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Terra brindisina, povera landa desolata
Il PD lascia a casa i parlamentari di Brindisi   
di Giuseppe FLORIO

Anche questa volta Brindisi ha dimostrato di meritare la preclara fama di territorio negletto, guadagnata negli anni col favor

Anche questa volta Brindisi ha dimostrato di meritare la preclara fama di territorio negletto, guadagnata negli anni col favore dei diversi regimi che l’hanno governata. Finanche il Partito Democratico, neonato sotto inedite insegne di rinnovamento di valori, modi, contenuti, approcci, è caduto nella medesima trappola, quella di considerare la terra brindisina né più né meno che una landa desolata, una waste land dove ogni arbitrio è concesso.

È accaduto infatti che, in sede di composizione delle liste regionali per le elezioni alla Camera ed al Senato del 13 Aprile,  i parlamentari uscenti espressi dal comprensorio brindisino siano stati o esclusi dagli elenchi o estromessi dal novero statistico dei probabili eletti. Così, il Senatore Gaglione e gli Onorevoli Carbonella e Tomaselli sono stati in un modo o nell’altro accantonati, semplicemente, senza colpo ferire, per favorire questo parlamentare di un’altra zona della Puglia oppure (addirittura) il Tizio o il Caio catapultati da altre regioni. A voler meglio indagare, qualcuno degli oriundi aveva, nel carnet dei propri meriti, quello esclusivo di aver retto con postura impeccabile i manici di qualche borsa gonfia di documenti più spesso inutili. Se l’Onorevole Carbonella doveva essere tralasciato in nome dello sbandierato rinnovamento, avendo egli compiuto un soddisfacente numero di legislature, è pur vero che chi da lassù lo guardava avrebbe dovuto avvisarlo con educazione, e magari chiedergli  il sacrificio.

Qualche ragione in più va ascritta agli altri due. Salvatore Tomaselli era appena al primo mandato, di cui aveva solo consumato uno scorcio a causa della fine anticipata da Mastella: eppure appariva promettente, nelle mille e mille interviste radiotelevisive in cui abilmente scimmiottava il Lider Maximo D’Alema, suo capocorrente e vero detentore delle istruzioni segrete per conservare a dovere gli ispidi mustacchi. Forse l’offeso Onorevole, non potendo ostentare alcuna altra medaglia, è stato seppellito sotto la disonorevole lapide: hic sunt peones. Per il Senatore Gaglione è doveroso un discorso a parte: già valoroso milite di battaglie populiste, aveva guadagnato i fregi di Sottosegretario alla Salute, ma non evidentemente alla Salvezza, né sua né del malconcio partito di cui è freschissimo segretario. Parte allora sotto le peggiori insegne l’avventura politica del Partito Democratico brindisino, a cui qualche anima pia tra i maggiorenti regionali e nazionali ha accreditato i potenti parlamentari Latorre (nato a Fasano e residente sull’Olimpo) e De Castro (le cui origini sanpietrane sono state lestamente cancellate da una densa residenza bolognese). Ovviamente, ciascun riformista di buona volontà sa che non potrà contare su questi ultimi, troppo indaffarati a reggere le sorti dello Stato per accorgersi della propria originaria periferia. Come ogni volta, la volta buona sarà la prossima.

 

 

 


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