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Elezioni comunali, a passo di danza |
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Tra politici pronti a smutandarsi per passare alla piccola
storia dettata dal motto del “purché se ne parli” e politici che si dichiarano
pronti ad accogliere con sputi fieri e alteri la sfida subdola di detrattori occulti, e politici dalla
carezza lesta sulla canuta testa di vecchine al mercato (sempre che sia giunta
l’‘inattesa’ telecamera), e politici che celano la loro innata mestizia con
atteggiamenti di mitezza ponderata per meglio simulare presumibili capacità di
moderatore ossuto, a tanto spettacolare teatrino di danze, talvolta singolari
talaltra ridicole o volgari, si assiste impotenti. Attendiamo che maggio passi e che possa infine liberarci
da tanto fantastiche visioni, di candidati che si sbertucciano tra loro o che
addirittura pagano ogni singolo voto: ... voci maligne dicono cotanta enormità.
Mai s’è visto un voto democratico al soldo! O no? Cosa dobbiamo augurare alle nostre città? Che vinca il
migliore o il più potente? Il più capace a dialogare o il più furbo a simulare?
Il più candido animato di virtù o il più smagato e navigato condottiero? Ad
averne, di figuri fieri! Arriveremmo meno intristiti al maggio che ci attende,
qualunque sia la sorte in dote. Animo, gente. Passerà anche questa fredda primavera. Sono
i cicli del tempo che si dilettano a tempestarci di inedia e mediocrità, quasi
una polverina leggera di pioggia grigia che tutto appaia e rende uguale.
Pioggerella lenta e meschina che ammanta e annega la bigia realtà. Ad averne, di sole vero che riscalda!
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