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L'Europa del domani … e l'euro dell'odierno fastidio
  
di Loris LOLLI

Pensiamo all’Europa del domani e non al fastidio odierno dell’Euro

Al solito: guardiamo al fastidio portatoci dai centesimi dell’Euro e non ai pericoli derivanti dall’ingresso di questo o quel Paese nel contesto europeo. Insomma: guardiamo al pulviscolo e non alla trave.

Per quanto riguarda l’Italia la storia del centesimo è fasulla e vera ad un medesimo tempo. La pubblicità impera e tenta di indurci al consumismo più sfrenato. Fino ad invitarci a compiacerci del fatto che un bambino della media-borghesia possa far spendere alla famiglia duemila euro a stagione (8000 l’anno, dunque) nell’acquisto di capi firmati e di oggetti segnalati di continuo dalla TV. Ma se giri canale trovi la televisione sparagnina. Quella che dice che occorre non essere spreconi e che il guardarsi dallo scialacquare vuol dire giungere comunque a fatica alla fine del mese. Ma questa è storia nostra che nel contesto dell’Europa unita può avere valore o no. Il che equivale a dire che occorrerebbe mettersi, una volta per tutte, d’accordo nel rifiutare di essere il “popolo bue” che segue questa o quella corrente di pensiero senza troppo chiedere al proprio cervello. E senza, allora, saper sceverare il grano dal loglio. Se il campare è difficile, la colpa non è addebitabile solo all’euro. Sta all’intelligenza di ognuno il trovare nel proprio io la giusta strada!

L’Europa del domani (ma in taluni casi già del presente) dovremmo piuttosto, quali uomini e donne della “maggioranza” che vota senza ben conoscere le storie di fondo, addentrarci esattamente in quel mondo che – diciamocelo francamente - ignoriamo nei precordi. E già nelle votazioni di casa nostra comportarci in modo seriamente propedeutico alla preferenza che poi saremo chiamati ad esprimere in sede di scelta di deputati europei.

Tre esempi, elementari nella possibile “prima” acquisizione di coscienza. Ma non passibili (attenzione, amico compositore, al cambio di vocale!) di essere trascurati. Se non altro perché due di essi si presentano quali prodotti da situazioni politiche differenti del tutto all’originale ma convergenti al contrario in un unico alveo. Nella Repubblica Ceca il comunismo, che la rivoluzione di Praga riuscì a battere con grande vantaggio sui tempi poi legati al riformismo di Aleksander Dubcek (anticipò, ricordiamolo, il movimento polacco antisovietico Solidarnosc), ha guadagnato nel 2002 il 18,5 per cento dei consensi affermandosi come il più grande partito comunista d’Europa! Persino i “falce e martello” russi di Gennadi Zhuganov devono seguire! I motivi di questa preoccupante realtà? Rapporti tesi con l’Austria, con la Germania, con l’Ungheria per storie di dissenso antico mai risolte. Una centrale nucleare nel rpimo caso, il permanere cêco di un “no” al rientro di tedeschi ed ungheresi già espulsi nell’immediato secondo dopoguerra negli altri due contrasti tuttora in atto. Poi un permissivismo esagerato alla immigrazione di rom, zingari, altri dell’Est. Infine un decadere dei valori umani e del senso della famiglia che ha portato la repubblica Ceca al poco invidiabile primato europeo negativo in tema di natalità: 1,12 per nucleo.

La Germania parte da una linea inversa ma apporta al contesto dell’Europa Unita una pericolosità politica ugualmente forte. Dopo sessant’anni dalla tregenda dei forni crematori il ritorno d’interesse per il Terzo Reich si profila minaccioso all’orizzonte. I neonazisti (vedi “regionali” di Branderburgo e Sassonia) salgono da 1,4 a 9,2. ascesa di poco, diranno i superficiali. Progresso invece di notevole spessore. Perché gran parte della società tedesca non considera più un tabù Hitler, Goebbels, Speer ed altri gerarchi di quel tempo. E non è catastrofismo, allora, prevedere che gli ulteriori passi avanti del revancismo sono forse dietro l’angolo. Il motivo principale è quello di una unificazione Ovest-Est dopo la caduta del Muro che ha però comportato tutta una serie di problematiche restate insolute.

Infine la Turchia. Chiede di entrare nell’Europa. La decisione sarà presa il 17 dicembre. Per il Vaticano l’ingresso turco nell’UE sarebbe “antistorico” per via di un fondamentalismo islamico che impera. Dunque prodromo certo di una conflittualità tra musulmani e cristiani. L’Italia passivamente accetta tutte le situazioni che stanno via via creandosi senza porsi problemi. E questo è male, perché non contribuisce alla chiarezza e alla soluzione degli spinosi casi. Questo mio articolo è nato esattamente per provocare grazie ad “Euromediterraneo” l’apporto di voci non coralmente concordi ma coralmente interessate. Speriamo che la provocazione ai “pro” ed ai “contro” serva alla causa. Dopotutto anche noi, uomini e donne della strada, abbiamo il diritto ed il dovere di esprimere il nostro ragionato parere.

 

 

 


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