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Crisi sociale e religiosa nel lucido affresco di un’epoca di cambiamenti |
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A volte basta così poco per scrivere un bel libro. Si
potrebbe provare ad accantonare vicende e personaggi che sembrano usciti da un
telefilm imbrillantinato e strappalacrime per scegliere di osservare la realtà -
quella presente o passata, poco importa - con le sue crisi, le debolezze, il
desiderio di riscatto. La ricetta è stata vincente per Luciano Marigo,
scrittore e insegnante di Schio, autore di diversi romanzi, tra cui “Due giorni
con Chiara”, premio selezione Campiello 1979. Proprio “Due giorni con Chiara” è uno di quei bei libri
cui accennavo poco fa, in quanto l’autore ha avuto il coraggio di scrivere
storie di ragazzi come se ne vedono e vivono tante, fra scuola e amori, scontri
familiari e scontri sociali, fede e politica. Il protagonista è Paolo, una nullità, un ragazzo cioè
senza spessore (almeno all’apparenza) con un padre ipocrita e una situazione
familiare precaria. Paolo è stato bocciato, è in crisi di coscienza, ha
abbandonato da tre anni la fede e sente di essere attratto da Chiara, che tutti
chiamano “la cattolica” per il suo improvviso avvicinamento alla Chiesa. Sullo
sfondo una provincia veneta in piena crisi. Dopo il loro primo incontro, Paolo si rende conto che
qualcosa in lui è cambiato, che il tormento interiore per la sua scelta di fede
è un problema rimasto sino ad allora irrisolto. Prosegue così, pagina dopo
pagina, il percorso di formazione che non è solo del personaggio ma anche del
lettore di ogni età, che torna adolescente e rivive le sue scelte, riflette
sulla loro portata in una società in rapida, perenne evoluzione (e
rivoluzione). Il percorso di Paolo tocca le grandi tappe della storia di ogni
uomo: gli amici, l’amore, gli affetti familiari, la politica e il dissidio
religioso che, soprattutto nella seconda parte del libro, assume un ruolo
sempre più centrale. Bellissima, a questo proposito, verso la fine del romanzo,
una frase che testimonia la spontaneità e la grandezza nel dono della religiosità,
soprattutto per un giovane: “…un senso di
stordimento, non euforico né esplodente ma ugualmente penetrante. Di colpo mi
sento liberato: non del mio passato, cioè della mia vita sbagliata ma della
paura di esso. È una cosa semplicissima: ho ritrovato la preghiera, se per
preghiera posso intendere questo umile accoglimento di speranza, questo
soprassedere ai miei timori, questo trovare la forza di fidarmi e aspettare”. Bisogna sottolineare che ci sono parecchi viaggi in
macchina in questo libro, dove il viaggio stesso torna a farsi metafora della
vita, della ricerca, con partenze e ritorni senza meta, senza certezza. Quello
di Paolo, come il nostro, è un viaggio non ancora concluso: egli sa di aver
raggiunto tappe importanti ma ancora non basta. Il viaggio, di questo è certo,
deve svolgersi con qualcuno accanto, con una guida. E alla fine, lasciati
dietro le spalle i momenti di confusione e turbamento, ritrovata la strada
giusta, è rassicurante capire, con una felicità genuina e un po’ infantile, che
la vita è bella anche con i suoi colpi bassi: “Il tempo si ferma, come è giusto che avvenga nei rari momenti della
nostra vita nei quali viviamo tutto quello che ci è possibile vivere”
scrive Marigo. Molteplici i riferimenti alla politica e al fermento di un
periodo di profondi cambiamenti, per cui Giorgio Bàrberi Squarotti, nella nota
al libro, scrive “C’è il dibattito delle
idee, c’è l’atmosfera di anni, quali sono stati e ancora sono i nostri, di
dibattiti, di scontri verbali, di scoperte intellettuali subito diventate
discorsi, discussioni, contraddizioni, fino all’estremo della fatica e alla
dissoluzione di ogni chiarezza in un vortice di parole che presentano sempre
l’ossessiva ambiguità di verità sempre così precarie, così poco definitive”.
E continua, a proposito della fede “Anche
il vangelo, oltre che la rivoluzione, è il termine di una ricerca, qui…”,
una ricerca che comunque sembra avere le premesse per approdare a una certezza.
Seppure con stile ironico e dissacrante, ‘Amor omnia vincit’, ci dice Marigo. È
l’amore che giunge agli uomini da un Dio a sua volta fatto uomo. “Due giorni con Chiara” è un romanzo intenso, che ci parla
di un periodo di storia italiana, di una società che avverte imperante la
necessità di credere – in un Dio, un ideale, una rivoluzione, una contestazione
studentesca - ma è anche un romanzo che ci racconta - semmai l’avessimo
dimenticato – cosa significa essere giovani, disorientati, alla disperata
ricerca di un sostegno.
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