera, oltre 500 turisti che appena giunti in città vengono imbarcati sui pulman per essere portati altrove. La nostra città con un porto naturale ed un aeroporto di notevole importanza serve solo come porta d’ingresso per il restante territorio. Certamente altre zone a noi vicine hanno altre e maggiori risorse ma se non siamo in grado di cogliere questa opportunità allora finiamola di prenderci in giro, entriamo nella consapevolezza che mancano le idee, gli uomini, i programmi. Non è stato più volte sbandierato che Brindisi vanta risorse preziose culturali, storiche, artistiche e che la gastronomia è anche un punto di forza dell’offerta turistica? Solo un profluvio di parole accompagnate dai numerosi proclami politici, una ridondanza di concetti che nell’atto pratico svaniscono per l’incapacità di concretizzarli. E a pagarne le dirette ed immediate conseguenze sono i commercianti della città, che spesso sono portatori di idee, quasi a sostituirsi ai nostri amministratori ai quali va ricordato che lo sviluppo turistico del territorio passa soprattutto attraverso competenze professionali specifiche. Bisogna avere la coerenza e la forza di non cedere solo alla logica della politica ma tener conto che ogni progetto, ogni programma deve passare al vaglio di un qualificato team di esperti del settore e poi discussi e condivisi nel corso di specifici tavoli tematici in cui tutti gli attori locali devono assumere concreti impegni operativi.

Anche la mostra di "Brindisi Sapori" che si è tenuta per diverso tempo presso i Bastioni non ha rappresentato altro che la solita sterile vetrina propositiva ed espositiva dei prodotti locali: ma come si può pensare ad allestire la mostra in un edificio che andrebbe bene come contenitore culturale e relegato in una parte non proprio strategica della città? Un luogo il cui interno non esprime di certo l’allegria, i colori, la vivacità che i prodotti enogastronomici se posti al di fuori dei luoghi naturali debbono richiamare; una comunicazione priva di ogni significato, una assenza totale di quel coordinato d’immagine che ogni evento dovrebbe possedere. Ed ecco allora che si va a tantoni, dove ci si illude di fare turismo con qualche mostra o spettacolo. Il Turismo invece oltre ad essere un’industria è anche una scienza e come tale deve rispondere a criteri di managerialità e professionalità per soddisfare la domanda di un turista sempre più attento ed esigente. Evidentemente a Brindisi manca tutto questo.

 

 


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