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Rigassificatore ? No, grazie.
Dopo il voto unanime del Consiglio Provinciale adesso arriva puntuale quello del Consiglio Comunale   
di Giovanni CONGEDO

Cardiochirurgia: quando


Sono stati certamente mesi importanti, questi, per Brindisi, mesi nei quali il rinnovo delle amministrazioni locali è coinciso con alcuni apprezzabili segnali di crescita nell’ambito della coscienza cittadina e delle prospettive di sviluppo del territorio. Sono stati mesi nei quali la parola è passata finalmente alla città e alla sua gente che ha avuto la capacità di decidere da sé, senza condizionamenti esterni, la strada o le strade da intraprendere e quelle da abbandonare.

Al centro del dibattito c’è stato senza dubbio il delicato e controverso tema del rigassificatore, l’impianto che la società Lng (nata dall’alleanza tra l’inglese British Gas e l’Enel), avrebbe voluto costruire a Brindisi, forte degli esiti positivi della conferenza dei servizi e del decreto governativo. Nulla di inconsueto per la città, tutto secondo la tradizione: grossi impianti (per lo più stranieri o settentrionali), pochi introiti, sfruttamento del territorio, nessuna prospettiva concreta di sviluppo, disoccupazione e grossi rischi ambientali. Tutti ingredienti ben noti ai brindisini, ingredienti di una ricetta che certamente non ha fatto la fortuna della città.

Il tema del rigassificatore, oltre ad essere stato terreno di confronto tra i vari schieramenti politici nel corso delle recenti campagne elettorali, è penetrato nelle piazze, nelle strade, nei luoghi di ritrovo, nelle mura domestiche ed ha trovato il suo miglior tavolo di discussione nelle aule del Consiglio Provinciale e Comunale, che, a tal proposito, si sono espressi con parere negativo. Infatti, dopo il no secco ed unitario del Consiglio Provinciale è arrivato puntuale quello altrettanto deciso del Consiglio Comunale che, dopo sei ore di dibattito aperto, nella seduta pomeridiana del 9 settembre, con voto unanime ha negato alla Lng la concessione edilizia di cui, come è previsto, necessita per poter avviare i lavori di costruzione dell’impianto nell’area di Capo Bianco.

E i motivi del diniego sono stati sintetizzati dal sindaco Domenico Mennitti in tre concetti fondamentali: 1) la città ha manifestato apertamente il proprio parere negativo attraverso le ottomila firme raccolte dalle associazioni ambientaliste; 2) il rigassificatore provocherebbe una deviazione sostanziale rispetto alle linee di sviluppo programmate per la città che prevedono la centralità del porto inteso sia come risorsa insostituibile sia come infrastruttura grazie alla sua polifunzionalità; 3) il rigassificatore contrasta in maniera evidente col progetto di riqualificazione urbanistica della città realizzato intorno all’idea di “città di fronte al mare”, inteso come grande mezzo di comunicazione, di scambi e di sviluppo. Un no, quindi, giustificato non solo dai possibili rischi ambientali che tale impianto potrebbe aggiungere al territorio locale, ma anche dall’evidente incompatibilità col nuovo volto che si intende dare alla città e alla provincia nel segno di una reale rinascita.

Va ricordato, comunque, che, essendoci stato un dibattito molto aperto, non sono mancate anche voci discordi. Le tesi di coloro che hanno associato il rigassificatore alla parola sviluppo, considerando minimo l’impatto ambientale, e quelle di coloro che, prima di esprimersi in senso negativo, avrebbero voluto valutare concretamente l’esistenza o meno di reali rischi per il territorio grazie al parere di esperti, pur essendo uscite sconfitte dal tavolo di discussione, troveranno la loro reale valutazione nel tempo, che le smentirà o le avvalorerà.

Al di là di tutto, però, sebbene si sia data una svolta tangibile al lungo braccio di ferro tra amministrazioni locali e Lng, non è detto che la questione si chiuda in questo modo. Adesso si attendono le mosse della società interessata alla costruzione dell’impianto, che potrebbe scegliere di agire in sede giudiziaria, anche se, a dire il vero, sembra improbabile che si possa imporre alla città qualcosa che esplicitamente è stato rifiutato.

E la fiducia sta nella fermezza degli amministratori locali che vogliono combattere fino in fondo una battaglia fondamentale per le sorti del territorio adottando anche mezzi molto decisi (il presidente della Provincia Michele Errico, ad esempio, ha minacciato addirittura le dimissioni formali sue e dell’intera Giunta provinciale come atto eclatante da presentare al presidente della Repubblica).

In qualunque modo vada a finire la questione, resta come dato positivo la volontà, emersa in questi ultimi mesi, di intraprendere una nuova strada democratica che, attraverso un dialogo concreto tra cittadinanza e amministrazioni locali e una valutazione realistica delle vocazioni del territorio, potrebbe col tempo portare buoni frutti.


 

 

 

 

 

 


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