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Italia, allo sbando o verso un cambiamento?
A tutto campo Adriana Poli Bortonenella lunga intervista rilasciata ad Euromediterraneo   
di Maddalena MONGIO'

Ci si domanda, quanto ha inciso la nuova legge elettorale negli equilibri tra i partiti e nei partiti

Golfino fucsia e voce decisa; sciarpa colorata e sguardo fermo; pendente con perla e sferzate per tutti. È una  Poli Bortone con la migliore verve quella che incontriamo per questa lunga intervista in cui non ha risparmiato nessuno: la nuova legge elettorale? Da rifare. Le promesse elettorali? Un  modo superficiale di fare politica. Mantovano?  Un integralista. La segreteria provinciale? Da riorganizzare.

Onorevole, quanto ha inciso la nuova legge elettorale negli equilibri tra i partiti e nei partiti?

Io credo che sia tutto in fieri. Il maggioritario poteva essere un buon sistema, poi ci siamo ritrovati in Parlamento con quaranta sigle di partiti e partitini e quindi quel processo che doveva essere di concentrazione intorno a due poli che si alternano, così come è nelle democrazie occidentali ormai da tanto tempo, in effetti quel processo non ha prodotto gli effetti voluti. Probabilmente in Italia il discorso del proporzionale non è mai passato completamente in termini di cultura politica, quindi si è pensato di tornare a una forma di proporzionale molto anomala, sul modello toscano, che tuttavia è attenuato dalle primarie, ma a livello nazionale di primarie ancora non si parla e, non sapendo come  affrontare questa questione, ci troviamo di fronte a un ibrido. Le parlo con molta sincerità di quello che penso del sistema elettorale. I partiti hanno pensato che una soglia di barrage del 2 e del 3%, a seconda che si tratti della Camera o del Senato, possa essere un primo filtro per individuare delle compagini che abbiano una certa consistenza e significazione. Al fondo la necessità di ridarsi un’identità, è il dibattito di questi giorni. Crollate le ideologie i partiti apparivano omologati, ora ognuno sta cercando di riappropriarsi della propria cultura politica e quindi dell’espressione programmatica del partito stesso. Si sta cercando di trovare dei valori di riferimento pur nelle difficoltà conseguenti dalla collocazione dei cattolici, a mio parere, molto anomala. Già da tempo sostenevo, nel mio partito, la necessità di ritrovare valori identitari. Vi è stato un momento in cui la linea di AN non era chiara, non si capiva se fosse un partito di destra o centro. Oggi nell’ultima conferenza programmatica si è posto l’accento su identità e futuro. Già dal 1998 sostenevo che la destra in Italia poteva vivere in termini politici solo se avesse mantenuto la sua identità. Oggi la mia sintesi è stata assorbita e condivisa dal mio partito.

E gli equilibri nei partiti?

È tutto da verificare sul campo. Il fatto che non ci sia la preferenza, in un sistema proporzionale, crea delle fasce di scontento perché non si è avuto il tempo di metabolizzare il sistema e comprendere che oggi stiamo attraversando un’ulteriore fase di transizione della politica italiana per tentare di trovare quella stabilità che in termini di tempo quest’ultimo governo certamente ha dato, ma non sono mancate delle forti fibrillazione interne che ne hanno paralizzato l’attività.  Non so cosa riuscirà a produrre effettivamente questo sistema perché degli scontenti certamente ci saranno e una grossa apertura alla società civile non mi pare che in sostanza ci sia in nessun partito, neppure a sinistra che pure aveva garantito un ricambio politico. In realtà nessuno è mai carnefice di se stesso e quindi i deputati e i senatori che si sono votati questa legge hanno, anche legittimamente, preteso di rimanere nelle liste e naturalmente nella lista bloccata.

Onorevole, dopo Mani Pulite i partiti avevano fatto un passo indietro sulla spinta di una opinione pubblica che non intendeva più sostenere un certo modo di fare politica…

C’era l’opinione pubblica, ma anche un Presidente della Repubblica che riteneva fosse giunto il momento del ricambio epocale della politica. Da una parte c’era la magistratura, dall’altra la più alta istituzione che riteneva la sinistra potesse governare. È vero i partiti si tirarono indietro, ma furono costretti perché i due partiti che sino a quel momento avevano retto il consociativismo erano ingombranti per una sinistra che doveva andare al governo, parlo della DC e del PSI che permettevano alla sinistra di avere funzioni di sottogoverno, ma non permettevano che il PCI andasse al governo. Quindi ci fu una spinta concentrica da più parti e fu determinante la volontà del Capo dello Stato che spinse per le elezioni senza fare grandi consultazioni.

