|
|
Eurobarometro: voce comune su energia e clima |
|
Un elenco di numeri, una somma
di percentuali per una risposta alla quale il singolo buon comportamento,
quello giornaliero di ognuno di noi, potrebbe portare il suo contributo. Ma è
sempre più facile e conveniente che tutto sia dettato dall’alto. Allora si
legge che gli effetti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale
preoccupano molto i cittadini europei e che ritengono che un intervento a
livello Ue permetterebbe di affrontare meglio le questioni legate all’energia e
si affidano ad un eurobarometro, un sondaggio che mette a luce le
preoccupazioni dei cittadini in cerca di una risposta comune dell’Unione
europea alle sfide legate all’energia e ai cambiamenti climatici. Il 50% degli europei è molto
preoccupato, il 37% dichiara di essere in qualche modo preoccupato e il livello
di preoccupazione aumenta in maniera significativa nell’Europa meridionale, in
particolare in Spagna, Cipro, Malta e Grecia. Più di otto europei su dieci
(82%) sono ben consapevoli delle conseguenze negative sul clima derivanti dalla
produzione e dal consumo di energia nei loro Paesi. Per la maggioranza dei
cittadini (62%) il modo migliore per affrontare i problemi energetici è
“attraverso misure stabilite a livello Ue”, mentre il 32% è a favore di
provvedimenti stabiliti a livello nazionale. L’83% degli intervistati è
d’accordo perché l’Ue stabilisca una soglia minima di energia prodotta da fonti
rinnovabili negli Stati membri. I cittadini Ue sono inoltre abbastanza sicuri
che nel prossimo decennio si registrerà un aumento significativo dei prezzi
dell’energia a causa dei cambiamenti climatici. Più di sette intervistati su
dieci ritengono che nei prossimi dieci anni sarà necessario modificare i propri
consumi energetici (76%) e che bisognerà installare impianti di riscaldamento,
condizionamento e illuminazione a basso consumo (72%). Quasi due terzi dei
cittadini (65%) ritengono che l’Unione europea sia in una posizione migliore
per negoziare gli approvvigionamenti e i prezzi dell’energia a nome di tutti
gli Stati membri, mentre il 26% degli intervistati preferisce l’azione
indipendente del proprio governo. Gli europei manifestano, infine,
la loro solidarietà: per quasi otto cittadini su dieci, nel caso di
un’improvvisa carenza di petrolio e gas, gli Stati interessati dovrebbero poter
contare sulle riserve degli altri Stati membri, mentre solo il 17% si oppone.
Ma numeri e percentuali e la loro interpretazione a cosa portano? Secondo il
commissario europeo per l’energia, Andris Piebalgs, “questo sondaggio mostra
chiaramente che i cittadini si attendono una risposta comune dell’Unione
europea alle sfide legate all’energia e ai cambiamenti climatici. La
Commissione sta lavorando per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini con
iniziative che porteranno a una politica energetica integrata per l’Europa, che
farà fronte ai cambiamenti climatici e garantirà un approvvigionamento
energetico sostenibile, sicuro e competitivo”. Ma ognuno di noi può metterci
del suo? Del resto i principali fruitori/consumatori siamo noi, per cui
iniziamo a sviluppare e maturare un coscienza del corretto utilizzo. Prevenire
(se mai fossimo ancora in tempo) è meglio che curare. Soprattutto poi se ci
aspettiamo che a proporre la cura siano gli altri. Gli sprechi possono essere
contenuti quando sono ancora tali. Non si può ridurre quello che non c’è più,
non chiediamo una risposta alla Ue ma comportiamoci meglio gestendo
quotidianamente in maniera razionale le risorse, la corsa
all’approvvigionamento non serve a nulla se lasciamo le luci accese e i
rubinetti aperti.
|
|
|