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Appunti di viaggio |
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Non
c’è che dire, il tempo della litigiosità, delle parole in libera uscita, delle
incomprensioni, il tempo dei duelli all’ultimo concetto, dei continui distinguo
in seno alla maggioranza di governo sembra oggi appartenere ad una stagione
politica lontanissima. Un procedere nuovo che paradossalmente ci riporta alla
aurea tradizione della prima repubblica, al modello consolidato dell’uomo
politico per eccellenza: parole misurate, passo felpato, senso irreprensibile
dello Stato. In poche parole la stagione degli statisti, dei grandi uomini
dello Stato, dei grands commis, di quelle risorse incommensurabili del Paese. È
questo infatti il nuovo look del governo e di tutte le forze politiche che lo
sostengono. A partire proprio da quella Lega nata come movimento di rottura,
come forza popolare, in senso fortemente antipolitico e che non poco ha turbato
i sonni di diverse maggioranze seppur in tempi diversi a testimoniare la
continuità di un nuovo linguaggio, di un nuovo diverso tipo di esternare le
proprie ragioni e rappresentare le istanze e le esigenze della società. Un
Calderoli nuovo di zecca che oggi affronta la devolution con una apertura
dialettica che ha stupito non poco, a partire dalle prime cariche istituzionali
del Paese, e che conquista per sé e per la Lega una attenzione diversa. A
partire dal nuovo Berlusconi e dal cambiamento in corsa compiuto in questi
ultimi mesi per ridefinire il modo inconsueto con cui aveva fino ad oggi
interpretato il ruolo di Capo del governo e di leader del partito di
maggioranza. Atteggiamenti, modi di porsi, di affrontare la vita politica
italiana che risultavano lontanissimi anni luce dallo stereotipo che avevamo
nella nostra memoria e che invece sempre di più erano vicini ad esperienze che
derivavano dal mondo dell’impresa e da quello dei media. Tempi, oggi lontanissimi, in cui il tuono ed
il rimbombo di tante, troppo facili e discutibili esternazioni hanno riempito a
profusione le prime pagine dei giornali ed amplificato il dibattito politico.
Ministri che hanno fatto a gara per superarsi nella platea politica, che hanno
infiammato i dibattiti televisivi e che sono stati capaci di tradurre in
concetti a volte estremamente duri alcuni sentimenti che erano nella superficie
della nostra società. Da qualche mese vi è stato un viraggio sostanziale. Un
nuovo modo di procedere all’interno della coalizione, nei rapporti con le altre
forze politiche, con i sindacati, con i media. Una strategia politica che è
nata al termine della verifica lunghissima a cui si è sottoposta la Casa delle
Libertà come conseguenza dei recenti dati elettorali, sicuramente non esaltanti
per la maggioranza. Un
nuovo corso che ha trovato il suo suggello proprio nel momento più critico per
noi italiani: il rapimento delle ormai celebri “due Simone”. Un corso gestito
non a caso da quel Gianni Letta che più di ogni altro incarna l’habitus della
moderazione, della riservatezza. L’uomo di centro per eccellenza. Esperienza e
capacità messe in campo egregiamente per affrontare una prova senza precedenti,
per tenere unito il Paese, per coinvolgere saggiamente tutte le forze
politiche, tutti gli italiani, per dimostrare al mondo islamico, ai terroristi,
l’unità e la fermezza dell’Italia. Intelligenza ed abilità politica. Un nuovo
corso che ha significato anche porsi diversamente nei confronti del problema
enorme della immigrazione clandestina, dei continui e penosi sbarchi di uomini
allo stremo della vita. Un approccio diverso, più misurato e ragionato. Anche
in questo caso l’azione politica del Ministro Pisanu non ha trovato sostanziali
ostacoli nella maggioranza o nel Parlamento ed è risultata efficace nel porre
ancora una volta il problema a livello europeo, coinvolgendo direttamente
Bruxelles, e dare così l’avvio alla richiesta di revoca dell’embargo alla
Libia. Cosa poi riuscita con il consenso americano. Indubbia l’azione politica
italiana. Anche questa una strategia vincente per tentare di risolvere uno dei
problemi più delicati ed angoscianti dell’ultimo decennio, per riannodare i
rapporti con il mondo arabo e con la Libia in particolare. Ed
oggi Berlusconi è nuovamente in visita nel territorio libico. Un nuovo corso
anche nel delicato mondo dell’economia e della finanza inaugurato dopo
l’abbandono di Giulio Tremonti e l’avvento di Domenico Siniscalco. Un nuovo
corso alla luce del dialogo sociale e di quello politico. Dialogo per
condividere un percorso, per capire le esigenze di un mondo fin troppo
variegato, per non imporre così acriticamente, senza l’avvio di un dibattito
chiaro, senza tentare di ascoltare fino in fondo le ragioni degli altri. Una
nuova linea di concertazione per tentare di non acuire ulteriormente le
oggettive difficoltà del Paese. Ed anche in questa ottica la risoluzione della
crisi dell’Alitalia. Oggi di fatto l’Italia riconquista la sua compagnia di
bandiera e lancia al mondo dell’impresa e del lavoro un segnale fortissimo di
cambiamento. Una lezione che risulterà sicuramente utile nel futuro di tutti.
Ed anche in questo caso il governo ha fatto opportunamente la sua parte. Questi
gli appunti di viaggio di questi ultimi mesi, di questo scorcio che si
intravede della nuova marcia impressa dalla maggioranza. Il
quadro complessivo dell’azione del governo è sicuramente cambiato sia in
termini di immagine sia in termini di contenuti. Ha prevalso finalmente la
linea, lungamente invocata, del dialogo sociale, della concertazione
all’interno della maggioranza. Ha prevalso finalmente la logica della
coalizione, il rispetto del programma di governo, il rispetto negli elettori.
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