elenco articoli 

Gatta luna, la Nannarella
A colloquio con Anna Mazzamauro

  
di Roberta AIELLO

A colloquio con Anna Mazzamauro

Nei giorni 18 e 19 febbraio u. s. è andato in scena, presso il teatro della “Fondazione Filograna” di Casarano, lo spettacolo teatrale “Nannarella” di e con Anna Mazzamauro  e con la partecipazione degli attori Marco Cavallaro e Filippo Gurrieri, che ne ha curato i movimenti coreografici e dei musicisti Marco Camboni al contrabbasso e Marcello Fiorini alla fisarmonica che ne ha curato gli arrangiamenti e le musiche originali. Assistere a questo spettacolo è come viverlo di persona, accanto ad un’Anna Mazzamauro bravissima, coinvolgente, emozionante, che va giù in platea e scherza con gli spettatori e accanto anche ai suoi eccezionali compagni d’arte che contribuiscono, da veri artisti quali sono, alla riuscita della serata. Due intensissime ore di spettacolo, dove lei  recita, canta, balla, scherza e… commuove; tutto quanto davanti ad un pubblico incantato che non finisce di applaudire. Uno spettacolo bellissimo, non facile, con le musiche dal vivo che hanno dato quella rifinitura in più che ne fa la differenza. Toccante il monologo finale sull’abissale solitudine della Magnani, con il quale la signora Mazzamauro si congeda dal pubblico. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerla di persona durante le prove, e lei, gentilmente, ha voluto concederci un’intervista che è diventata quasi un colloquio a due, amichevole, confidenziale.

Signora Mazzamauro, mi parli di “Nannarella”; quanto si rispecchia nella figura di Anna Magnani, come mai ha deciso di portare a teatro questa figura emblematica del cinema italiano?

È difficile  rispondere perché… se si risponde subito, si fa la figura degli arroganti, dei presuntuosi, di chi si crede che….. “Come osa  tirar fuori la Magnani?”. Io ho “osato”, affettuosamente, mantenendo le distanze quasi “epicamente”…scusa il termine Brechtiano, parlando soprattutto di me. Ci sono delle analogie che sono: la “romanità”, soprattutto, laddove noi romani siamo considerati sornioni, ironici, autoironici, a volte violenti, incazzosi, poi ci addormentiamo ma ci ricordiamo sempre tutto; e io ho definito la Magnani, visto che il testo l’ho scritto io, “gatta malata”, “gatta luna”, per ricordare che era soprattutto una “gattara” anche lei a suo modo; e le gattare, penso che tu lo sappia, a Roma,  sono quelle che danno da mangiare ai gatti, ed è sinonimo di generosità si, ma anche di solitudine. Dunque, la romanità, il “nome”; tutte quelle che come me, come lei si chiamano “Anna”, sono chiamate affettuosamente, a Roma, “Nannarella”. Similitudini che posso intuire, poiché non l’ho conosciuta, caratteriali: …queste violenze improvvise per l’imbecillità che molto spesso ci contorna.

Lei è molto passionale? Glielo si legge dagli occhi, dal portamento.

Si, forse…, dicono…, non lo so! Vedi, io non amo definirmi ma… è anche l’abitudine; intanto non si può fare questo lavoro se non si è passionali per come lo intendo io; poi ci sono anche gli imbecilli che dicono: “Adesso faccio un corso di recitazione e poi divento attrice”. Beh, francamente ti dirò che in questo modo, con i capperi che diventi attrice!

Qualche anno fa lei ha vinto la “Maschera d’Argento”. Vuole dirmi qualcosa in più?

Si, è vero, l’ho vinta ma per quell’altro spettacolo, quello di vent’anni fa, non per questo; questo, ripeto, l’ho scritto io, “è mio!”. L’altro, non lo rinnego ma lo rifiuto nella memoria, per cui non ne parliamo. Questo è più bello, credo! Non più bello stilisticamente, ma perché mi appartiene, totalmente; me lo sono scritto, me lo sono diretto, non per presunzione ma perché mi appartiene realmente, con la “passionalità” che tu hai riconosciuto in me e che ormai è un tutt’uno. La cosa bella è che, in questo spettacolo, io non imito assolutamente Anna Magnani.

Lei pensa che il teatro stia vivendo una nuova età? O va ancora riscoperto? 

Beh, senti, per quanto riguarda noi, ti posso dire che facciamo sempre gli strapieni! “Che te devo dì”? Forse è finito il momento del teatro imbecille, tant’è vero che il Ministero ha fatto dei tagli spaventosi per evitare che tutti possano chiedere “rifornimenti de sordi”. Spero che questo, sia il momento del teatro di “qualità”.

In poche parole, cos’è per lei il teatro?

Sono io”! Appena mi alzo, sono già “teatro” e non so se fingo o se sono vera, e lo stesso accade in scena: non so se fingo o se sono vera. Tu vedrai che nello spettacolo, non saprai mai se sono io che parlo o lei, la Magnani, perché le ruote ingranano e vado… e l’unico dolore è la separazione che c’è tra un giorno e l’altro, perché devono passare delle ore, prima che io trasmetta questo “miracolo”… ma non mio, di chi ama veramente il teatro, di chi “è” il teatro. È proprio sentirsi in una dimensione di sogno; in quei momenti non esiste niente, se non quello che stai facendo. Vedi, il palcoscenico, non è casuale che sia più in alto… È perché…perché sei l’imperatore, in quel momento, con la corona in testa… entri e… sei possente, perché le parole che dici, se convincono, hanno un potere particolare, si insinuano nell’animo, danno emozioni. Ecco, io faccio teatro per provare e dare emozioni, per provarle io personalmente.

Per finire, cosa farà dopo “Nannarella”?

Faccio un testo che non è stato mai rappresentato al mondo, di Neil Simon, ed è l’ultimo che lui ha scritto; una commedia stupenda. Io ne sto facendo l’adattamento e questo mi riempie di gioia….. l’ho intitolato “Fantasma d’amore”.

 

 


elenco articoli