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Bossi... e la politica negata
  
di Mario FAIULO

BOSSI… QUOTIDIANI

Eccoci qua a parlare di politica. Questa volta la parola è grossa, in quanto è difficile definire politica le ultime dichiarazioni del leader della Lega Nord, il “senatur”, l’Umberto nazionale (sic!), insomma il senatore Umberto Bossi, Ministro per le Riforme Istituzionali dell’attuale Governo Berlusconi. Ma se è vero come è vero che le sue esternazioni hanno perfino provocato la reazione del “granitico” Presidente Regionale pugliese, Raffaele Fitto, l’onorevole europeo Fitto noto per la sua moderazione anche in situazioni molto difficili, è anche vero che le bordate di Bossi non possono apparire un caso isolato, né è lecito credere che siano frutto di semplici “perdite di lucidità” del Senatur, prevedibili e comunque ampiamente documentate da un passato ancora più pesante e più provocatorio dell’attuale. “Roma è marcia”. Ecco una dichiarazione che merita sicuramente un certo approfondimento, perché se è vero che la generalità dell’affermazione grida vendetta a Dio (non fosse altro per l’enorme bagaglio storico-culturale che Roma ha offerto dall’antichità, fino al sacrificio dei Partigiani durante la guerra, oppure alle pellicole immortali del Cinema degli anni sessanta), è vero pure che un certo atteggiamento di assistenzialismo (per essere buoni) che ha portato agli sprechi di risorse economiche degli anni ottanta (a vantaggio dei “soliti noti”) l’abbiamo ereditato anche e soprattutto da certe “abitudini” nate e consolidate tra i palazzi del potere (e non solo) romani!!

Insomma, a essere buoni, viene voglia di considerare Umberto Bossi come quel bambino della favola che grida alla folla “Il re è nudo”. Fatto scontato, che però risulta sconcertante se viene detto per quello che è, senza “se” e senza “ma”. Allora ecco che le dichiarazioni di Bossi diventano il sale sulla ferita, una ferita ancora aperta che nessuno fino ad ora si è mai preoccupato di far rimarginare, ma solo tamponato alla meglio. “L’Italia ha mille problemi che vengono dal passato, dai democristiani, dai socialisti, dai comunisti, dal pool di Mani Pulite che hanno frenato la rivoluzione della gente che incalzava e che avrebbe dato quattro fucilate nella schiena di questi delinquenti” (Bossi). Sono parole che non hanno bisogno di commenti o spiegazioni, ma sono anche parole che non meritano di essere analizzate esclusivamente con un sentimento di mera indignazione o di finto buonismo che tutti (tutti!) ormai alimentiamo e che non serve proprio a niente per favorire il clima di riforme auspicato. Il Senatur ha offeso tutti, ha fatto trasalire anche i più moderati, ha attaccato con forza e senza alcuna protezione “democratica” alle sue parole… ma Bossi ha anche sollevato il problema. Bossi, Ministro per le Riforme, con rozzezza e presunzione ha aperto una strada nuova, una strada che non è quella politica, ma quella più immediata e più efficace: quella della gente comune, quella del commento schietto e sincero della persona di strada che non ne può più di questi governi “ladroni”, ma che poi prende il sussidio perché “inabile al lavoro di operaio”, che “bivacca” tutto il giorno al Bar, o che ogni sera va a giocare a calcetto con gli amici. Insomma, Bossi ha sollevato le contraddizioni di un Paese come l’Italia che ha deciso di fare le Riforme senza preoccuparsi di prendere in esame gli strumenti per realizzarle. Alla luce di queste considerazioni, ecco che anche delle “enormità”, come quelle dette da Bossi, prendono una forma diversa e finiscono per essere una emozionante parodia della vita degli italiani e si trasformano in premonizioni, se a leggerle ci si interroga sulla condizione psicologica di chi le ascolta.

E’ vero soprattutto, a scanso di equivoci, che chi le ha dette, cioè Umberto Bossi, rappresenta un partito politico, la Lega Nord, che ha perso molto del suo slancio “rivoluzionario”, sia per l’ingresso nel Governo attuale e la partecipazione nei Ministeri chiave, sia anche per la disaffezione inevitabile di certa parte di elettorato leghista di chiare origini “cattoliche” (quindi democristiane, o socialiste, ecc… ecc…). La perdita di consensi, individuata dai leghisti nella disaffezione più o meno conclamata degli elettori moderati cattolici, può aver indotto quindi la Lega a modificare in corsa la propria strategia politica e di governo, rilanciando la propria politica verso posizioni più radicali ed integraliste, posizioni “antiche” quindi, che la Lega si vede “costretta” a riaffermare con forza e determinazione, per non diventare un partito dello zero virgola. Nessuna illusione, quindi, sulla sincera idiozia di certe dichiarazioni di Bossi, ma la constatazione di un movimento tellurico che, partendo dalla Lega, finirà inevitabilmente per coinvolgere tutti i partiti della coalizione dell’attuale Governo (i famosi ex di cui sopra). Ma la straordinarietà della cosa sta proprio in questo. Che Bossi, senza volerlo, sta facendo un favore proprio ai suoi tanto odiati amici-nemici, proprio quegli ex di cui tanto si vergogna. Perché alzare i toni e usare il linguaggio del popolo, in questo preciso momento storico, potrebbe voler dire anche preparare il “vero” terreno delle Riforme. Quel terreno necessario per istituzionalizzare finalmente il cambiamento negli italiani. Ma quelle Riforme saranno attuate dagli “ex” e, di questo passo, siamo certi saranno riusciti (più o meno elegantemente) ad allontanare proprio colui che, con la sua stupida predilezione verso la chiarezza, ha favorito le condizioni per attuare il cambiamento.

 

 

 


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