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CALCIO - Buon Viaggio Lecce: buon viaggio Mister Zeman |
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Lo
ricordo, quella mattina: inconfondibile, quel viso dai tratti irregolari e
spigolosi, profondi, allungati: colle sue 120 sigarette al secondo, nel breve
spazio dal portone di casa al baretto davanti alla stessa scuola dove i suoi
figli avevano studiato, uno sotto il segno della Lazio, l’altro sotto quello
della Roma. Me lo ricordo, come una stretta al cuore, che la ferita era fresca,
la Roma lo aveva rimpiazzato con Capello, in modo, diciamolo, non proprio
elegante ed erano appena quattro mesi, che se n'era andato via: uscire dal bar,
poi e restarsene a guardare assorto, fumando, come se il tempo fosse fermo. Lo
vidi, e mi sentivo quasi infantile a sentire quel male dentro: la sensazione
quasi dolorosa che qualcosa, con Zeman, finiva per sempre, che un sogno, ben
più grande di una classifica, aveva varcato i confini del calcio per diventare
un valore, un significato. E che la mia squadra, come le precedenti, avevano
perso qualcosa di grande e unico. Quella mattina, senza avere il coraggio di
una parola, che spingeva la gola, fumando con lui a distanza, silenziosa, in un
nodo, che mi saliva agli occhi, lo salutavo, in cuore: forse allora, ho sentito
odore intenso del calcio per l'ultima
volta. Il
calcio è lo sport più bello del mondo: soprattutto per un italiano. Ci
cresciamo, noi, col calcio: siede a tavola con noi, ci accompagna nei cortili
sotto casa, nei piazzali davanti alla chiesa, nei campetti degli oratori, in
televisione, sui muretti della scuola: inizia con una lattina, finisce con i
mondiali, l’estate, in questo Bel Paese dove diventa l’occasione più sentita
del tricolore. Il calcio è, senza dubbio, lo sport più bello del mondo: solo
che con Zeman, questa definizione diventa un perché, un codice morale, una
ragione pulita dentro, per cui
sventolare quella stessa bandiera che sventolo fin da ragazzina, ma facendone
anche il segno profondo e cosciente di una strada coraggiosa, diversa, pulita appunto, in un ambiente che
pulito, certo, non è. Oggi
è il Lecce a dargli nuovamente un campo in serie A. E sono in tanti, tra coloro
che sotto il segno di Zeman hanno lasciato un rimpianto, a prescindere dal tifo,
che seguono questo angolo del campionato, forse, con un interesse diverso. Perché
Zdenek Zeman,
è l’uomo delle grandi battaglie, il Don Chisciotte del calcio
moderno: quando i mulini a vento non hanno nulla di poetico. Di eroico e
inarrivabile, Zeman non ha nulla; quello che lo fa un allenatore unico nel suo
genere è quel suo attraversare la vita che ha scelto pagando di tasca propria
il prezzo di una coerenza integra e coraggiosa, un alto valore educativo dello
sport, una capacità di sacrificio e costanza nel perseguire il risultato con le
proprie forze e senza aiuti troppo cari. Amato, odiato per quella sua
inossidabile incapacità di accettare il compromesso, discusso e osannato,
spaccacurve, spaccambienti, ma dato è certo: il calcio di Zeman diverte, fa
spettacolo, sorprende. Il calcio di Zeman è profondamente umano: e dunque
perde, perde spesso, ma dando il massimo che sa e che può. Preferisce
sacrificare il campione coronato e capriccioso, garanzia del successo
apparentemente facile, per il giocatore di cuore, che in campo dall’anima e che
forse, davanti a un tifoso, si mette la mano sul cuore prima che nel
portafoglio. Il professionismo di Zeman è un altro codice rispetto al calcio
attuale: passa per la parola e una stretta di mano, prima che per la firma di
un contratto e plotoni di legali a firmarlo. Ad oggi il piacere di una squadra
costruita a suo indiscriminato piacere non lo ha avuto: e tuttavia, pur senza
il meglio del meglio, il suo calcio commuove, esalta, brucia e spesso ti
avvelena, soprattutto quando è a un passo dal trionfo e finisce nel disastro: e
tra il trionfo e il disastro passa un filo così sottile che basterebbe un
piccolo compromesso, a risolversi in una pietra miliare dei 90 minuti, ma non
sarebbe Zeman. La passione di un’idea, a ogni costo. Il sapore della polvere,
dell’erba bagnata intorno al campo di una volta. Lo stesso che ci ha iniziato a
questa grande passione del tifo. Con
Zeman si torna ad essere tifosi, non clienti. Buon
Viaggio Lecce: buon viaggio Mister Zeman, di cuore. "Pretendo
che ogni giocatore dia il meglio di se stesso, nel rispetto dell'esigenza di
fare spettacolo. Se non vinciamo, nessun dramma. Mi basta che i ragazzi abbiano
dato il massimo." (Z.Zeman)
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