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Primavalle, una storia di odio e violenza politica |
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L’Italia, il Belpaese,
dove chiunque può dire quel che vuole con la complicità di giornali e
televisioni, pubbliche o private che siano, dove anche i mascalzoni, quelli
patentati, fanno schizzare l’audience alle stelle e dove probabilmente viene
negato il rispetto ed il silenzio per un dolore mai sopito. Ma mai come in
questo caso si è rivelato necessario dare spazio e tempi televisivi addirittura
ad un killer, Achille Lollo, correo di una strage che negli anni settanta
sconvolse l’Italia per l’efferatezza e la spietatezza con cui fu compiuta. A
più di trent’anni da quel tragico 16 aprile del 1973 tutto, o quasi, si riapre:
indagini, ricostruzioni, processi e condanne. Ma andando con ordine bisogna
spiegare e raccontare cosa accadde in quel tragico giorno degli anni di piombo.
Nei furenti anni 70, anni di lotta e di guerriglia politica, in una Roma
assediata dalle giovani bande di estrema destra e di estrema sinistra, in un
quartiere tradizionalmente rosso, Primavalle, accadde ciò che nemmeno i
partecipanti alle “gesta belliche” presumibilmente avrebbero lontanamente
immaginato. No, non avrebbero immaginato di arrivare a tanto, benchè l’odio
politico fosse giunto a livelli di vero e proprio terrorismo. In via di
Bibbiena, dove viveva la famiglia del netturbino Mario Mattei, segretario della
locale sezione del Movimento Sociale Italiano e conosciuto nell’ambiente di
destra come persona pacata o addirittura moderata, fu compiuta una vera e
propria strage. Un commando di Potere Operaio, formazione extraparlamentare di
sinistra, nel cuore della notte appiccò il fuoco che avrebbe distrutto una
famiglia normale e tutto quel che possedeva: una casa. Achille Lollo, Marino
Clavo e Manlio Grillo, esecutori cinici di un tale ripugnante atto, non hanno
mai pagato. Addirittura vi sono condanne emesse e pene prescritte, non
pagheranno mai. Ma a distanza di 32 anni dai fatti, quei fatti che videro
perire nel fuoco Stefano e Virgilio Mattei di 9 e 22 anni , figli del
segretario missino, colpevoli di appartenere ad una famiglia di destra, il caso
torna prepotentemente agli onori della cronaca, e delle indagini. Si è rotto un
silenzio, un mutuo soccorso e la
complice solidarietà che univa i protagonisti di quella orribile
vicenda. Achille Lollo, dalla sua residenza in Brasile è riuscito a lasciare
sgomenta l’Italia intera. Con affermazioni che definire vigliacche sembra anche
poco ha dichiarato che ad appiccare il fuoco furono gli stessi Mattei, qualcuno
della famiglia. Cercando, in questo modo,
di far passare un attentato omicida in una semplice azione dimostrativa,
peraltro non riuscita. Sgomento e dolore della famiglia, ma anche condanna e
sconfessione da parte di tutto il mondo politico verso queste incredibili
falsità, sono state le reazioni. Ma fra un turbinio di accuse, smentite e
idiozie di varia natura, dalla bocca di Lollo sono uscite esternazioni inattese
che hanno acceso una nuova luce sul caso del
rogo di Primavalle. Allo scadere dei 30 anni concordati tra gli autori
dell’incendio è “naturalmente” concluso il complice silenzio. Si è scoperto,
sempre dalle dichiarazioni di Achille Lollo, che gli organizzatori dell’attentato
erano ben sei e non tre come era dato sapere dalle cronache e dagli atti
giudiziari. Oltre a Grillo, Clavo e allo stesso Lollo, vi erano Diana Perrone,
Paolo Gaeta ed Elisabetta Lecco, a lungo protetti, sempre a suo dire, perché
non semplici proletari ma borghesi, che seppur non compaiano come esecutori
materiali figurano come membri del gruppo romano di Potop e complici. Una novità che non potrà riaprire
il processo per i primi tre che sono stati condannati per omicidio colposo ma
che riapre il caso con accuse di strage per gli ultimi. Ovviamente gli
interessati negano ogni responsabilità, ma si accende una speranza di giustizia che non ridarà nuova vita ai
fratelli Mattei, ma che potrà senz’altro consegnare alla storia del nostro
Paese una verità finora nascosta. Una cruda verità che racconterà, un giorno,
di giovani allo sbando, di giovani in lotta ed entrati nel tunnel del terrore
senza più uscirne. Una verità su una storia di odio e violenza politica. Una
storia che racconterà una inutile strage.
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