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Il Ca.Libro/ "L'orologio" di Paolo Vincenti fa "cucù" |
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Si
arricchisce la collana de I poeti de “L’uomo e il mare” fondata da Augusto
Benemeglio e diretta da Maurizio Nocera con il volume di Paolo Vincenti “L’Orologio a cucù (Good times)”
(Gallipoli 2007). Il libro, prefato da Lucino Pagano, con postfazione di
Antonio Lupo e con una nota in quarta di copertina di Maurizio Nocera,
raccoglie in una specie di diario poetico ricordi d’infanzia, pensieri e poesie
intercalate da citazioni provenienti dal mondo della poesia, della canzone, del
cinema (compresi i cartoni animati preferiti durante l’infanzia, da Superman a
Paperino a Barbapapà), motti, frasi di personaggi più o meno celebri compresi
quelli televisivi. Emerge
qui tutto il background culturale di una intera generazione che, nata negli
anni ’70, ha “vissuto la propria gioventù – dice Pagano nella prefazione -
negli anni ottanta, possibilmente davanti al televisore, meglio se ad
intervalli regolari giocando a pallone nei paraggi di casa su un campetto di
erba arsa dal sole.” Sul
filo della memoria Vincenti si fa testimone del suo tempo, dei suoi “Happy Days” (come il serial televisivo
americano col mitico Arthur Fonzarelli in arte Fonzie), satireggiando,
sbeffeggiando, ironizzando, giocando con le parole e le citazioni in un mosaico
variopinto pieno di spunti, argomenti, riflessioni sulla propria esistenza e
sul mondo. Alcuni testi affrontano temi sociali, altri l’amore, l’amore in
tutti i suoi aspetti, anche con parlare esplicito e parrebbe provocatoria la
scelta di scrivere le poesie anziché in colonna a tutta pagina, separando i
versi con delle barre o usando i segni matematici in funzione narrativa come
nella poesia “+ Donna” in cui Vincenti (novello Beetlejuice, alias Spirito Porcello)
si scatena in “calcoli” (è proprio il
caso di chiamarli così) erotici fatti di addizioni e sottrazioni: “Ti aspetto, amore, a braccia aperte nel mio
cuore /… / e invece ti trovo, bianca come una sposa, / e invece come una porca
io ti vorrei / + donna + donna … / … più nuda, la sera / più profonda la
scollatura / + pazza… /… + assurda/… - controllo e + voglia / niente remore e
vergogna / + cuore e cervello /… / ti vorrei più volgare/ … - ermetica / -
naturale…/ … - timida e + spiccia / quando accendi la miccia…”. Prevale
il senso ludico e goliardicamente provocatorio nei testi di Vincenti, le
allusioni amorose o politiche si alternano in un gioco di specchi, di rimandi,
come in un collage, un blob che raccoglie insieme tracce di un’epoca, un
melting pot che fonde rap e Bukovski. Qual
è dunque lo scopo di Vincenti? Scrivere di sé, o come dice lui stesso in
“Scrivere”: “scrivere, scrivere,
partecipare, prendere posizione, … politically correct, … dare un messaggio… Ma
quale messaggio? È questo il punto…” ed allora a salvarci dal messaggio
pubblicitario coi suoi spot ingannevoli ed ammiccanti che imperversano sulla
coscienza di un occidente corrotto e corruttore… “Menomale che ci sono i poeti, la coscienza critica del mondo, a
salvarci da questo perbenismo dilagante e dalla brama di potere, a suonare i
campanelli, a fare le pernacchie e mostrare il culo… che grande responsabilità
i poeti…. Con la caduta del muro e la ridefinizione degli equilibri politici
mondiali è abbastanza difficile dire da che parte stare, … certezze poche e
tanti dubbi, anzi, ….proprio nessuna certezza, … quelle poche volte che ho
creduto di essere arrivato, subito sono caduto…. Ma tanto è tutto un gioco… (o
no?)”. Vincenti
sbeffeggia, motteggia, vuole svegliarci dal torpore; ecco perché è giunta l’ora
in cui il suo orologio” faccia …
“cucù”!
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