Nel 1954 la Chiesa dell’Umiltà a
Parabita, sacrario di storiche memorie ormai chiusa al culto da circa mezzo
secolo, subiva un intervento di recupero che, più che abbellirla, la deturpava
irrimediabilmente. Però, nel corso dei lavori, vennero alla luce dei preziosi
dipinti del XV e XVI secolo e, sulla porta principale, comparve un affresco
raffigurante, tra l’altro, la Madonna della Coltura, copia del famoso affresco
del secolo XI, che si venera nel santuario omonimo di Parabita, rinvenuto da un
contadino mentre arava un campo denominato Pane della Corte. Secondo un’antica
leggenda, infatti, il brav’uomo era tutto int
ento ad arare il terreno quando,
all’improvviso, i buoi, giunti ad un certo punto, si fermarono e si
inginocchiarono. Questo accadde più volte;arrivati in quel punto, i buoi
ripetevano lo stesso stano comportamento nonostante le sollecitazioni del
contadino a continuare a lavorare.Alla fine il brav’uomo, incuriosito dallo
stano fenomeno, prese la zappa e si mise a scavare:con grande meraviglia trovò
sotto terra un bel quadro raffigurante la Madonna. Esultante, corse in città
per riferire la notizia e subito fu deciso di trasportare la sacra immagine
nella chiesa parrocchiale, dove fu recata con tutti gli onori e deposta
solennemente. La mattina dopo tutti i fedeli accorsero per adorare l’immagine
della Madonna, ma ai pellegrini esterrefatti l’altare dove era stata deposta la
sacra immagine apparve vuoto. Il quadro fu invece ritrovato nel campo dove era
stato rinvenuto dall’agricoltore e per questo prodigio alla Vergine,
considerata da allora la protettrice dei campi, fu dato il nome di Madonna
della Coltura. Coltura, appunto, da Agricoltura. Sull’affresco ritrovato nella
Chiesa dell’Umiltà era scritto: S. M. De La Cutura. Ma proprio il titolo
originario dell’immagine, Cutura, ha portato alcuni studiosi a mettere in
discussione la derivazione di Cultura dal latino Agri-cultura. Cosimo Caputo,
in un suo scritto, fa derivare Cutura dal greco collura: “La Cutura, dal greco
Kollyra, era il pane che rappresenta Cristo, in Oriente detta anche Madonna
dell’Eleonsa o la Misericordiosa, ma la sua origine, oltre che liturgica, è
storica. Si sa, infatti, che in Oriente una setta di donne, in occasione della
festa della Madonna, si scambiavano tra loro i pani benedetti e per questo
erano dette “donne della setta Colliridione”. Cessato questo rito, si mantenne
però il culto della Madonna sotto il titolo di Collura, che l’uso popolare
trasformò in quello di Cutura. Nel Salento testimonianze di questo culto sono
le rappresentazioni pittoriche nelle chiese di S. Caterina a Galatina, a Nardò
e soprattutto a Parabita.” Questo ci porta alla conclusione che la Madonna di
Parabita è la Madonna della Cutura, cioè del pane, e non dell’agricoltura. Un
altro studioso, il Barrella, nel 1952, nel tentativo di avvicinarsi al titolo
di Coltura, aveva scritto che il monolito era stato ritrovato in una “cuddura”,
dando a questo termine il significato di campo, da cutum= terreno coltivato. E
la strada dove fu ritrovato il monolito secondo la leggenda si chiamava
Contrada Pane perché si praticava il rito del Pane in occasione della festa
della Madonna, che cadeva la seconda domenica di Pasqua, come attualmente cade
la festa della Madonna della Coltura; durante questa festa,vengono distribuiti
dei piccoli pani benedetti, i “panetteddhi”, segnati da una croce, che vengono
esposti dai fedeli sui davanzali delle case di campagna per allontanare la
furia degli elementi. Anche nei versi del poeta Giuseppe Serino (1821-1900)
troviamo il termine “pània”, quindi “pànie”, corrotto in pane, per arrivare a
“paniose glebe” per vischiose zolle. Contrada Pane si trovava sulla via per
Gallipoli ed è infatti su questa strada che ogni anno, in occasione della festa
della Madonna, alcuni giovani corrono il palio, in ricordo dei padri che
corsero su quella stessa strada per vedere la Madonna che quel contadino aveva
trovato. La Contrada Pane della Corte oggi è chiamata Canale Cirlicì. Per
risalire a questo cambio di nome bisogna ricorrere ancora agli studi del
Barrella. Infatti, stando alla leggenda, nella Contrada Pane si doveva trovare
una laura o cripta brasiliana, di cui la Madonna della Cutura sarebbe stata la
“Panaghia Portaìtissa” (la Vergine Portinaia), secondo l’interpretazione data
dal Barrella alle ultime quattro sigle riportate sul monolito: T. O. K. A. ,
cioè “Custodisci, o Madre di Dio, questa Laura del Signore” , in greco. Quindi
la Madonna Portinaia della laura del Signore, Kyriakè, in greco, si sarebbe
corrotta poi in Cirlicì, in contrada detta oggi “Canale Cirlicì”. Non c’è
niente di scientificamente provato in tutto questo, nonostante gli scavi
archeologici e tutte le ricerche compiute, anche dopo il libro di De Bernart,
ad opera di studiosi parabitani e non, ma queste tesi sono comunque suggestive
e queste ricostruzioni esercitano sempre un grande fascino su chiunque voglia
conoscere di più del proprio paese e della propria terra.