La distanza storica da quegli avvenimenti, induce i partiti a pretendere nuovamente una forza e un ruolo centrale?

Secondo me i partiti lo stanno facendo, ma ben consci che è un meccanismo a orologeria  perché credo che ormai tutti siamo ben convinti, dall’una e dall’altra parte, che la prossima legislatura sarà breve, non potrà durare cinque anni. Ritengo che la vittoria della CDL o dell’UNIONE sarà di misura e quindi gli equilibri abbastanza instabili. Presumo che un percorso comune potrebbe essere quello di convergere sul Presidente della Repubblica e su una riforma elettorale condivisa è un po’ più ponderata. Quindi, secondo me, si sono dati dei tempi e si sono riservati uno spazio di maggiore presenza dei partiti. Oggi i partiti si sono scelti i personaggi che vogliono presenti alla Camera e al Senato per portare a termine un percorso che dovrà cambiare anche gli assetti. DS e Margherita andranno assieme nella prossima campagna elettorale, nel centrodestra si lavorerà ad un partito sul modello del partito popolare europeo, ma per fare questo occorrerà stabilire delle regole più chiare e più condivise di quanto non siano state in questo momento.

E la spina nel fianco dei centristi?

Eh! I centristi sono la spina nel fianco o il dubbio l’anomalia come io sostengo. Perché i centristi oggi si stanno adoperando affinché in caso di parità si possa fare un bel governo di centro mettendosi d’accordo con la destra estrema per i valori e per l’operatività con la sinistra estrema. Questo a loro andrebbe benissimo. Stanno vivendo una forma di ambiguità da cui bisogna avere la forza di farli uscire. Non si può essere cattolici e poi assumersi la responsabilità di scelte che con il cattolicesimo non hanno nulla a che fare o devono essere più responsabili e dire che sono cattolici di facciata. Io mi chiedo come possa la Margherita condividere espressioni come “magistero francese” e “manuale di anticlericalismo”che sono, legittimamente, sostenute dai Radicali. Loro lo hanno detto chiaramente: nei primi cento giorni vorranno rivedere il Concordato, separare i beni della Chiesa da quelli dello Stato, non ammettono assolutamente quelle che ritengono ingerenze della Chiesa e che io al contrario ritengo libertà di espressione.

Onorevole, la nuova legge elettorale verticalizza il rapporto tra politica e territorio. Come può conciliarsi con le posizioni della Lega che al contrario afferma la necessità di riportare ai territori le competenze e la gestione del territorio stesso?

Mah! La Lega non ha fatto altro che spingere in senso più chiaro rispetto a una forma di federalismo imperfetto voluto dal centrosinistra. D’altra parte non ricordiamo mai, in questi giorni di effervescente dibattito politico, che la Lega è quella che ha consentito alla sinistra di governare. Io ricordo benissimo quello che mi disse Bassanini. Già il 7 luglio del ’94 la sinistra aveva avuto contatti con la Lega per far cadere il governo. Quindi la Lega non è influente quando ottiene la devolution con il centrodestra, perché un elemento di convergenza con la sinistra è stato proprio il federalismo.  Il centrosinistra  per indulgere alle richieste della Lega cancellò anche il concetto di unità nazionale che il centrodestra ha riproposto  perché teniamo a questo valore.

Le decisioni ultime sulle candidature sono nelle mani delle segreterie nazionali, quanto contano le realtà locali?

Nel mio partito abbiamo deciso di indicare solo i capolista e per il resto delegare al Presidente del partito, ma il territorio ha contato. Come esecutivo regionale abbiamo indicato una serie di criteri: la rappresentanza territoriale, il ricambio per coloro che hanno fatto più legislature, il consenso elettorale, la presenza di donne e giovani, l’apertura alla società civile. Insomma il Presidente ha avuto un delega, ma vincolata dai criteri.

Onorevole, prima accennava ai programmi. Questa campagna elettorale si è aperta con il gioco al rialzo. Prima Berlusconi con la sua promessa di un milione di posti di lavoro; quindi Prodi ha rilanciato con l’assegno di € 2.500 per le famiglie; Berlusconi raddoppia il piatto con la carta d’oro per i pensionati. Quasi un restyling da Prima Repubblica con tante promesse e uno sguardo distratto ai programmi.

