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Dürer, un genio del rinascimento in dialogo con l’Italia |
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Difficilmente il lavoro degli
artisti si compie nel chiuso di uno studio e con altrettanta difficoltà può
comprendersi appieno la loro opera senza districare l’intensa rete di relazioni
ed influenze nella quale essa è immersa. Gli artisti del rinascimento europeo
sono esemplari in questo senso: vivevano in società composite e dinamiche,
caratterizzate da un fermento continuo di guerre e invasioni, con grandi
imperi, piccoli stati e città mercantili sullo sfondo, animate da continui
flussi commerciali, da contrasti religiosi e da una borghesia in ascesa
vertiginosa che si andava affiancando a nobiltà e clero come principale
committente delle produzioni artistiche. In un clima simile operò fra XV e XVI
secolo Albrecht Dürer, uno dei geni universali del rinascimento che, dalla
Norimberga di Federico il Saggio, elettore di Sassonia, viaggiò per tutta
l’Europa, e particolarmente in Italia, divenendo un crocevia di stili e di
tecniche artistiche, che raggiunsero, nella sua opera, vertici impensabili e
che gli guadagnarono commissioni perfino dagli imperatori Massimiliano I e
Carlo V. Alla sua opera di pittore, incisore e xilografo e ai suoi rapporti con
il nostro paese è dedicata la mostra “Dürer e l’Italia”, curata da Kristina
Herrmann Fiore, che dal 10 marzo al 10 giugno sarà accolta nelle sale delle
Scuderie Papali del Quirinale di Roma. All’insegna della reciprocità, la mostra
documenta per la prima volta in modo sistematico come, da una parte, l’incontro
con l’arte italiana di Leopardi, Bellini o Mantegna contribuì alla formazione
della specificità dello stile di Dürer, rendendolo più libero e duttile e meno
legato alla rigidezza del gotico tedesco, mentre dall’altra, attraverso la
diffusione delle sue famose stampe e pubblicazioni, come egli abbia
rappresentato per gli artisti del Cinquecento e del Seicento, da Pontormo a
Caravaggio, una ricca miniera d’ispirazione, diventando uno dei pilastri della
cultura figurativa italiana. I 20 dipinti originali di Dürer,
fra cui la sublime Adorazione dei Magi, i 10 acquerelli, i 33 disegni, e le 58
stampe originali, messi a confronto con altre opere di artisti italiani contribuiscono
a far risaltare quella tela sommersa d’influenze reciproche, di fertile
emulazione e di proficuo dialogo che sempre rende grande la produzione
artistica degli uomini nei periodi di maggiore apertura e curiosità verso le
altre culture.
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