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Bossi... e la politica negata |
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Eccoci qua a
parlare di politica. Questa volta la parola è grossa, in quanto è difficile
definire politica le ultime dichiarazioni del leader della Lega Nord, il
“senatur”, l’Umberto nazionale (sic!), insomma il senatore Umberto Bossi,
Ministro per le Riforme Istituzionali dell’attuale Governo Berlusconi. Ma se è
vero come è vero che le sue esternazioni hanno perfino provocato la reazione
del “granitico” Presidente Regionale pugliese, Raffaele Fitto, l’onorevole
europeo Fitto noto per la sua moderazione anche in situazioni molto difficili,
è anche vero che le bordate di Bossi non possono apparire un caso isolato, né è
lecito credere che siano frutto di semplici “perdite di lucidità” del Senatur,
prevedibili e comunque ampiamente documentate da un passato ancora più pesante
e più provocatorio dell’attuale. “Roma è marcia”. Ecco una dichiarazione che
merita sicuramente un certo approfondimento, perché se è vero che la generalità
dell’affermazione grida vendetta a Dio (non fosse altro per l’enorme bagaglio
storico-culturale che Roma ha offerto dall’antichità, fino al sacrificio dei
Partigiani durante la guerra, oppure alle pellicole immortali del Cinema degli
anni sessanta), è vero pure che un certo atteggiamento di assistenzialismo (per
essere buoni) che ha portato agli sprechi di risorse economiche degli anni
ottanta (a vantaggio dei “soliti noti”) l’abbiamo ereditato anche e soprattutto
da certe “abitudini” nate e consolidate tra i palazzi del potere (e non solo)
romani!! Insomma, a
essere buoni, viene voglia di considerare Umberto Bossi come quel bambino della
favola che grida alla folla “Il re è nudo”. Fatto scontato, che però risulta
sconcertante se viene detto per quello che è, senza “se” e senza “ma”. Allora
ecco che le dichiarazioni di Bossi diventano il sale sulla ferita, una ferita
ancora aperta che nessuno fino ad ora si è mai preoccupato di far rimarginare,
ma solo tamponato alla meglio. “L’Italia ha mille problemi che vengono dal
passato, dai democristiani, dai socialisti, dai comunisti, dal pool di Mani
Pulite che hanno frenato la rivoluzione della gente che incalzava e che avrebbe
dato quattro fucilate nella schiena di questi delinquenti” (Bossi). Sono parole
che non hanno bisogno di commenti o spiegazioni, ma sono anche parole che non
meritano di essere analizzate esclusivamente con un sentimento di mera
indignazione o di finto buonismo che tutti (tutti!) ormai alimentiamo e che non
serve proprio a niente per favorire il clima di riforme auspicato. Il Senatur
ha offeso tutti, ha fatto trasalire anche i più moderati, ha attaccato con
forza e senza alcuna protezione “democratica” alle sue parole… ma Bossi ha
anche sollevato il problema. Bossi, Ministro per le Riforme, con rozzezza e
presunzione ha aperto una strada nuova, una strada che non è quella politica,
ma quella più immediata e più efficace: quella della gente comune, quella del
commento schietto e sincero della persona di strada che non ne può più di
questi governi “ladroni”, ma che poi prende il sussidio perché “inabile al
lavoro di operaio”, che “bivacca” tutto il giorno al Bar, o che ogni sera va a
giocare a calcetto con gli amici. Insomma, Bossi ha sollevato le contraddizioni
di un Paese come l’Italia che ha deciso di fare le Riforme senza preoccuparsi
di prendere in esame gli strumenti per realizzarle. Alla luce di queste
considerazioni, ecco che anche delle “enormità”, come quelle dette da Bossi,
prendono una forma diversa e finiscono per essere una emozionante parodia della
vita degli italiani e si trasformano in premonizioni, se a leggerle ci si
interroga sulla condizione psicologica di chi le ascolta. E’ vero
soprattutto, a scanso di equivoci, che chi le ha dette, cioè Umberto Bossi,
rappresenta un partito politico, la Lega Nord, che ha perso molto del suo
slancio “rivoluzionario”, sia per l’ingresso nel Governo attuale e la
partecipazione nei Ministeri chiave, sia anche per la disaffezione inevitabile
di certa parte di elettorato leghista di chiare origini “cattoliche” (quindi
democristiane, o socialiste, ecc… ecc…). La perdita di consensi, individuata
dai leghisti nella disaffezione più o meno conclamata degli elettori moderati
cattolici, può aver indotto quindi la Lega a modificare in corsa la propria
strategia politica e di governo, rilanciando la propria politica verso
posizioni più radicali ed integraliste, posizioni “antiche” quindi, che la Lega
si vede “costretta” a riaffermare con forza e determinazione, per non diventare
un partito dello zero virgola. Nessuna illusione, quindi, sulla sincera idiozia
di certe dichiarazioni di Bossi, ma la constatazione di un movimento tellurico
che, partendo dalla Lega, finirà inevitabilmente per coinvolgere tutti i
partiti della coalizione dell’attuale Governo (i famosi ex di cui sopra). Ma la
straordinarietà della cosa sta proprio in questo. Che Bossi, senza volerlo, sta
facendo un favore proprio ai suoi tanto odiati amici-nemici, proprio quegli ex
di cui tanto si vergogna. Perché alzare i toni e usare il linguaggio del
popolo, in questo preciso momento storico, potrebbe voler dire anche preparare
il “vero” terreno delle Riforme. Quel terreno necessario per istituzionalizzare
finalmente il cambiamento negli italiani. Ma quelle Riforme saranno attuate
dagli “ex” e, di questo passo, siamo certi saranno riusciti (più o meno
elegantemente) ad allontanare proprio colui che, con la sua stupida
predilezione verso la chiarezza, ha favorito le condizioni per attuare il
cambiamento.
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