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LIBRI/ "Lo scudo di Talos"
Un libro per rivivere il passato degli schiavi e degli eroi

  
di Giorgia CIPELLI

Un libro per rivivere il tempo degli eroi, la gloria invincibile dei “nostri” antenati greci, l’onore e il sangue tributati al

Un libro per rivivere il tempo degli eroi, la gloria invincibile dei “nostri” antenati greci, l’onore e il sangue tributati alla libertà. Valerio Massimo Manfredi, con una serie di romanzi di successo, è riuscito a far risorgere nella nostra epoca (impresa non meno nobile di quelle raccontate nei suoi libri), il mito dell’antichità, restituendo alla storia quell’attualità e umanità insabbiate dai manuali scolastici.

Bisogna ammettere che l’evento storico spesso fa semplicemente da sfondo alla vicenda romanzata, ma forse è proprio nella fusione tra veridicità storica e finzione poetica che sta la carta vincente per catturare il lettore e trasportarlo in uno spazio e in un tempo paralleli.

“Lo scudo di Talos”, edito per la prima volta agli inizi del ‘90, è sicuramente un valido supporto per immergersi nella travagliata storia della Grecia e scoprire i risvolti che portarono alla battaglia delle Termopili, una guerra all’ultimo sangue, sino al sacrificio di tutti gli eroi spartani, contro l’esercito del Gran Re persiano.

In primo piano la vicenda di Talos, condannato alla sofferenza sin da bambino. Poiché il piccolo è nato storpio, il padre, della nobile famiglia dei Kleomenidi, lo abbandona presso il monte Taigeto, dove viene ritrovato e accudito da una famiglia di iloti. Da ora in poi egli è Talos, il lupo, abilissimo nel maneggiare il bastone e le armi, che viva da pastore fra gli altri pastori. La sua vicenda si incrocia, infatti, a quella di Brithos, allevato per diventare un nobile guerriero spartano, fratello, senza saperlo, di Talos lo storpio. Del loro destino gli dei hanno già tutto deciso: i due fratelli si riavvicinano, fino a riconoscersi, prima in modo violento, poi con una complicità fraterna che, però, durerà poco. La gloriosa vittoria di Maratona e la disfatta delle Termopili, l’incertezza di Talos (il cui nome di nascita è Kleidemos) nel scegliere fra seguire il suo destino di eroe spartano, finalmente riconosciuto dal governo della città, o tornare a vivere fra gli iloti, coloro che lo hanno allevato con affetto, permeano tutta la narrazione, fino alla svolta finale, dove la tenacia degli schiavi ha la meglio su una Sparta in decadenza e finalmente gli iloti ottengono la libertà e una terra.

“Lo scudo di Talos” è un romanzo sull’impegno politico e sul desiderio di gloria, che, assieme al coraggio e all’intrepidezza rendono il guerriero un eroe in eterno acclamato dai posteri. Ma è anche un romanzo sull’importanza degli affetti e dei legami familiari.

Manfredi ha la straordinaria capacità di fornire un ritratto lucido e attento del rapporto tra schiavo e signore, come dimostra un dialogo tra l’ilota Talos e il nobile fratello Brithos: “Credi davvero di sapere che la vita è l’unica cosa che mi importa? E come sai della mia vita e di quella della mia gente?… Sai cosa significa servire sempre tacendo, portare il giogo come un animale tutti i giorni, senza speranza di riscatto? Non gli dei ci hanno fatto servi, ma gli uomini, uomini come te…e come me. Domani, forse già in questo momento, interi popoli prosperi e liberi sono fatti schiavi dalla forza inarrestabile degli invasori. Uomini nobili, fieri, coraggiosi, come tuo padre, come te, forse.  Certo, chi nasce incatenato non sa cosa è la libertà, ma anch’egli sa cos’è il coraggio. Un coraggio che tu nemmeno puoi immaginare. Il coraggio di portare ogni giorno un carico più pesante senza curvare le spalle, il coraggio di continuare a vivere per sé, per chi si ama”. Allo stesso modo, viene riscattata la dignità dello schiavo, che non è bestia ma uomo “Solo un uomo – afferma sempre Talos – è capace di sopravvivere, di ridurre al silenzio le grida del cuore, di soffocare la pena, la rivolta, la rabbia, di portare sulle spalle la vergogna, come un carico ripugnante”.

Un libro, quindi, in grado di far riflettere sui cambiamenti della storia, sugli errori e la grandezza di un popolo, affinché ancora oggi, dopo secoli di guerre e tragedie familiari, si possa trarre qualche insegnamento da quanto gli antichi hanno costruito (e a volte distrutto) prima di noi.

 

 

 


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