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Italia, allo sbando o verso un cambiamento? |
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Golfino fucsia e voce decisa; sciarpa colorata e sguardo fermo; pendente con perla e sferzate per tutti. È una Poli Bortone con la migliore verve quella che incontriamo per questa lunga intervista in cui non ha risparmiato nessuno: la nuova legge elettorale? Da rifare. Le promesse elettorali? Un modo superficiale di fare politica. Mantovano? Un integralista. La segreteria provinciale? Da riorganizzare. Onorevole, quanto ha inciso la nuova legge
elettorale negli equilibri tra i partiti e nei partiti? Io credo che sia tutto in fieri.
Il maggioritario poteva essere un buon sistema, poi ci siamo ritrovati in
Parlamento con quaranta sigle di partiti e partitini e quindi quel processo che
doveva essere di concentrazione intorno a due poli che si alternano, così come
è nelle democrazie occidentali ormai da tanto tempo, in effetti quel processo
non ha prodotto gli effetti voluti. Probabilmente in Italia il discorso del
proporzionale non è mai passato completamente in termini di cultura politica,
quindi si è pensato di tornare a una forma di proporzionale molto anomala, sul
modello toscano, che tuttavia è attenuato dalle primarie, ma a livello
nazionale di primarie ancora non si parla e, non sapendo come affrontare questa questione, ci troviamo di
fronte a un ibrido. Le parlo con molta sincerità di quello che penso del
sistema elettorale. I partiti hanno pensato che una soglia di barrage del 2 e
del 3%, a seconda che si tratti della Camera o del Senato, possa essere un
primo filtro per individuare delle compagini che abbiano una certa consistenza
e significazione. Al fondo la necessità di ridarsi un’identità, è il dibattito
di questi giorni. Crollate le ideologie i partiti apparivano omologati, ora
ognuno sta cercando di riappropriarsi della propria cultura politica e quindi
dell’espressione programmatica del partito stesso. Si sta cercando di trovare
dei valori di riferimento pur nelle difficoltà conseguenti dalla collocazione
dei cattolici, a mio parere, molto anomala. Già da tempo sostenevo, nel mio
partito, la necessità di ritrovare valori identitari. Vi è stato un momento in
cui la linea di AN non era chiara, non si capiva se fosse un partito di destra
o centro. Oggi nell’ultima conferenza programmatica si è posto l’accento su
identità e futuro. Già dal 1998 sostenevo che la destra in Italia poteva vivere
in termini politici solo se avesse mantenuto la sua identità. Oggi la mia
sintesi è stata assorbita e condivisa dal mio partito. E gli equilibri nei partiti? È tutto da verificare sul campo.
Il fatto che non ci sia la preferenza, in un sistema proporzionale, crea delle
fasce di scontento perché non si è avuto il tempo di metabolizzare il sistema e
comprendere che oggi stiamo attraversando un’ulteriore fase di transizione
della politica italiana per tentare di trovare quella stabilità che in termini
di tempo quest’ultimo governo certamente ha dato, ma non sono mancate delle
forti fibrillazione interne che ne hanno paralizzato l’attività. Non so cosa riuscirà a produrre effettivamente
questo sistema perché degli scontenti certamente ci saranno e una grossa
apertura alla società civile non mi pare che in sostanza ci sia in nessun
partito, neppure a sinistra che pure aveva garantito un ricambio politico. In
realtà nessuno è mai carnefice di se stesso e quindi i deputati e i senatori
che si sono votati questa legge hanno, anche legittimamente, preteso di
rimanere nelle liste e naturalmente nella lista bloccata. Onorevole, dopo Mani Pulite i partiti avevano fatto un passo indietro
sulla spinta di una opinione pubblica che non intendeva più sostenere un certo
modo di fare politica… C’era l’opinione pubblica, ma
anche un Presidente della Repubblica che riteneva fosse giunto il momento del
ricambio epocale della politica. Da una parte c’era la magistratura, dall’altra
la più alta istituzione che riteneva la sinistra potesse governare. È vero i
partiti si tirarono indietro, ma furono costretti perché i due partiti che sino
a quel momento avevano retto il consociativismo erano ingombranti per una
sinistra che doveva andare al governo, parlo della DC e del PSI che
permettevano alla sinistra di avere funzioni di sottogoverno, ma non
permettevano che il PCI andasse al governo. Quindi ci fu una spinta concentrica
da più parti e fu determinante la volontà del Capo dello Stato che spinse per
le elezioni senza fare grandi consultazioni. La distanza storica da quegli avvenimenti, induce i partiti a
pretendere nuovamente una forza e un ruolo centrale? Secondo me i partiti lo stanno
facendo, ma ben consci che è un meccanismo a orologeria perché credo che ormai tutti siamo ben
convinti, dall’una e dall’altra parte, che la prossima legislatura sarà breve,
non potrà durare cinque anni. Ritengo che la vittoria della CDL o dell’UNIONE
sarà di misura e quindi gli equilibri abbastanza instabili. Presumo che un
percorso comune potrebbe essere quello di convergere sul Presidente della
Repubblica e su una riforma elettorale condivisa è un po’ più ponderata.
