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CALCIO - Buon Viaggio Lecce: buon viaggio Mister Zeman
«Non c’è nulla di disonorevole nell’essere ultimi. Meglio ultimi che senza dignità» (Z.Zeman)

  
di Giuditta SIMONCELLI

Ecce Zeman

Lo ricordo, quella mattina: inconfondibile, quel viso dai tratti irregolari e spigolosi, profondi, allungati: colle sue 120 sigarette al secondo, nel breve spazio dal portone di casa al baretto davanti alla stessa scuola dove i suoi figli avevano studiato, uno sotto il segno della Lazio, l’altro sotto quello della Roma. Me lo ricordo, come una stretta al cuore, che la ferita era fresca, la Roma lo aveva rimpiazzato con Capello, in modo, diciamolo, non proprio elegante ed erano appena quattro mesi, che se n'era andato via: uscire dal bar, poi e restarsene a guardare assorto, fumando, come se il tempo fosse fermo. Lo vidi, e mi sentivo quasi infantile a sentire quel male dentro: la sensazione quasi dolorosa che qualcosa, con Zeman, finiva per sempre, che un sogno, ben più grande di una classifica, aveva varcato i confini del calcio per diventare un valore, un significato. E che la mia squadra, come le precedenti, avevano perso qualcosa di grande e unico. Quella mattina, senza avere il coraggio di una parola, che spingeva la gola, fumando con lui a distanza, silenziosa, in un nodo, che mi saliva agli occhi, lo salutavo, in cuore: forse allora, ho sentito odore intenso del calcio per l'ultima volta.

 

Il calcio è lo sport più bello del mondo: soprattutto per un italiano. Ci cresciamo, noi, col calcio: siede a tavola con noi, ci accompagna nei cortili sotto casa, nei piazzali davanti alla chiesa, nei campetti degli oratori, in televisione, sui muretti della scuola: inizia con una lattina, finisce con i mondiali, l’estate, in questo Bel Paese dove diventa l’occasione più sentita del tricolore. Il calcio è, senza dubbio, lo sport più bello del mondo: solo che con Zeman, questa definizione diventa un perché, un codice morale, una ragione pulita dentro, per cui sventolare quella stessa bandiera che sventolo fin da ragazzina, ma facendone anche il segno profondo e cosciente di una strada coraggiosa, diversa, pulita appunto, in un ambiente che pulito, certo, non è.

 

Oggi è il Lecce a dargli nuovamente un campo in serie A. E sono in tanti, tra coloro che sotto il segno di Zeman hanno lasciato un rimpianto, a prescindere dal tifo, che seguono questo angolo del campionato, forse, con un interesse diverso.

 

Perché Zdenek Zeman, è l’uomo delle grandi battaglie, il Don Chisciotte del calcio moderno: quando i mulini a vento non hanno nulla di poetico. Di eroico e inarrivabile, Zeman non ha nulla; quello che lo fa un allenatore unico nel suo genere è quel suo attraversare la vita che ha scelto pagando di tasca propria il prezzo di una coerenza integra e coraggiosa, un alto valore educativo dello sport, una capacità di sacrificio e costanza nel perseguire il risultato con le proprie forze e senza aiuti troppo cari. Amato, odiato per quella sua inossidabile incapacità di accettare il compromesso, discusso e osannato, spaccacurve, spaccambienti, ma dato è certo: il calcio di Zeman diverte, fa spettacolo, sorprende. Il calcio di Zeman è profondamente umano: e dunque perde, perde spesso, ma dando il massimo che sa e che può. Preferisce sacrificare il campione coronato e capriccioso, garanzia del successo apparentemente facile, per il giocatore di cuore, che in campo dall’anima e che forse, davanti a un tifoso, si mette la mano sul cuore prima che nel portafoglio. Il professionismo di Zeman è un altro codice rispetto al calcio attuale: passa per la parola e una stretta di mano, prima che per la firma di un contratto e plotoni di legali a firmarlo. Ad oggi il piacere di una squadra costruita a suo indiscriminato piacere non lo ha avuto: e tuttavia, pur senza il meglio del meglio, il suo calcio commuove, esalta, brucia e spesso ti avvelena, soprattutto quando è a un passo dal trionfo e finisce nel disastro: e tra il trionfo e il disastro passa un filo così sottile che basterebbe un piccolo compromesso, a risolversi in una pietra miliare dei 90 minuti, ma non sarebbe Zeman. La passione di un’idea, a ogni costo. Il sapore della polvere, dell’erba bagnata intorno al campo di una volta. Lo stesso che ci ha iniziato a questa grande passione del tifo.

 

Con Zeman si torna ad essere tifosi, non clienti.

Buon Viaggio Lecce: buon viaggio Mister Zeman, di cuore.

 

"Pretendo che ogni giocatore dia il meglio di se stesso, nel rispetto dell'esigenza di fare spettacolo. Se non vinciamo, nessun dramma. Mi basta che i ragazzi abbiano dato il massimo." (Z.Zeman)

 

 

 


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