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Guerra di manifesti
  
di Gabriele VERGALLO

E così anche lo storico Hotel Risorgimento si rifà il trucco

A Lecce è scoppiata la guerra dei manifesti elettorali. Un problema, quello delle affissioni a pagamento, che sembrava trovare la soluzione nell’ultima, come sempre sorprendente, iniziativa del sindaco di Lecce. Adriana Poli Bortone ha proposto un servizio di affissione dei manifesti elettorali offerto e gestito dal Comune. Una bella trovata considerato che nei collegi leccesi i candidati sono ben 120. E per di più ad un prezzo abbondantemente al di sotto dei costi di mercato. Le cooperative contattate dall’amministrazione comunale, però, hanno espresso la più categorica indisponibilità. La spiegazione del diniego è tanto semplice quanto giustificata. Senza alcuna convenzione con il comune, le imprese guadagnerebbero ben 50 centesimi a  manifesto, a fronte dei 25 centesimi previsti come ricompensa dall’offerta del comune. Ma il Sindaco, determinato come al suo solito, vuole combattere la sua personale battaglia all’abusivismo elettorale. Vuole un servizio che eviti il “soffocamento”, seppur d’immagine, della Città. Una scelta che vuole evitare il ripetersi del consolidato dominio da parte della malavita organizzata nell’affare manifesti. Ma in un momento in cui tutti i candidati, alle amministrative ed alle europee, intensificano le spese propagandistiche, la soluzione ancora non arriva. Ed ecco il perché dei rifiuti delle tante imprese al Comune di Lecce. Senza convenzione né appalti lavorerebbero ugualmente e guadagnerebbero il doppio. Quindi quale soluzione? Sarebbe sufficiente che tutti i candidati spendessero meno danari in propaganda. E, magari impegnassero le proprie energie in programmi elettorali ed in politiche per il territorio.

 

 

 

 


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