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Furto d’identità, allarme dagli USA
  
di Ottavio Pirelli

La chiamano “Identity theft”, furto d’identità appunto, e, mentre per l’Italia non si hanno dati certi, negli Stati uniti è di

Lo chiamano “Identity Theft”, furto d’identità appunto, e, mentre per l’Italia non si hanno dati certi, negli Stati Uniti è diventato un fenomeno sotto costante controllo. L’incubo di vedersi accreditare sul proprio conto spese mai fatte o trovarsi notificate multe per infrazioni mai compiute, è diventato dal 1990 ad oggi una concreta realtà per 30 milioni di americani. Lo sostiene una ricerca del Privacy & American Business, che tra l’altro stima un aumento dell’81% nell’incidenza del fenomeno tra il 2001 e il 2002.

Il danno economico calcolato dalla Federal Trade Commission è di oltre 50 miliardi di dollari. 47 a danno delle imprese, mentre i consumatori ne hanno sborsati 5 a vario titolo, per cercare di riabilitare la propria posizione. Proprio i truffati sembrano subire il costo più alto, non tanto in termini economici quanto psicologici. L’organizzazione non-profit Identity Theft Resource Center ha sollevato la questione con uno studio effettuato su 173 vittime; dopo due anni il 41% dei truffati non era ancora riuscito a riappropriarsi della propria identità. Molti intervistati hanno paragonato il danno emotivo a quello di un crimine violento.

Nonostante le differenti modalità di sottrazione ed utilizzo illecito dei dati personali, la varietà telematica di questo crimine suscita un superiore allarme. In particolare, sotto accusa sono non tanto i sistemi di transazione via Internet, oramai dotati di protezioni abbastanza sicure, ma la vulnerabilità delle banche dati e la spregiudicatezza e il poco controllo di alcuni organismi che rilasciano e gestiscono carte di credito.

In Italia i furti d’identità non hanno ancora prodotto un’attenzione focalizzata. Un maggiore livello di allerta viene mantenuto in relazione alle clonazioni di carte di credito e al furto dei codici. Secondo un rapporto diffuso da Europay entro il 2005 il numero di queste frodi è destinato a raddoppiare. In Rete infatti per fare acquisti di solito sono richiesti, oltre ai dati personali, semplicemente il numero della carta di credito e la relativa data di scadenza; appropriarsi di queste informazioni, magari attingendo illegalmente a database di società di e-commerce, significa poter comprare on-line accreditando sul conto di un ignaro consumatore, il quale si renderà conto della truffa solo dopo aver letto il proprio estratto conto.

 

 

 

 


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