|
|
|
|
A Brindisi un casinò per il rilancio del turismo? |
|
|
Casinò si, casinò no. È
senz’altro l’argomento più importante di questi giorni in cui continuano ad
avvicendarsi concetti ed opinioni anche di esponenti politici di spicco
nazionale, a volte infarcite di pseudo disquisizioni tecniche. Restando in
tema, per effettuare il calcolo delle probabilità e conoscere i vincitori,
sembrerebbe che gli opinionisti che hanno espresso le loro idee in merito si
siano divisi la posta, quasi a dimostrazione della mancanza di unità
progettuale che pervade le menti e le volontà di coloro che decidono le sorti
della città. Ed ancora una volta ad essere tirato in ballo è il Turismo, questo
moltiplicatore dell’Economia e catalizzatore indiscusso dello sviluppo del
territorio. Sorvolando sulle possibilità di un riciclaggio di denaro sporco,
lasciando ad altri più competenti spazio in questa discussione, mi limito a
circoscrivere il tutto sull’opinione di qualcuno che vede nel Casinò la panacea
di tutti i mali e quindi l’elemento di rilancio del Turismo delle singole
località e delle aree territoriali. Ebbene, analizzando la storia
del Turismo non ci risulta che da nessuna parte al mondo la costruzione di un
casinò abbia svolto un ruolo propulsore per il settore. Sono altre e diverse le
variabili, le push motivation che spingono il turista a fare vacanza così come
è stato dimostrato sin dal 1984, anno in cui la Società Italiana di Psicologia
ha dedicato una giornata di studio alla Psicologia del Turismo tenutasi a San
Pellegrino. Non sono stati i casinò di Saint Vincent, Montecarlo o San Remo a
rendere nota la località o a fare da battistrada per lo sviluppo socio
economico del territorio, piuttosto è la conseguenza di un notevole flusso
turistico ben avviato e consolidato. Saremmo dei perdenti in partenza se
fondassimo le speranze della crescita territoriale sulla costruzione di un
casinò. Equivarrebbe ad ammettere la propria incapacità di progettualità, una
sterilità di idee e programmi. O forse il dibattito che si è innescato è solo
un modo di depistaggio, di un volontario allontanamento o disconoscimento dei
reali problemi che incombono sul territorio. Basti pensare a quanto sta
avvenendo con i turisti di crociera, oltre 500 turisti che appena giunti in
città vengono imbarcati sui pulman per essere portati altrove. La nostra città
con un porto naturale ed un aeroporto di notevole importanza serve solo come
porta d’ingresso per il restante territorio. Certamente altre zone a noi vicine
hanno altre e maggiori risorse ma se non siamo in grado di cogliere questa
opportunità allora finiamola di prenderci in giro, entriamo nella
consapevolezza che mancano le idee, gli uomini, i programmi. Non è stato più
volte sbandierato che Brindisi vanta risorse preziose culturali, storiche,
artistiche e che la gastronomia è anche un punto di forza dell’offerta
turistica? Solo un profluvio di parole accompagnate dai numerosi proclami
politici, una ridondanza di concetti che nell’atto pratico svaniscono per
l’incapacità di concretizzarli. E a pagarne le dirette ed immediate conseguenze
sono i commercianti della città, che spesso sono portatori di idee, quasi a
sostituirsi ai nostri amministratori ai quali va ricordato che lo sviluppo
turistico del territorio passa soprattutto attraverso competenze professionali
specifiche. Bisogna avere la coerenza e la forza di non cedere solo alla logica
della politica ma tener conto che ogni progetto, ogni programma deve passare al
vaglio di un qualificato team di esperti del settore e poi discussi e condivisi
nel corso di specifici tavoli tematici in cui tutti gli attori locali devono
assumere concreti impegni operativi. Anche la mostra di
"Brindisi Sapori" che si è tenuta per diverso tempo presso i Bastioni
non ha rappresentato altro che la solita sterile vetrina propositiva ed
espositiva dei prodotti locali: ma come si può pensare ad allestire la mostra
in un edificio che andrebbe bene come contenitore culturale e relegato in una
parte non proprio strategica della città? Un luogo il cui interno non esprime
di certo l’allegria, i colori, la vivacità che i prodotti enogastronomici se
posti al di fuori dei luoghi naturali debbono richiamare; una comunicazione
priva di ogni significato, una assenza totale di quel coordinato d’immagine che
ogni evento dovrebbe possedere. Ed ecco allora che si va a tantoni, dove ci si
illude di fare turismo con qualche mostra o spettacolo. Il Turismo invece oltre
ad essere un’industria è anche una scienza e come tale deve rispondere a
criteri di managerialità e professionalità per soddisfare la domanda di un
turista sempre più attento ed esigente. Evidentemente a Brindisi manca tutto
questo.
|
|
|
|
|