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Il dio Fiume, potere di una seduzione millenaria |
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Un affascinante viaggio
inseguendo la sapienza antica della natura, dentro le viscere della terra e nel
pacifico corso del fiume, attraverso la pianura, sondando i secoli. E lo
sguardo che rimane imbrigliato nel grigiore della nebbia, l’atmosfera dolce
amara dell’autunno, l’umidità estiva che penetra la pianura e la sua gente, il
ronzio fastidioso delle zanzare…e il dio della Bassa, il Grande Fiume paziente e
silenzioso, talvolta minaccioso e temuto, ma che a lui, a Guido Mina di
Sospiro, è rimasto nel cuore come il primo amore, come un ricordo troppo caro
per lasciarlo seppellire dal tempo. Perché, in fondo, è stato questo forte
attaccamento per il Po a spingere lo scrittore di antica famiglia aristocratica
d’origine cremonese a stendere “Il fiume”, edito recentemente da Rizzoli. Come
un rispettoso postero che tributa onori ai suoi degni antenati, Guido Mina di
Sospiro non ha solo intrecciato i suoi ricordi alla storia del fiume, ma gli ha
restituito una voce, un respiro, un passato, una vita. È il fiume stesso che
racconta di sé e della sua storia, delle vicissitudini legate al suo corso,
degli amori e delle guerre, dell’amicizia e del dolore …e il lettore rimane
assorto ad ascoltare, come un bimbo incantato dai racconti intorno al fuoco. Lo scrittore, sangue cremonese
ma nato a Buenos Aires e formatosi tra Milano e Pavia, non ancora ventenne volò
verso gli States: inizialmente a Los Angeles, con l’intento di studiare musica
e cinema alla University of Southern California, poi a Miami, dove attualmente
vive con la moglie Stenie e i tre figli adolescenti. Già autore di un altro
romanzo a sfondo naturale, “L’albero” (Rizzoli, 2002), sta per dar vita a un
terzo scritto dedicato all’Etna. Ma Guido Mina di Sospiro, permeato di cultura
americana, non rinuncia alle sue radici, alla bellezza arcana della natura, e
la rievoca con grande incisività, mescolando, in questo corso di parole in
piena, spirito animistico e memoria storica. Il protagonista è, appunto, il
Po, che recupera la sua storia intrecciata a moltissimi altri elementi naturali
e alle vicende degli uomini: gli affluenti, le montagne da cui sgorgano, gli
dei e le dee della mitologia greca, romana e celtica, le ninfe d’acqua, fra cui
anche Salmacis, presente anche sul Tevere della Roma imperiale e sull’Arno
della Firenze rinascimentale, ma anche tutte le creature più caratteristiche
delle fiabe, tra cui gnomi, ondine, angeli e muse e poi uccelli, mammiferi, insetti,
pesci, fino ai personaggi storici più famosi, quali Attila, Carlo Magno,
Leonardo da Vinci, Botticelli, Napoleone, Hitler. Il Grande Fiume, insomma, è
davvero “grande” nella sua antica sapienza, in grado di riproporre, anche con
il tono e i protagonisti tipici della fiaba, tutta la magia e l’universo
giocoso che hanno da sempre animato la fantasia dei bambini; ma il Po si fa
anche spettatore di vicende storiche, mezzo per tradurre il passato e
rispondere alle domande, alle esigenze umane del presente. Ma
tutto questo ha anche il sapore del mito e del mistero che affonda le sue
radici nella classicità, con quella vena personalissima dell’autore che si fa
vero e proprio “amante” della Natura, perché il suo amoreggiare con gli alberi,
accarezzare il vento o baciare le onde sono solo il segnale esterno di una
passione che viene da dentro, profonda. “Il fiume” lascia nel lettore l’orma di realtà e irrealtà:
l’autentica esistenza del Po da una parte e dall’altra l’atmosfera suggestiva
che ancora una volta riporta all’universo fantastico, all’irrazionale, con quel
vago sapore di Tolkien nella vegetazione e nella surrealistica personificazione
del fiume. Eppure compare anche l’infinita tristezza del fiume, perché "La trasformazione voluta dall'uomo e
l'inquinamento gli rendono tutto grigio. Gli esseri spirituali se ne vanno e
rimane solo la grossolana materia". E per un libro del
genere nulla di strano se per la stesura è stata richiesta la consulenza di
studiosi d’esoterismo, fra cui Joscelyn Godwin, d’idrologia padana, grazie a
Virgilio Anselmo dell’Università di Torino e scienziati, fra i quali spicca
Ralph Abraham, uno dei maggiori sostenitori della teoria del caos. Questo libro, bisogna ammetterlo, ci appartiene,
perché gli abitanti della Bassa, nonostante la fortuna di averlo a due passi,
in fondo non sempre sanno ascoltare il nostro Grande Fiume, summa del passato e
del presente di ciascuno. Guido Mina di Sospiro, invece, si è messo ascoltatore
attento e il Po si è confessato, affidando la sua storia al valore eternatore
della parola. Ha raccontato l’epopea di una terra, di un popolo. Lui, il dio
maestoso della pianura padana, è ancora qui che attende un cenno d’amore per
rivelarsi.
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