Quindi, secondo me, si sono dati dei tempi e si sono riservati uno spazio di
maggiore presenza dei partiti. Oggi i partiti si sono scelti i personaggi che
vogliono presenti alla Camera e al Senato per portare a termine un percorso che
dovrà cambiare anche gli assetti. DS e Margherita andranno assieme nella
prossima campagna elettorale, nel centrodestra si lavorerà ad un partito sul
modello del partito popolare europeo, ma per fare questo occorrerà stabilire
delle regole più chiare e più condivise di quanto non siano state in questo
momento. E la spina nel fianco dei centristi? Eh! I centristi sono la spina
nel fianco o il dubbio l’anomalia come io sostengo. Perché i centristi oggi si
stanno adoperando affinché in caso di parità si possa fare un bel governo di
centro mettendosi d’accordo con la destra estrema per i valori e per
l’operatività con la sinistra estrema. Questo a loro andrebbe benissimo. Stanno
vivendo una forma di ambiguità da cui bisogna avere la forza di farli uscire.
Non si può essere cattolici e poi assumersi la responsabilità di scelte che con
il cattolicesimo non hanno nulla a che fare o devono essere più responsabili e
dire che sono cattolici di facciata. Io mi chiedo come possa la Margherita
condividere espressioni come “magistero francese” e “manuale di
anticlericalismo”che sono, legittimamente, sostenute dai Radicali. Loro lo hanno
detto chiaramente: nei primi cento giorni vorranno rivedere il Concordato,
separare i beni della Chiesa da quelli dello Stato, non ammettono assolutamente
quelle che ritengono ingerenze della Chiesa e che io al contrario ritengo
libertà di espressione. Onorevole, la nuova legge elettorale verticalizza il rapporto tra
politica e territorio. Come può conciliarsi con le posizioni della Lega che al
contrario afferma la necessità di riportare ai territori le competenze e la
gestione del territorio stesso? Mah! La Lega non ha fatto altro
che spingere in senso più chiaro rispetto a una forma di federalismo imperfetto
voluto dal centrosinistra. D’altra parte non ricordiamo mai, in questi giorni
di effervescente dibattito politico, che la Lega è quella che ha consentito
alla sinistra di governare. Io ricordo benissimo quello che mi disse Bassanini.
Già il 7 luglio del ’94 la sinistra aveva avuto contatti con la Lega per far
cadere il governo. Quindi la Lega non è influente quando ottiene la devolution
con il centrodestra, perché un elemento di convergenza con la sinistra è stato
proprio il federalismo. Il
centrosinistra per indulgere alle
richieste della Lega cancellò anche il concetto di unità nazionale che il
centrodestra ha riproposto perché
teniamo a questo valore. Le decisioni ultime sulle candidature sono nelle mani delle segreterie
nazionali, quanto contano le realtà locali? Nel mio partito abbiamo deciso
di indicare solo i capolista e per il resto delegare al Presidente del partito,
ma il territorio ha contato. Come esecutivo regionale abbiamo indicato una
serie di criteri: la rappresentanza territoriale, il ricambio per coloro che
hanno fatto più legislature, il consenso elettorale, la presenza di donne e
giovani, l’apertura alla società civile. Insomma il Presidente ha avuto un
delega, ma vincolata dai criteri. Onorevole, prima accennava ai programmi. Questa campagna elettorale si
è aperta con il gioco al rialzo. Prima Berlusconi con la sua promessa di un
milione di posti di lavoro; quindi Prodi ha rilanciato con l’assegno di € 2.500
per le famiglie; Berlusconi raddoppia il piatto con la carta d’oro per i
pensionati. Quasi un restyling da Prima Repubblica con tante promesse e uno
sguardo distratto ai programmi. Berlusconi è uno che rilancia,
così facendo la sinistra lo invita a nozze. A me non piace questo modo di
affrontare la campagna elettorale, preferisco parlare di progetti anche se è
più difficile farsi capire dall’elettorato con meno strumenti di
interpretazione critica. Bisognerebbe essere meno superficiali con le battute
elettorali, lo so che dico una cosa pesante, e molto più seri con l’elettorato
che dopo cinque anni misura che cosa davvero si è dato e cosa non si è potuto
dare. Tenendo conto che siamo in una congiuntura difficilissima dalla quale non
si riesce a venire fuori, non è un problema di governo di centrodestra o di
centrosinistra. In tutto il mondo c’è una congiuntura negativa che influisce
pesantemente in Europa. Quando parliamo della concorrenza cinese dimentichiamo
che Prodi da Presidente della Commissione Europea ha sottoscritto un accordo
quadro con la Cina e subito dopo, già nel ’03, in Europa un milione di posti di
lavoro è stato perso nel settore calzaturiero. C’è la crisi dell’energia. In
Italia si fece una scelta, condizionata dai verdi che non volevano il nucleare.
