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Primavalle, una storia di odio e violenza politica
  
di Gabriele VERGALLO

L’Italia, il Belpaese, dove chiunque può dire quel che vuole con la complicità di giornali e televisioni, pubbliche o private che siano, dove anche i mascalzoni, quelli patentati, fanno schizzare l’audience alle stelle e dove probabilmente viene negato

L’Italia, il Belpaese, dove chiunque può dire quel che vuole con la complicità di giornali e televisioni, pubbliche o private che siano, dove anche i mascalzoni, quelli patentati, fanno schizzare l’audience alle stelle e dove probabilmente viene negato il rispetto ed il silenzio per un dolore mai sopito. Ma mai come in questo caso si è rivelato necessario dare spazio e tempi televisivi addirittura ad un killer, Achille Lollo, correo di una strage che negli anni settanta sconvolse l’Italia per l’efferatezza e la spietatezza con cui fu compiuta. A più di trent’anni da quel tragico 16 aprile del 1973 tutto, o quasi, si riapre: indagini, ricostruzioni, processi e condanne. Ma andando con ordine bisogna spiegare e raccontare cosa accadde in quel tragico giorno degli anni di piombo. Nei furenti anni 70, anni di lotta e di guerriglia politica, in una Roma assediata dalle giovani bande di estrema destra e di estrema sinistra, in un quartiere tradizionalmente rosso, Primavalle, accadde ciò che nemmeno i partecipanti alle “gesta belliche” presumibilmente avrebbero lontanamente immaginato. No, non avrebbero immaginato di arrivare a tanto, benchè l’odio politico fosse giunto a livelli di vero e proprio terrorismo. In via di Bibbiena, dove viveva la famiglia del netturbino Mario Mattei, segretario della locale sezione del Movimento Sociale Italiano e conosciuto nell’ambiente di destra come persona pacata o addirittura moderata, fu compiuta una vera e propria strage. Un commando di Potere Operaio, formazione extraparlamentare di sinistra, nel cuore della notte appiccò il fuoco che avrebbe distrutto una famiglia normale e tutto quel che possedeva: una casa. Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, esecutori cinici di un tale ripugnante atto, non hanno mai pagato. Addirittura vi sono condanne emesse e pene prescritte, non pagheranno mai. Ma a distanza di 32 anni dai fatti, quei fatti che videro perire nel fuoco Stefano e Virgilio Mattei di 9 e 22 anni , figli del segretario missino, colpevoli di appartenere ad una famiglia di destra, il caso torna prepotentemente agli onori della cronaca, e delle indagini. Si è rotto un silenzio, un mutuo soccorso e la  complice solidarietà che univa i protagonisti di quella orribile vicenda. Achille Lollo, dalla sua residenza in Brasile è riuscito a lasciare sgomenta l’Italia intera. Con affermazioni che definire vigliacche sembra anche poco ha dichiarato che ad appiccare il fuoco furono gli stessi Mattei, qualcuno della famiglia. Cercando, in questo modo,  di far passare un attentato omicida in una semplice azione dimostrativa, peraltro non riuscita. Sgomento e dolore della famiglia, ma anche condanna e sconfessione da parte di tutto il mondo politico verso queste incredibili falsità, sono state le reazioni. Ma fra un turbinio di accuse, smentite e idiozie di varia natura, dalla bocca di Lollo sono uscite esternazioni inattese che hanno acceso una nuova luce sul caso del  rogo di Primavalle. Allo scadere dei 30 anni concordati tra gli autori dell’incendio è “naturalmente” concluso il complice silenzio. Si è scoperto, sempre dalle dichiarazioni di Achille Lollo, che gli organizzatori dell’attentato erano ben sei e non tre come era dato sapere dalle cronache e dagli atti giudiziari. Oltre a Grillo, Clavo e allo stesso Lollo, vi erano Diana Perrone, Paolo Gaeta ed Elisabetta Lecco, a lungo protetti, sempre a suo dire, perché non semplici proletari ma borghesi, che seppur non compaiano come esecutori materiali figurano come membri del gruppo romano di Potop e  complici. Una novità che non potrà riaprire il processo per i primi tre che sono stati condannati per omicidio colposo ma che riapre il caso con accuse di strage per gli ultimi. Ovviamente gli interessati negano ogni responsabilità, ma si accende una speranza di  giustizia che non ridarà nuova vita ai fratelli Mattei, ma che potrà senz’altro consegnare alla storia del nostro Paese una verità finora nascosta. Una cruda verità che racconterà, un giorno, di giovani allo sbando, di giovani in lotta ed entrati nel tunnel del terrore senza più uscirne. Una verità su una storia di odio e violenza politica. Una storia che racconterà una inutile strage.    

 

 


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