Berlusconi è uno che rilancia, così facendo la sinistra lo invita a nozze. A me non piace questo modo di affrontare la campagna elettorale, preferisco parlare di progetti anche se è più difficile farsi capire dall’elettorato con meno strumenti di interpretazione critica. Bisognerebbe essere meno superficiali con le battute elettorali, lo so che dico una cosa pesante, e molto più seri con l’elettorato che dopo cinque anni misura che cosa davvero si è dato e cosa non si è potuto dare. Tenendo conto che siamo in una congiuntura difficilissima dalla quale non si riesce a venire fuori, non è un problema di governo di centrodestra o di centrosinistra. In tutto il mondo c’è una congiuntura negativa che influisce pesantemente in Europa. Quando parliamo della concorrenza cinese dimentichiamo che Prodi da Presidente della Commissione Europea ha sottoscritto un accordo quadro con la Cina e subito dopo, già nel ’03, in Europa un milione di posti di lavoro è stato perso nel settore calzaturiero. C’è la crisi dell’energia. In Italia si fece una scelta, condizionata dai verdi che non volevano il nucleare. Oggi dobbiamo affrontare l’aumento dei prezzi energetici, con il conseguente effetto sul costo della vita, comprando all’estero l’energia e sperando che Putin non ci chiuda i rubinetti. Il gioco al rialzo è una politica di basso profilo, sia a destra che a sinistra, dobbiamo partire dalle cose reali che si possono fare. Se qualcuno afferma che darà 2.500 euro, a ogni bambino che nascerà sino al compimento dei tre anni, dovrà pur trovare le risorse finanziare! E non mi pare che di risorse ce ne siano tante, quel che oggi facciamo per lo sviluppo del territorio è reso possibile dalle risorse comunitarie. L’altra possibilità è aumentare le tasse ai cittadini, ma vuol dire togliere da una parte per dare a un’altra. Dovremmo a questo punto pensare a nuove tasse? L’ANCI da tempo chiede le tasse di scopo, cioè una tassazione ad hoc per un preciso obiettivo, ma sono denari che si chiedono ai cittadini! Oggi, nella situazione economica generale, possiamo chiedere ulteriori sacrifici in termini di tasse? Credo proprio di no!

Sicuramente avrà avuto modo di essere informata sulla sentenza della Corte di Cassazione riguardo alla ragazzina vittima di violenza sessuale. I giudici della Suprema Corte hanno ritenuto di riconoscere a quest’uomo le attenuanti di legge in quanto la ragazza già matura sessualmente avendo avuto svariate esperienze sessuali. In altri tempi e in altri anni si sarebbero infiammate le piazze, oggi il dibattito si è risolto con un po’ di articoli sui giornali.

È noto che i ragazzi hanno rapporti sessuali completi già a tredici, quattordici anni. Forse per questo nessuno o pochi hanno reagito a una sentenza che sottolinea quest’aspetto. Certo la dignità della persona dovrebbe essere un valore assoluto, ma quante volte la dignità della persona non viene scalfita? E quante volte non c’è una reazione così come doveva esserci? Neppure le femministe hanno reagito. Tutto cade nell’indifferenza, ecco perché è necessario un impegno sia a destra che a sinistra per il recupero di valori di riferimento. Ma non basta! È la gente comune che deve recuperare i suoi valori forti: la famiglia è in crisi, la scuola vive una stagione di travagli interni. Forse questa è una conseguenza del crollo delle ideologie che in sé avevano valori forti.

Onorevole, guardando alle cose che ci riguardano da vicino, nei giorni passati la scena è stata occupata interamente dalle diatribe interne ad AN. Quali sono i motivi di distanza politica tra queste due correnti, se così possiamo definirle, l’area Mantovano e l’area Poli Bortone.

Credo che sia più che altro un modo differente di fare politica. Io, ovviamente anche per motivi di differenza d’età con Mantovano, ho affrontato quarant’anni di passioni e battaglie politiche. Per noi,  militanti della politica, l’unico obiettivo era lavorare per il partito che, all’epoca, era un partito escluso dall’arco costituzionale quindi le passioni erano più forti. Non c’era il dibattito su chi doveva candidarsi, su chi era capolista, su chi era secondo, non era possibile che un giovane chiedesse di andare in una lista se non per fare da tappabuchi. Eppure si combatteva ugualmente, oggi si fanno i calcoli. È un diverso modo di fare politica. Mantovano è nel partito dal ‘96 quando il MSI non c’era più e ha vissuto e vive una diversa stagione politica. Io ho vissuto tutte le stagioni e tutte le battaglie, quando affrontavo un concorso universitario sapevo che sarei stata esclusa per un peccato ab origine, ma ho voluto fare un percorso “d’assalto” in un ambiente dichiaratamente ostile quale quello universitario. Quindi io e Mantovano abbiamo un bagaglio di esperienze assolutamente diverse. Io non chiudo mai la porta a nessuno, non sono un’integralista, Mantovano lo è, anche sotto l’aspetto della cultura religiosa. Sono cattolica, ma so bene che si può anche peccare e tornare indietro. Sulla difesa della famiglia, la battaglia sulla droga, la battaglia per la dignità della persona con Mantovano siamo in sintonia, ma affrontiamo in modo diverso le questioni: io soft, anche se decisa, lui in modo escludente, chiudendo anche a chi potrebbe ritrovarsi nella nostra area politica.
Io ho fatto la militanza attaccando i manifesti, e lui non l’ha fatta, l’ho fatto anche da deputato! Ho montato i gazebo per la Festa Tricolore, mi è successo alla 167, negli anni ‘90 neanche tanto tempo addietro, non avevo manodopera, per cui ho chiamato un tal Costantino che mi era molto vicino e abbiamo montato i gazebo. Ero già docente universitaria e militante di partito. Storie molto diverse le nostre.

