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Lo "Studente Magliese" |
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Molti,
leggendo il titolo di quest'articolo si chiederanno: "Lo studente
magliese? Chi è costui? Quale giovane avrà avuto tanti meriti da essere
considerato lo studente di Maglie per eccellenza?". Tanti penseranno ad un
modello standardizzato che rappresenta una categoria. Ma la mente di altri
ancora volerà indietro nel tempo, più di cento secoli fa, e ricorderà le pagine
di una rivista intorno alle quali si mossero gli interessi di un'intera provincia. Lo
"Studente magliese", nato nel Liceo Capece di Maglie il 10 febbraio
del 1879, "fu uno dei primi esempi
in Italia di rivista scolastica sorta con finalità pedagociche piuttosto che
strettamente letterarie", afferma il prof. Donato Valli. Desiderio
del direttore, Pietro Pellizzari, era quello di creare una pubblicazione che,
con semplicità, potesse illustrare la cultura del tempo, rivolgendo un
particolare sguardo verso la filologia e la filosofia germanica. Egli,
osservando la gioventù, notò il declino della moralità nei ragazzi dell'epoca e
ne rintracciò le cause nell'influenza che l'orientamento verista e la sua
dottrina esercitava su di loro. Arrivò finanche a denunciare il fatto sul
giornale, scrivendo che tale letteratura, "sotto titolo di umanitaria, s'è assunta la difesa e celebrazione di
tutte le furfanterie, i delitti, le nefandezze più insigni che si sono commesse
e si commettono ancora in seno alla società". La
rivista magliese, formata in totale da quarantuno fascicoli per 1078 pagine, vantava
la presenza, tra i suoi relatori, di personaggi di rilievo nel panorama
culturale di Terra d'Otranto in quegli anni di grandi mutamenti. Tra questi si
alternarono Nicola Ferramosca, Luigi Attanasi, Giovanni Refolo, Giuseppe Moro,
Orlando De Donno e tanti altri, tutti fieri di dichiarare: "Non siamo letterati, anzi tanto aborriamo da
questo titolo; non siamo tampoco filosofi e non scienziati né storici, ma
puramente e semplicemente umilissimi insegnanti", con la voglia di
palesare "l'uomo nella sua interezza". Tra
i nomi su citati, uno spazio maggiore vorrei dedicarlo al De Donno, il quale,
grazie ai suoi studi sul vernacolo magliese, pubblicò diversi articoli
sull'argomento. Destinò molto del suo tempo alla ricerca sul campo,
raccogliendo testimonianze fra la gente ed estrapolando da esse la genuinità di
questa terra e dei suoi abitanti. Successivamente,
anche lo stesso direttore iniziò a coltivare l'interesse per le analisi
dialettologiche e ne pubblicò i risultati proprio sul suo giornale, fornendo le
motivazioni che lo avevano spinto ad accostarsi alla "lingua del
popolo". Fece stampare, inoltre, un'avvincente indagine sull'istruzione
pubblica del paese. Cominciò ad illustrare le "vocazioni varie di ogni singolo alunno", mettendole "in rapporto colle condizioni e colle idee
del paese e cogli interessi particolari delle famiglie". Dopo aver
fatto ciò, concluse che "siamo
ancora assai lontani dall'aver raggiunto l'ultimo limite nell'estensione
dell'istruzione popolare, che le manca un indirizzo sano e positivo e che vi
sono ben altre conquiste a fare oltre quella troppo misera e irrisoria
dell'alfabeto". Lo
"Studente magliese" ebbe un riscontro di pubblico notevole in tutta
la provincia leccese. Il prof. Valli, in un suo libro, ha definito tale
progetto "una vasta opera di studio
e di recupero di un'autentica popolarità". Mi piace molto questa
definizione perché, attraverso poche parole, palesa l'intento di un gruppo di
coraggiosi che si sono battuti per difendere il proprio modo di essere, hanno
"sprovincializzato" le ricerche sul vernacolo e hanno infuso "una ventata di genuina freschezza popolare
sull'incrostazione di tanta retorica scolastica e classicistica"
(D.V.). Sembrava,
quindi, che tutto filasse per il giusto verso, ma presto arrivarono i problemi.
A fine secolo la miseria si sostituì al benessere che aveva caratterizzato i
primi vent'anni dell'esperienza unitaria. In questo clima, anche la letteratura
regredì e con lei regredirono le riviste che avevano dedicato le loro pagine a
poeti, scrittori e intellettuali salentini. La
crisi arrivò presto anche a Maglie, fece il suo ingresso nel Convitto Capece e
bussò alla porta della redazione dello "Studente magliese". Il
direttore non poté far altro che accettare la realtà, seppur dolorosa, e,
nell'aprile del 1884, chiuse per sempre i battenti. Cinque
anni di attività non si potevano buttare via così, in un solo colpo, ma, pur
mettendocela tutta per trovare possibili soluzioni o scappatoie, non ci fu
niente da fare. Solo rassegnarsi. La rivista magliese non pubblicò più neanche
una pagina. Il gruppo di volenterosi insegnanti si sciolse, ma, anche se la
memoria gioca a volte brutti scherzi, non potremo mai dimenticare una delle
pubblicazioni letterarie salentine che, alla fine del XIX secolo, contribuì a divulgare
usi e costumi di un popolo e di una terra che troppo spesso, nonostante il suo
ingente patrimonio artistico e culturale, viene sottovalutata o addirittura
ignorata.
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