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Diari di guerra: giovani pugliesi per un’informazione alternativa |
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La stampa alternativa,
quella che vuole dare risalto a fatti che il grande circolo mediatico ufficiale
lascia praticamente sepolti, è in continua espansione, ma ha una visibilità
assai limitata. Si tratta di un circuito chiuso, privo di una cassa di
risonanza realmente efficace. Le notizie “scomode”, quelle che in TV passano
non in seconda, ma addirittura in terza serata e che sulla carta stampata
appaiono, quando ci riescono, senza commento in piccoli trafiletti, riguardano
soprattutto i paesi del Terzo Mondo e i drammi che li dilaniano. La fame, le
malattie, le guerre disturbano il sonno tranquillo dei cittadini e gl’interessi
perversi dei Poteri forti, e in ogni caso il comune sentire li ha relegati
nella categoria dei mali ineluttabili e imbattibili: dunque la “notiziabilità”
delle situazioni di conflitto in paesi più o meno lontani dall’occidente ricco
e civile è uguale a zero. Il bisogno di sapere quello che i canali ufficiali
non dicono ha spinto un gruppo di giovani universitari pugliesi, per lo più
originari di S. Giovanni Rotondo, ma sparsi in varie sedi universitarie
italiane, a costituire un’associazione no
profit, che già nel nome reca il suo scopo. Diari di guerra nasce nel gennaio del 2003 al fine di fornire
informazioni sulle guerre dimenticate attualmente in corso in tutto il mondo.
Il mezzo di comunicazione ufficiale dell’associazione è il sito, www.diaridiguerra.com , gestito dagli
stessi aderenti, circa una ventina, che si dividono spese, con una quota
d’iscrizione, e compiti, da quelli prettamente amministrativi e tecnici, a
quelli di traduzione delle informazioni che giungono direttamente dai luoghi
interessati. Ma gli ideatori escogitano continuamente nuove forme di
divulgazione, incontri e seminari, interviste sulla stampa ufficiale, programmi
radiofonici su emittenti private. Fedeli a uno dei principi ispiratori di
fondo, che una rete d’informazione Tra
i loro desideri ci sarebbe ora quello di inaugurare una sede fisica fissa,
magari proprio a S. Giovanni Rotondo, per costituire un archivio del materiale
raccolto e una piccola biblioteca specializzata.
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