|
|
|
|
Buon compleanno Don Chisciotte |
|
|
«Questo, o lettore, che tu vedi qui, di faccia aquilina,
di capigliatura castana, di fronte spianata, di occhi vivaci e di naso adunco
ma ben proporzionato, con la barba argentea che appena un vent’anni fa era oro
biondo, con gran baffi e bocca piccola, con non troppi denti, perché ne ha sei
soli ed anche magagnati…è questa, dico, la faccia dell’autore del Don
Chisciotte…Si chiama comunemente Miguel de Cervantes: fu soldato molti anni e
schiavo cinque e mezzo, durante i quali imparò ad aver pazienza nelle
avversità…». Questa è la descrizione che Cervantes fa di se stesso nelle
“Novelle esemplari” del 1613. Nato ad Alcalà, un paese vicino
Madrid nel 1547, trascorse l’infanzia e l’adolescenza in un continuo viaggiare
da una città ad un’altra; nel 1570 giunse a Roma dove si arruolò e, imbarcato a
Messina sulla galera “La Marquesa”, partecipò alla battaglia di Lepanto, 7
ottobre 1571. Trascorse poi due anni (1573-75) a Napoli dove entrò in contatto
con la letteratura italiana contemporanea; ma quando, nel 1575, intraprese il
viaggio di ritorno in Patria, la galera sulla quale viaggiava insieme al
fratello, venne catturata dai corsari. Iniziò così un periodo di prigionia
durante il quale tentò la fuga per ben tre volte e che si concluse dopo cinque
anni, dietro il pagamento di un riscatto. Per uno strano caso del destino uno
dei pirati che catturò Cervantes al largo delle coste di Cadaqués si chiamava
Dalì, lo stesso nome del pittore a noi tutti noto che tre secoli dopo realizzò,
su quelle stesse scogliere, le famose illustrazioni per il capolavoro di
Cervantes. In seguito la sua vita fu molto
meno avventurosa, una routine piuttosto mediocre divisa tra difficoltà
economiche e beghe familiari, una frustrante
realtà nella quale difficilmente Cervantes poteva trovare la
realizzazione alle proprie aspirazioni, ma nello stesso tempo una realtà nella
quale i critici hanno ricercato la genesi e il significato del Don Chisciotte,
nel suo conflitto insanabile tra il reale e l’ideale. Infatti, dal suo ritorno in
Spagna Cervantes accompagnò alle varie e poco fortunate attività, come ad
esempio quella di commissario del vettovagliamento per l’Ivencible Armada o
l’esattore di imposte, quelle letterarie, non solo come “riscatto” psicologico,
ma anche come possibile fonte di guadagno. Così nel 1585 scrisse il romanzo
pastorale “La Galatea” e il 26 settembre del 1604,
dopo aver ricevuto la “aprobación real”, l’autorizzazione del Consiglio reale, ottenne anche il
privilegio con cui poteva dare seguito alla pubblicazione, nel 1605,
delle avventure de “L’ingegnoso hidalgo Don Chisciotte della Mancia”; visto il
largo consenso ottenuto, dopo 24 mesi era già stato tradotto in inglese, iniziò
nel 1610 il secondo Don Chisciotte, morì nel 1616. Ed oggi si festeggiano i 400
anni del Don Chisciotte, una pietra miliare della letteratura mondiale, il
testo più tradotto dopo la Bibbia, che lo stesso Cervantes dichiara essere:
«tutta un’invettiva contro i libri di cavalleria che non mira ad altro che a
distruggere l’autorità e il favore che hanno nel mondo e fra il volgo i libri
di cavalleria». Un capolavoro incentrato sulle peripezie del cavaliere alto,
magro in sella al suo Ronzinante, temerario anche di fronte ai duelli più
improbabili, come i mulini a vento, che non ha mai smesso di deliziare e
conquistare intere generazioni, preso a modello dei tanti ribelli votati alla
“sconfitta”, simbolo di infinite imprese tanto da avere più monumenti di
qualsiasi altro “cavaliere” realmente esistito. Si svolgeranno in ben sette città
dei diversi continenti le più importanti celebrazioni di questo “compleanno”:
Alcalà, la sua città natale, Dallas, Città del Messico, Parigi, Bruxelles, Oran
e San Pietroburgo. In Spagna il quarto centenario è diventato un vero progetto
di Stato: grandi mostre, manifestazioni, pubblicazioni, opere teatrali come “El
retablo de mese Pedro” di Falla, che inaugurerà in Messico il Festival
Cervantino de Guanajuato ed un’esposizione internazionale dedicata agli arazzi
di Don Chisciotte, che farà tappa a Dallas, negli Stati Uniti, e in vari paesi
europei. Inoltre la casa editrice Alfaguara ha pubblicato, in collaborazione
con la “Real Academia de la Lengua”, un’edizione commemorativa dell’opera
originale perché forse non tutti sanno che le versioni che circolano nel mondo
derivano, quasi tutte, dal testo che venne censurato dall’Inquisizione. Non ci rimane che augurare al “Cavaliere dalla Triste Figura”, come fu battezzato dal suo
fido scudiero Sancho, di cavalcare ancora, attraverso i secoli e le mille
disavventure, in sella al suo asino.
|
|
|
|
|