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Politica da piazza e da banchetto
  
di Maddalena MONGIO'

“Stronzate”

Stronzate”. Non sussultate, non crediate che si voglia cedere all’indulgenza di un linguaggio senza freni come ormai ci hanno abituato reality, diverbi, uso disinvolto del lessico. No, non ci interessa. “Stronzate” è il best seller scritto da Harry G. Frankfurt, pubblicato in Italia da Rizzoli. L’autore è professore emerito di filosofia all’università di Princeton, ha pubblicato opere su Cartesio, Leibniz, e sulle tematiche dell’amore, la necessità, la volontà. La vacuità dei contenuti passa attraverso i giornali, la televisione, la politica, la vacuità dei contenuti è una culla rassicurante per avere successo senza sforzo, per sfruttare furbizia anziché perizia.

“Uno dei tratti salienti della nostra cultura è la quantità di stronzate in circolazione.

Tutti lo sanno. Ciascuno dà il proprio contributo. Tendiamo però a dare per scontata questa situazione.” Come non ripensare a queste parole in una campagna elettorale, ormai al rush finale, segnata dalla protervia, dal blabla, dai rinfacci e dai rimandi? Una campagna elettorale cattiva. Bene. Prima di questo, ancor prima di arrivare a questo scenario, ancor prima di ritenere ragionevoli gli argomenti dell’una e dell’altra parte politica, prima ancora vi è l’imbarazzante verità gridata dal filosofo di Princeton. Essere affogati dalle sciocchezze ha come diretta conseguenza una minor possibilità di interpretare criticamente il contesto nel quale viviamo. Poco male, potrebbe esser detto, se non fosse che solo la capacità di leggere criticamente la realtà ci rende arbitri del nostro destino individuale e collettivo. Come siamo giunti a questo punto? Come è potuto accadere che la politica sia stata trasformata in una piazza di un qualsiasi mercato con l’aggravio di una sostanziale indifferenza verso le regole, il rispetto delle istituzioni, il rispetto dei cittadini che in buona fede e fiduciosi a ogni tornata elettorale affidano il destino della nazione nelle mani dei politici di turno? Come è potuto accadere che il dibattito sia stato avvelenato da una sorta di terrorismo psicologico in cui si agita lo spettro del presunto comunismo pronto a rapinare le tasche della buona borghesia?

In una società che grida continuamente alla democrazia, che in nome di questa democrazia giunge addirittura a sostenere la necessità delle guerre preventive, è comprensibile che le forze politiche dell’una e dell’altra parte non siano capaci di una sintesi democratica delle rispettive posizioni, di una sintesi su cui muovere l’azione di governo senza dover essere ostaggio delle frange più radicali? D’altra parte se il centrodestra agita fantasmi per far leva sull’elettorato più umorale e per rinsaldare le fila dei propri elettori, il centrosinistra ben presta il fianco con le sue proposte che spesso hanno un sapore demagogico e non  costruttivo. Siamo così a uno degli argomenti più ricorrenti, quello sulla cosiddetta patrimoniale ovvero il ripristino della tassa di successione per i grandi patrimoni.

Si narra che in questi giorni, con i sondaggi che danno in vantaggio il centrosinistra, vi sia una fuga di capitali: così ha dichiarato Silvio Berlusconi. La tassa di successione è una tra le più odiate, ma lo scarso senso civico ed etico che si nasconde dietro l’annoso problema della fuga di capitali non rende onore all’Italia. Per un verso questa potrebbe essere ritenuta giusta, come richiesta della collettività di riscuotere un maggior obolo da chi più possiede, ma i patrimoni piccoli o grandi sono costantemente tassati quindi la tassa di successione si profila come una sorta di strumento punitivo verso chi è riuscito a capitalizzare. Non sarebbe più ovvio, più democratico, puntare seriamente alla lotta contro l’evasione fiscale, il lavoro nero, le tante forme di sfruttamento del lavoro? Perché ostinarsi a voler colpire sempre e comunque i beni che sono alla luce del sole? Certo dietro la scarsa propensione a pagare le tasse vi è il mal utilizzo delle risorse: il cittadino paga, ma i servizi che riceve sono scadenti. Non è solo questo, ovvio, ché non bisogna dimenticare quanto sia pesante il carico di tassazione se consideriamo anche le imposte indirette, se consideriamo che queste sono state abbondantemente aumentate per fronteggiare il piccolo ribasso di tasse fatto dall’ultimo governo.

Lavoro, sanità, sicurezza, cultura, equità, sono i cavalli di battaglia di ogni campagna politica, sono le promesse del paese dei balocchi che a ogni tornata elettorale sbrilluccicano da lontano. Così entra in gioco la capacità di leggere e interpretare i fatti e l’azione politica. Tullio De Mauro, noto linguista, nel suo saggio “La cultura degli italiani” spiega come l’arretratezza dell’Italia sia connessa ad un livello di istruzione e cultura non adeguato. Tullio De Mauro ci racconta un’Italia con il 38% di popolazione che non è in grado di scrivere o capire una piccola frase, che sa fare un’addizione ma non una moltiplicazione. “In età adulta le competenze acquisite a scuola, se non vengono esercitate, regrediscono in misura pari a cinque anni di scuola.” Sarà per questo che la tv è sempre più livellata al trash e la politica è sempre più omologata al diverbio e ad enunciati che affermano tutto e nulla al contempo? Sarà per questo che gli italiani distratti dal sogno di una carriera televisiva sono rassegnati e tirano a campare? Sarà per questo che si lasciano umiliare e schiavizzare da Mammuccari rompendosi uova in faccia? A dirla così è una Waterloo che lascia amareggiati e sgomenti a dirla così è una Waterloo che ha bisogno della gente di buona volontà, che ha bisogno della società “pensante” perché vigili, perché svolga la funzione di custode di valori e di controllo dell’azione governativa. In questi giorni, a Lecce, sono stati affissi dei volantini con un appello: “Non abbandonate i bambini nei cassonetti.” Questa, cari politici, è la quotidianità, questa! Di gente che si sente sola, che è sgomenta dinanzi all’enormità della tristezza, che è volenterosa e spera che un appello possa servire a qualcosa, che è rassegnata, che spera in un mondo in cui siano rispettati diritti e doveri e scruta l’orizzonte aspettando un buon equipaggio che faccia ben navigare la sconquassata nave dell’amata Italia.   

 

 


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