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cinema: TROY

  
di Daniela ESTRAFALLACES

TROY

         Il cinema ha il difficile compito di offrirci immagini e rappresentazioni del mondo reale o del regno fantastico e leggendario che è spesso e generosamente prestato dalla letteratura alla settima arte, studiando un impatto suggestivo, sia che le suddette immagini favoriscano nello spettatore l’insorgere di un sentimento, solo relativamente negativo nel mondo della celluloide, come la paura, lo sdegno e il desiderio di vendetta, sia che inducano, al contrario, a provare sentimenti nobili e idonei a suscitare emozioni estremamente piacevoli, quali l’amore, l’amicizia e il bisogno di immedesimazione nei personaggi che ci vengono proposti.

Questa volta siamo di fronte al caso del leggendario, del mitologico, dell’epico. Al caso della letteratura prestata al cinema con il migliore dei risultati. L’Iliade di Omero rivive a Hollywood in un kolossal non privo di rivisitazioni stilistiche rispetto al poema, ma non per questo meno efficace nella rappresentazione di un mondo mitico ed affascinante. L’Iliade rivive in Troy  di Wolfang Petersen.

Avvalendosi di un cast di star di prima grandezza, tra cui spiccano Achille-Brad Pitt, Ettore-Eric Bana e Paride-Orlando Bloom, il film di Petersen propone una rilettura del poema omerico in chiave più romantica, senza escludere tuttavia un’attenzione maniacale nella cura dei particolari, come si può intuire dalla perfetta ricostruzione dei costumi e delle armi, la cui veridicità storica è straordinaria.

La guerra tra Greci e Troiani, che scoppia a causa del rapimento della bella Elena da parte del principe troiano Paride, consente ancora una volta all’imbattibile Achille di mostrare il proprio valore combattendo per il suo popolo, i Greci, ed infliggendo gravi sconfitte ai Troiani. Achille, interpretato da un Brad Pitt trasformato nel fisico e nello spirito da ore ed ore di estenuanti allenamenti in palestra, non è in questo film un brutale guerriero assetato di sangue, ma un uomo che segue quasi con rassegnazione un destino che è stato scritto per lui; inoltre ama, riamato, la sacerdotessa troiana Briseide.

Ma gli eventi drammatici si susseguono, precipitando gli uomini in una incessante spirale di vendette: Paride sfida Menelao, lo sposo di Elena, con l’intenzione di ucciderlo e di vivere finalmente il suo amore con la giovane donna. Nel corso dello scontro, però, Paride è messo in difficoltà da Menelao e viene salvato dall’intervento del fratello Ettore, che uccide Menelao, alimentando in questo modo l’odio per i Troiani da parte di Agamennone, fratello dell’ucciso.

La battaglia esplode. Le scene di combattimento sono spettacolari e il rumore sinistro prodotto dall’incrociarsi delle spade e dall’infrangersi degli scudi è particolarmente efficace nell’effetto-realtà, soprattutto nello scontro fra Ettore e Achille. Alla fine, quando ormai Troia è perduta a causa dello stratagemma del cavallo di legno, il guerriero Achille ignora totalmente la battaglia per lanciarsi alla ricerca dell’amata Briseide. Riesce a trovarla, ma il destino incombe: Paride sopraggiunge e, nonostante le suppliche della cugina Briseide, uccide Achille trafiggendolo al tallone, il suo punto debole secondo la leggenda.

Troia è caduta, anche se si lascia intravedere la speranza di una rinascita futura nella consegna della spada della città al giovane Enea. Il fato si realizza. Solo nella morte gli eroi raggiungono l’immortalità.

 

 

 


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