Oggi dobbiamo affrontare l’aumento dei prezzi energetici, con il conseguente
effetto sul costo della vita, comprando all’estero l’energia e sperando che
Putin non ci chiuda i rubinetti. Il gioco al rialzo è una politica di basso
profilo, sia a destra che a sinistra, dobbiamo partire dalle cose reali che si
possono fare. Se qualcuno afferma che darà 2.500 euro, a ogni bambino che
nascerà sino al compimento dei tre anni, dovrà pur trovare le risorse
finanziare! E non mi pare che di risorse ce ne siano tante, quel che oggi
facciamo per lo sviluppo del territorio è reso possibile dalle risorse
comunitarie. L’altra possibilità è aumentare le tasse ai cittadini, ma vuol
dire togliere da una parte per dare a un’altra. Dovremmo a questo punto pensare
a nuove tasse? L’ANCI da tempo chiede le tasse di scopo, cioè una tassazione ad
hoc per un preciso obiettivo, ma sono denari che si chiedono ai cittadini!
Oggi, nella situazione economica generale, possiamo chiedere ulteriori sacrifici
in termini di tasse? Credo proprio di no! Sicuramente avrà avuto modo di essere informata sulla sentenza della
Corte di Cassazione riguardo alla ragazzina vittima di violenza sessuale. I
giudici della Suprema Corte hanno ritenuto di riconoscere a quest’uomo le
attenuanti di legge in quanto la ragazza già matura sessualmente avendo avuto
svariate esperienze sessuali. In altri tempi e in altri anni si sarebbero
infiammate le piazze, oggi il dibattito si è risolto con un po’ di articoli sui
giornali. È noto che i ragazzi hanno
rapporti sessuali completi già a tredici, quattordici anni. Forse per questo
nessuno o pochi hanno reagito a una sentenza che sottolinea quest’aspetto.
Certo la dignità della persona dovrebbe essere un valore assoluto, ma quante volte
la dignità della persona non viene scalfita? E quante volte non c’è una
reazione così come doveva esserci? Neppure le femministe hanno reagito. Tutto
cade nell’indifferenza, ecco perché è necessario un impegno sia a destra che a
sinistra per il recupero di valori di riferimento. Ma non basta! È la gente
comune che deve recuperare i suoi valori forti: la famiglia è in crisi, la
scuola vive una stagione di travagli interni. Forse questa è una conseguenza
del crollo delle ideologie che in sé avevano valori forti. Onorevole, guardando alle cose che ci riguardano da vicino, nei giorni
passati la scena è stata occupata interamente dalle diatribe interne ad AN.
Quali sono i motivi di distanza politica tra queste due correnti, se così
possiamo definirle, l’area Mantovano e l’area Poli Bortone. Credo che sia più che altro un
modo differente di fare politica. Io, ovviamente anche per motivi di differenza
d’età con Mantovano, ho affrontato quarant’anni di passioni e battaglie
politiche. Per noi, militanti della politica,
l’unico obiettivo era lavorare per il partito che, all’epoca, era un partito
escluso dall’arco costituzionale quindi le passioni erano più forti. Non c’era
il dibattito su chi doveva candidarsi, su chi era capolista, su chi era
secondo, non era possibile che un giovane chiedesse di andare in una lista se
non per fare da tappabuchi. Eppure si combatteva ugualmente, oggi si fanno i
calcoli. È un diverso modo di fare politica. Mantovano è nel partito dal ‘96
quando il MSI non c’era più e ha vissuto e vive una diversa stagione politica.
