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Stop ai guardiani dello zelo aziendale |
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Arriva dall’Australia, e più precisamente dal New South
Wales, l’ennesimo segnale d’allarme contro le nuove forme di sorveglianza
elettronica. Questo popoloso stato australiano ha infatti deciso di porre
alcuni paletti all’uso indiscriminato delle tecniche di cybersnooping, una vera
e propria attività di spionaggio perpetrata dai datori di lavoro, che sbirciano
tra le e-mail e le tracce internet dei propri dipendenti senza alcun preavviso. In particolare, da qualche anno si stanno diffondendo
programmi che permettono di contrastare negli uffici la tendenza a bighellonare
per il web. Le cifre in merito sono impressionanti: secondo un sondaggio
compiuto da Vault.com qualche tempo fa, il 90% degli impiegati statunitensi naviga
su siti di intrattenimento durante l’orario di lavoro. Si è affermata, di conseguenza, nei luoghi di lavoro una
preoccupante pratica di controllo. Investigator, ad esempio, è stato uno dei
più discussi guardiani informatici dello zelo aziendale. Questo software,
sviluppato dall’americana WinWhatWhere, non fa altro che osservare e registrare
minuziosamente l’utilizzo del computer da parte dell’ignaro dipendente. Alla
fine della giornata è possibile dare un’occhiata al report quotidiano per
capire quanto l’attività su ogni specifica macchina corrisponda alla necessità
del lavoro oppure allo spasso personale. Le polemiche che questo tipo di occhi indiscreti hanno
sollevato, ha già costretto le aziende a rendere quanto meno nota
l’installazione di simili spie nei computer degli uffici. Permangono comunque molte perplessità in materia.
Attraverso il cybersnooping, possono essere carpiti dati riservati dell’utente,
senza alcuna garanzia per la privacy personale. In Italia, lo statuto dei
lavoratori, come ha ricordato in proposito il Garante Stefano Rodotà, vieta la
raccolta delle informazioni sulle opinioni dei propri lavoratori e la
sorveglianza a distanza senza uno specifico accordo sindacale. Il provvedimento delle autorità australiane sembra sancire
questi stessi diritti alla riservatezza, nel tentativo di impedire che questa
crociata in favore della produttività aziendale di fronte al pc si trasformi
nel concreto proposito di costruire prigioni formato scrivania attorno ad ogni
dipendente.
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