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CINEMA - “The Passion” |
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Come ogni sacrosanto anno
l’abbiamo ascoltata e riascoltata, letta e riletta. Forse abbiamo anche tentato
con uno sforzo apprezzabile di immedesimarci in questo evento e, seppure nei
nostri limiti, di riviverlo in noi. E’ la passione di Cristo nelle pagine del
Vangelo, oserei dire il caposaldo della fede cristiana. Ma quanto ci coinvolge,
in realtà? Il rischio di annoiarci, di assuefarci di parole come percosse,
scherno, flagellazione è dietro l’angolo, pronto a divorarci ogniqualvolta
tentiamo un incontro (forse anche autentico) con la Parola di Dio. Poi un film,
“The Passion” di Mel Gibson che, senza dover essere sacralizzato, ci riporta in
una dimensione forse più realistica, all’hinc et nunc storico, alla tragedia di
un corpo martoriato a causa dei nostri peccati…tenendo fede, in linea di
massima, alla narrazione dei Vangeli E’ ovvio che non po E dunque il film. Qualcuno l’ha
trovato trasgressivo, violento, esagerato nella sua crudezza (ma storicamente i
crocifissi erano ridotti così), troppo cruento (e il sangue sì, effettivamente
è davvero tanto…), qualcuno ne è rimasto compiaciuto, soddisfando, forse in
questo aspetto, il suo gusto per le storie di morte. Ma c’è molto di più in
quella che Gibson ha voluto descrivere come la sofferenza pura e semplice di
Cristo (nel film, interpretato da Jim Caviezel) dall’orto degli ulivi alla
crocifissione. E, al di là delle critiche, gli va riconosciuto il merito di
aver messo in scena la verità. La verità più nuda, scomoda, crudele sulla morte
del figlio di Dio, maltrattato come il peggiore dei criminali, schernito come
l’ultimo fra gli ultimi, crocifisso come il peccatore più incallito. Lui in
croce: un’immagine dilaniante, testimonianza d’amore, di sacrificio divino, di
dono estremo di sé, di accettazione, di perdono, di salvezza da una parte. Ma
dall’altra vi è la debolezza, la vigliaccheria, la superbia dell’uomo – ebreo o
romano, non fa differenza. Per questo è un pugno nello stomaco, disorienta lo
spettatore di fronte a una scena che ha sempre immaginato più “sobria”, pacata. Certo, si potrebbe molto
discutere sulle frustate, le percosse, i chiodi, la flagellazione (guardarla
sembra produrre addirittura un dolore fisico nello spettatore), la corona di
spine, ma sarebbe un discorso a vuoto: tutto questo c’è anche nei Vangeli e se
non riusciamo a immedesimarci abbastanza non possiamo nemmeno escludere che la
realtà sia stata molto peggio. Proprio in ogni piaga, in ogni goccia di sangue
c’è, a mio parere, la risposta: Gesù è riuscito a sopportate tutto senza
lamenti, ribellioni, senza morire prima di giungere al calvario come sarebbe
accaduto a chiunque prostrato dalle innumerevoli percosse, perché non era
semplicemente un uomo. La teologia, qui, se era nell’intento del regista, va
ricercata tra le righe. Era necessario che, per rinascere ad una nuova vita, vi
fosse il percorso del dolore; la fede, d’altra parte, non sfugge a questa
logica. Sullo sfondo, magnifiche, Maria
(Maia Morgenstern) e la Maddalena (Monica Bellucci). La sofferenza di Gesù nel
corpo è quella di Maria nell’anima, un dolore intimo e indescrivibile. Accanto,
il demonio (Rosalinda Celentano) in una rappresentazione davvero incredibile,
fuori dagli schemi. Il diavolo non è un essere mostruoso, non spaventa, non
ripugna. Ha quasi le sembianze di un essere umano, si aggira fra le persone,
semina la tentazione mascherandola a verità. Una figura potente e
indimenticabile. La bellezza di questi personaggi sta proprio nel fatto che si
spogliano della loro “aura” di santi, perdono ogni religiosità o
sacralizzazione. Sono semplicemente uomini. Quindi la morte e, nel momento
in cui il Cristo reclina la testa, esanime, una goccia di pioggia cade
dall’alto. E’ la lacrima di un Padre che è sempre stato presente ed ora vela il
suo volto di pianto per la perdita del Figlio. E’ lo sfogo del cielo sulla
meschinità degli uomini. Ed è dolore che muta in perdono. Potrebbe sembrare questo il
momento clou dell’intero film. Che, per qualcuno, non lascia spazio alla
resurrezione. Ma il minuto finale, un solo e intenso minuto, vede Gesù che,
come uno spirito, esce dalle bende e si rialza. Pronto ad uscire. Pronto a
conquistare gli uomini di tutti i tempi, i loro cuori. Non come un eroe, ma
come un Dio che, con il suo sangue di uomo, ha bagnato la terra e l’ha
riscattata.
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