Io ho vissuto tutte le stagioni e tutte le battaglie, quando affrontavo un
concorso universitario sapevo che sarei stata esclusa per un peccato ab
origine, ma ho voluto fare un percorso “d’assalto” in un ambiente dichiaratamente
ostile quale quello universitario. Quindi io e Mantovano abbiamo un bagaglio di
esperienze assolutamente diverse. Io non chiudo mai la porta a nessuno, non
sono un’integralista, Mantovano lo è, anche sotto l’aspetto della cultura
religiosa. Sono cattolica, ma so bene che si può anche peccare e tornare
indietro. Sulla difesa della famiglia, la battaglia sulla droga, la battaglia
per la dignità della persona con Mantovano siamo in sintonia, ma affrontiamo in
modo diverso le questioni: io soft, anche se decisa, lui in modo escludente,
chiudendo anche a chi potrebbe ritrovarsi nella nostra area politica. Nei giorni della bufera si vociferava che dietro la famosa lettera
contro Saverio Congedo ci fosse un Deus chiamato Poli Bortone. Io non ho fatto alcuna battaglia
contro Erio Congedo. Le rivelo che ero a Roma per incontrarmi con Fini e ho
letto queste affermazioni. Telefonai a Lecce per farmi inviare questa lettera
per fax che giunse presso lo studio dell’On. Patarino. Ho consegnato questa
lettera a Fini a cui era stato consegnato unicamente il comunicato stampa che
Mantovano aveva fatto contro di me e Fini, devo dire, era sconcertato. La
lettera, che io non ho mai sollecitata, è una forte critica mossa dai circoli,
vi è un elenco di circoli chiusi da tempo, di circoli commissariati da tempo,
di persone a cui non è stata rinnovata la tessera, persone che volevano
dirimere questioni locali e la federazioni non era stata attiva. È la
Federazione che più ha perduto alle campagna regionali, noi avevamo tre
consiglieri regionali e ne è stato eletto solo uno che per altro è il
segretario provinciale del partito. Quindi la gente si chiede come possiamo noi
riprendere terreno. Ritiene necessario un nuovo corso? Da coordinatore regionale mi
chiedo come possiamo riprendere terreno se non mettiamo a posto queste cose. La
Federazione di Lecce, non collabora, questo si diceva, anzi si chiude sempre
più in se stessa quasi bastasse l’elezione del segretario provinciale a
consigliere regionale per ritenere che tutta vada bene. Non è così! Caprarica,
Cutrofiano, Melendugno, Presicce, Acquarica, sono tanti i comuni che chiedono
un rapporto più diretto con i vertici provinciali. È necessaria una presa di
coscienza e riorganizzare le diverse
anime che sempre ci sono state nel partito. Sino a qualche anno addietro, pur
nella diversità delle posizioni, abbiamo comunque lavorato per la crescita del
partito ottenendo risultati importanti, non dimentichiamo che siamo partiti dal
2%. Quando ho lavorato alle liste regionali sono riuscita ad avere eletti 5
parlamentari su 5. Oggi siamo partito di governo e abbiamo risultati risicati. Se
i circoli, dopo aver parlato più volte con il segretario provinciale, prendono
carta e penna e scrivono preoccupati bisogna prenderne atto. Io ne avrei preso
atto già al termine della campagna per le regionali e non è polemica! Le stesse
persone che sono oggi in Federazione sono le stesse che costrinsero l’avvocato
Marasco a rassegnare le dimissioni perché si era perso circa l’1%. Oggi le
percentuali sono più pesanti, ma nessuno si è fatto carico di questo. Dimissioni si, dimissioni no e poi il peso elettorale dell’Onorevole
Poli Bortone non ha spostato l’ago della bilancia negli equilibri del partito. Gli equilibri di partito sono
stati ridisegnati in questi giorni, così come sono stati ridisegnati quando c’è
stato il cambio alla segreteria regionale. Io e altri colleghi, abbiamo sempre
detto di essere disponibili per questa campagna elettorale, anche perché i miei
risultati elettorali, basta pensare che nelle elezioni ‘04 ho avuto centomila
preferenze, non erano da sottovalutare. L’incarico che mi era stato dato come
coordinatrice era di mettermi a disposizione. Lavorando alle candidature avevo
bisogno della certezza che avrei convinto Divella, la moglie di Tatarella, il
Presidente di una associazione che ha ottomila iscritti, e via di seguito.
Quando ho avuto tranquillità di una lista forte ho sciolto con anticipo la mia
riserva. Ho avuto pressioni grandi e piccole per rimanere. Vittoria del centrodestra. È possibile un incarico
importante? Nulla da escludere. Al momento
le certezze sono queste, sino al 2007 farò il Sindaco e sino al 2009 il
deputato europeo. Mario De Cristofaro, a parer suo, può rappresentare
le ragioni politiche di tutta la CDL? Questo
deve chiederlo alla segreteria provinciale.
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