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Enigmatico e controverso Salvador Dalì, grande pittore nel ‘900
“Ho sempre visto quello che gli altri non vedevano; e quello che vedevano loro io non lo vedevo”.

  
di Nicoletta Archilei

“Ho sempre visto quello che gli altri non vedevano e quello che vedevano loro io non lo vedevo”

L’11 maggio del 1904 nasceva a Figueres, in Spagna, Salvador Dalì, uno dei più grandi pittori del XX secolo, una figura sicuramente enigmatica e controversa che lo stesso re Juan Carlos, durante la presentazione delle celebrazioni di questo importante centenario, ha definito: “uno dei pochi artisti del XX secolo che lasciato una traccia visibile nella vita culturale come nella vita sociale”.

A tutti noto come uno dei maggiori esponenti del surrealismo, il movimento artistico e letterario che nacque ufficialmente in Francia nel 1924 con la pubblicazione del “manifeste surréaliste” di André Breton, Dalì non ebbe però un’unica tecnica e il suo stile, che riflette il suo animo poliedrico, creò forse le migliori opere proprio nel surrealismo.

Ma egli non fu solo pittore ma anche scrittore, disegnatore e cineasta. Infatti, mentre frequentava l’Accademia delle Belle Arti a Madrid divenne amico del poeta Federico García Lorca e del regista Luis Buñuel, un sodalizio che negli anni successivi si concretizzò in lavori di scenografia teatrale e cinematografica, come le celebri pellicole “L’âge d’or” e nel 1929 “Un chien andalou”. Proprio quest’ultimo è stato considerato il film più significativo della breve esperienza cinematografica surrealista, si tratta di una successione di scene senza una apparente connessione tra loro che, attraverso le immagini piuttosto violente, provoca un impatto morale sullo spettatore. Tra il 1940 e il 1948 visse a New York e si occupò di moda e “design”, espose al Museum of Modern Art insieme a Mirò e lavorò alle scene del film di Alfred Hitchcok “Io ti salverò”. Rientrato in Europa, nel 1949, continuò la sua attività di scenografo collaborando con Luchino Visconti e nel 1961 venne messo in scena a Venezia il “Ballet de Gala”; a questi impegni si alternarono naturalmente moltissime esposizioni: da New York a Londra, da Parigi a Barcellona; fu davvero un artista a 360 gradi, morì nel 1989 e fu sepolto nella cripta del teatro-museo Dalì a Figueres.

Per tutto il 2004 vedremo brillare il mondo surreale di Dalì attraverso mostre ed incontri che coinvolgono non solo la Spagna ma anche i maggiori Paesi europei e gli Stati Uniti. La più grande e significativa mostra itinerante “Salvador Dalì e la cultura di massa”, metterà in risalto, attraverso 300 opere fra oli, disegni e pellicole, il grande ruolo di precursore che l’artista catalano ebbe con i mezzi di comunicazione, nella moda, nel cinema e nella fotografia. Anche al Palazzo Grassi di Venezia verrà organizzata una esposizione monografica, dall’11 settembre 2004 al 9 gennaio 2005, con oltre 150 oli provenienti dalle collezioni della Fondazione Gala Salvador Dalì, dal Centro Reina Sofia di Madrid e dal Museo Dalì di St.Petersburg in Florida.

Proprio a testimonianza della genialità e della versatilità di Dalì verranno pubblicate, in sei volumi, le sue opere letterarie: racconti, saggi opere teatrali e poesie; il Festival Internazionale di Musica di Peralada metterà in scena i balletti “El sombrero de tres picos” e “El Café de Chinitas” disegnati dall’artista a New York negli anni ’60, ricreandone le scenografie e i costumi.

Lo stesso Dalì scrisse di se stesso: “Faccio cose che mi ispirano una profonda emozione, e tento di dipingerle con onestà, ovvero con esattezza”.

 

 

 

 

 


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