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Il Papa a Brindisi, tra sacro e profano
  
di Giuseppe FLORIO

La visita del Pontefice Benedetto XVI alla comunità del Grande Salento contiene un aspetto di carattere spirituale ed uno più

La visita del Pontefice Benedetto XVI alla comunità del Grande Salento contiene un aspetto di carattere spirituale ed uno più immediatamente concreto. Se da un lato il primo aspetto è meritevole di approfondimento e riflessione, per ciò che riguarda soprattutto la straordinaria pregnanza dottrinaria di questo Papa e il contesto civile di questa Puglia, ha suscitato un vespaio di polemiche la strategia approntata per i lavori di ristrutturazione del Porto di Brindisi, che materialmente rappresenterà la location d’elezione della visita.

“La venuta del Papa è un’occasione per tutta la Puglia” – ha commentato il Presidente della Regione Nichi Vendola – “e dobbiamo essere pronti ad accoglierlo come merita, in quanto massimo rappresentante della Cristianità universale”. Le parole del Governatore sanciscono in qualche modo la solennità dell’evento, per cui è stata messa in piedi una elaborata organizzazione fondata sul raccordo tra Regione ed Enti locali. In particolare, per accogliere degnamente il Santo Padre si è deciso di istituire un tavolo tecnico di coordinamento tra i vari soggetti per la definizione e la ripartizione dei fondi speciali necessari all’allestimento dell’evento e agli interventi di carattere infrastrutturale. Nella fattispecie, i lavori nel Porto di Brindisi saranno coordinati dall’Autorità Portuale, il cui Presidente, Giuseppe Giurgola, ha stabilito di affidarli ad imprese locali. Si è dunque costituita un’Ati, ovvero un’associazione temporanea di imprese, proprio per rispondere all’esigenza di urgenza che riveste l’evento.

Le dodici imprese che assumeranno gli oneri dei lavori, gli onori per l’eccezionalità dell’occasione e che comunque godranno di cospicui utili, appartengono soltanto a due associazioni di categoria: Confindustria e Cna. Il dato è immediatamente divenuto pietra di scandalo, poiché da più parti e ovviamente dalle associazioni rappresentative escluse si è lamentata la mancanza di trasparenza nelle procedure di affidamento degli incarichi e nella selezione delle aziende. Ventilando l’ipotesi di dolo, si getta discredito sulla visita papale, si mescolano sacro e profano, si perde l’occasione di affrontare nel migliore dei modi un evento che meriterebbe maggiore responsabilità. Non è la zuffa, non la scenetta di chi si accapiglia per dividersi gli investimenti che lascia l’amaro in bocca, ma il nauseabondo odore che aleggia come al solito quando si agitano le banconote pubbliche. Si diradi la nebbia, chiarendo in fretta se c’è sporcizia o disorganizzazione o cattiva informazione. L’opinione pubblica ha bisogno di nettezza.

 

 

 


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