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Le lontane radici dell'Europa cristiana
  
di Rocco SERGI

E’ PROPRIO NECESSARIO MENZIONARE LA RELIGIONE NEL PREAMBOLO DELLA CONVENZIONE EUROPEA DAL MOMENTO CHE LA STESSA EUROPA HA TROP

È proprio necessario menzionare la religione nel preambolo della Convenzione europea dal momento che la stessa Europa ha troppe radici, quali: il cristianesimo, l’ebraismo, l’individualismo borghese, l’illuminismo, il socialismo?

È la domanda, quanto mai attuale riportata su varie testate, con il richiamo anche ai valori della tradizione greca e romana, nonché ai principi di libertà e di eguaglianza della Rivoluzione Francese.

Siamo di fronte ad una divergenza di opinioni che ha certamente condotto alla non citazione dei valori cristiani nel prologo della Convenzione e che ha suscitato delusioni in quasi tutte le nazioni del vecchio continente. Sono considerazioni che invitano alla riflessione e, per taluni, a rileggersi la storia dai primordi dell’Impero d’Occidente e comprenderla quando dalla mitologia si passava alla spiritualità delle forze interiori quale messaggio evangelico affidato da Cristo alla Chiesa.

Il continuo pullulare dei barbari, l’esodo incessante dai deserti arabo-africani e dall’Asia occidentale portarono alla formazione di numerose etnie in cerca di civilizzazione che unitamente a quelle elleniche e romane ne fecero di Roma il centro di una civiltà, e, via via che si consolidò il suo ordinamento, si amalgamò con quello mistico della Chiesa, ovvero del Sacrum Imperium, nato dalle catacombe, primo regno dei martiri, dalle quali si innalzarono i pilastri del suo edificio cui contribuì quell’eretico di Paolo di Tarso persecutore dei cristiani e poi folgorato sulla via per Damasco per ricevere il crisma della santità.

Vi sorse la linfa vitale di una dovizia di popoli che portò a quella europea nata dalla fusione con le genti dell’antica Grecia dislocata ad occidente dopo la disfatta dell’Impero Persiano.

Fu per diversi secoli che l’ordinamento giuridico della Chiesa e quello dell’Impero Romano, che si estendeva sino agli Urali, coincisero e non vi furono più singoli stati- longobardi, visigoti, borgognoni o franco, ma un ente universale con il suo capo incoronato a Roma per mano del Vicario di Cristo dal quale riceveva il crisma della sacralità e della romanità come suggello della legittimità a regnare sui popoli della Europa intera.

E fu da quando la storia aveva voltato pagina, in quel fatidico anno 476, che la Chiesa continuò da sola il suo cammino e a difendere l’occidente ormai urbanizzato fu la sua spiritualità che raccolse il patrimonio civile lasciato da Roma che si incarnò con il nuovo ideale cristiano-cattolico memore dello storico sigillo impresso dall’imperatore Costantino che, nell’anno 313, emanando l’Editto di Milano, dichiarò la religione cristiana quale religione ufficiale dell’impero nella consapevolezza di un fatto dovuto per il martirio plurisecolare subito dai credenti.

Queste sono le radici dell’Europa, dell’Europa cristiana che si ignorano e che il presidente della convenzione non intende degnarsi di menzionarle nel preambolo.

Si paventa, altresì, che la disputa sulla bioetica, sulla clonazione, sulle nuove frontiere della   procreazione, sul controllo delle nascite possano limitare nel futuro, una volta fatto riferimento alla cristianità, la libertà degli europei.

Sono assilli fuori luogo: le nuove frontiere della vita che non si barattano con la fede devono riferirsi ai principi morali senza confinare nell’oblio i sacri precetti.

Ci si chiede: ma perché cancellare quei valori cristiani che hanno costituito il presupposto per un futuro annodato alla concezione universalistica del diritto da quando la Chiesa ha mosso i suoi primi passi ricchi di forza interiore e nello stesso tempo fonte di norme giuridiche, a tal punto da convertire i barbari che imperversavano fino e oltre il Danubio?

L’individualismo borghese, il libero pensiero della ragione illuministica diffusisi in Europa nel diciottesimo secolo, i principi di libertà e di eguaglianza della Rivoluzione Francese non possono far parte delle radici del vecchio continente. Costituivano una filosofia che in nome della ragione e dell’eguaglianza operavano per il predominio borghese della società che aspirava ad accedere al potere politico quale esclusivo monopolio della nobiltà.

Erano messaggi di giustizia che non riguardavano il “popolaccio” abbrutito dall’assillo dei bisogni elementari, ma solo la gente di qualità con lo scopo di staccare l’etica dalla soggezione alla teologia.

Per la Convezione ancora in corso di elaborazione è bene ribadire che l’Europa ha una sola radice senza alcun preteso e voluto richiamo a fatti dei secoli successivi. L’albero è uno solo e si è ramificato secondo gli avvenimenti millenari nei vari periodi di transizione, anche tormentati, con il germogliare dei cattolici, dei protestanti, degli ortodossi, degli anglicani e delle numerose comunità sparse in tutta l’area europea ma conservando le radici della cristianità disseminate perfino nelle regioni balcaniche unico transito attraverso il quale l’Islam ha tentato più volte di penetrarvi con la forza nei secoli per giungere al centro del continente senza mai riuscirvi.

Oggi entra con i lasciapassare, costruisce Moschee e non rispetta la legalità del Paese che lo ospita.

Si pervenga al reciproco rispetto.

Rammentiamo che la Chiesa nella sua istituzione non crollerà mai, da duemila anni è ancora lì. Non è crollata né con gli antipapi né con discutibili pontefici. Le sue radici sono forti e ad essa si sono ispirati nelle varie sue rappresentazioni artistiche sin dai primi secoli scultori, pittori, architetti e letterati e oggi ne ammiriamo i loro capolavori.

Cambieranno le istituzioni sempre alla mercé della politica e delle lotte intestine, ma quell’istituzione voluta da Cristo sarà sempre il piedistallo e la sicurezza per guardare con serenità agli anni a venire.

E, allora, Signori della Convenzione, non basta ispirarsi alle eredità culturali religiose ed umanistiche dell’Europa; occorre sancire senza compromessi, nel preambolo della Costituzione il riferimento alle radici cristiane perché tutte le altre nazioni sappiano che la terra in cui viviamo è stata il santuario della fede in Cristo e che l’Europa intende difendere.

Si abbia l’ardire di farlo, è un richiamo alla storia.

 

 

 

 


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