Nei giorni della bufera si vociferava che dietro la famosa lettera contro Saverio Congedo ci fosse un Deus chiamato Poli Bortone.

Io non ho fatto alcuna battaglia contro Erio Congedo. Le rivelo che ero a Roma per incontrarmi con Fini e ho letto queste affermazioni. Telefonai a Lecce per farmi inviare questa lettera per fax che giunse presso lo studio dell’On. Patarino. Ho consegnato questa lettera a Fini a cui era stato consegnato unicamente il comunicato stampa che Mantovano aveva fatto contro di me e Fini, devo dire, era sconcertato. La lettera, che io non ho mai sollecitata, è una forte critica mossa dai circoli, vi è un elenco di circoli chiusi da tempo, di circoli commissariati da tempo, di persone a cui non è stata rinnovata la tessera, persone che volevano dirimere questioni locali e la federazioni non era stata attiva. È la Federazione che più ha perduto alle campagna regionali, noi avevamo tre consiglieri regionali e ne è stato eletto solo uno che per altro è il segretario provinciale del partito. Quindi la gente si chiede come possiamo noi riprendere terreno.

Ritiene necessario un nuovo corso?

Da coordinatore regionale mi chiedo come possiamo riprendere terreno se non mettiamo a posto queste cose. La Federazione di Lecce, non collabora, questo si diceva, anzi si chiude sempre più in se stessa quasi bastasse l’elezione del segretario provinciale a consigliere regionale per ritenere che tutta vada bene. Non è così! Caprarica, Cutrofiano, Melendugno, Presicce, Acquarica, sono tanti i comuni che chiedono un rapporto più diretto con i vertici provinciali. È necessaria una presa di coscienza  e riorganizzare le diverse anime che sempre ci sono state nel partito. Sino a qualche anno addietro, pur nella diversità delle posizioni, abbiamo comunque lavorato per la crescita del partito ottenendo risultati importanti, non dimentichiamo che siamo partiti dal 2%. Quando ho lavorato alle liste regionali sono riuscita ad avere eletti 5 parlamentari su 5. Oggi siamo partito di governo e abbiamo risultati risicati. Se i circoli, dopo aver parlato più volte con il segretario provinciale, prendono carta e penna e scrivono preoccupati bisogna prenderne atto. Io ne avrei preso atto già al termine della campagna per le regionali e non è polemica! Le stesse persone che sono oggi in Federazione sono le stesse che costrinsero l’avvocato Marasco a rassegnare le dimissioni perché si era perso circa l’1%. Oggi le percentuali sono più pesanti, ma nessuno si è fatto carico di questo.

Dimissioni si, dimissioni no e poi il peso elettorale dell’Onorevole Poli Bortone non ha spostato l’ago della bilancia negli equilibri del partito.

Gli equilibri di partito sono stati ridisegnati in questi giorni, così come sono stati ridisegnati quando c’è stato il cambio alla segreteria regionale. Io e altri colleghi, abbiamo sempre detto di essere disponibili per questa campagna elettorale, anche perché i miei risultati elettorali, basta pensare che nelle elezioni ‘04 ho avuto centomila preferenze, non erano da sottovalutare. L’incarico che mi era stato dato come coordinatrice era di mettermi a disposizione. Lavorando alle candidature avevo bisogno della certezza che avrei convinto Divella, la moglie di Tatarella, il Presidente di una associazione che ha ottomila iscritti, e via di seguito. Quando ho avuto tranquillità di una lista forte ho sciolto con anticipo la mia riserva. Ho avuto pressioni grandi e piccole per rimanere. 

Vittoria del centrodestra. È possibile un incarico importante?

Nulla da escludere. Al momento le certezze sono queste, sino al 2007 farò il Sindaco e sino al 2009 il deputato europeo.

Mario De Cristofaro, a parer suo, può rappresentare le ragioni politiche di tutta la CDL?

Questo deve chiederlo alla segreteria provinciale.

      

 

 


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