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ARTE/ Gli ultimi colori di Tiziano |
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Verso la metà del Cinquecento la pittura di Tiziano registra
una importante “svolta”: il sommo maestro di Pieve di Cadore accantona la forza
espressiva del colore per cercare nel disegno più chiaroscurato e nella
composizione più elaborata una maggiore evidenza plastica; d’altronde, anche a
Venezia la nuova corrente figurativa era già rappresentata dal Vasari e da
Salviati, da Bonifacio e da Schiavone, e presto avrebbe influito sul
Tintoretto, sul Veronese e sul Bassano. Esemplare di questa “crisi manieristica”
è il Cristo coronato di spine, oggi
al Louvre, che ricorda il plasticismo di Giulio Romano. Così le Storie bibliche della sagrestia della
Salute, che risultano, per gli scorci, il movimento caricato, il panneggio
decorativo e le monumentali misure, caratteristiche e sintomatiche di un
momento certamente importante dell’opera tizianesca. Un più profondo influsso
dell’arte michelangiolesca, importata nella città lagunare da Sebastiano del
Piombo, si venne a manifestare in forma sempre più palese in opere in cui al
naturalismo si sostituirono, in chiave manierista, composizioni affollate,
forme anatomiche esasperate, pose forzate, complesse architetture. Il totale superamento
dei valori rinascimentali di forma e di spazio si ebbe, però, solo a
partire dal viaggio a Roma (1545-46), durante il quale dipinse il celebre Ritratto di Paolo III con i nipoti Ottavio e
Alessandro Farnese che si conserva a Capodimonte, e con le opere
successive, nelle quali si assiste al progressivo disfacimento delle forme per
effetto della luce e ad una sorta di disgregazione del tessuto cromatico, da
mettere anche in relazione con una visione pessimistica del mito e della storia
nella coscienza dell’assoluta irrilevanza dell’arte in cui per tutta la vita e
fino ad allora aveva creduto. A partire dal soggiorno romano, cioè, entrando
nella piena maturità, l’artista abbandonò per sempre la concezione spaziale
“bilanciata” e quel senso del colore solare, fastoso del pieno Rinascimento,
per assumere la più dinamica visione del manierismo, acquisendo una grande
libertà cromatica, una sempre maggiore duttilità nell’impiego del colore con
effetti di suprema espressività. Ne danno testimonianza capolavori come Carlo V a cavallo del Prado, eseguito
durante un soggiorno ad Augusta presso la corte imperiale La pittura della maturità tizianesca si accende di improvvisi
bagliori, il disegno anatomico si “allenta”, le forme sembrano disfarsi
nell’atmosfera, come nella famosa Europa
sul toro, vanto del Museo Gardner di Boston, nella Educazione di Amore della Galleria Borghese, oppure nella Ninfa con pastore del viennese Kunsthistorisches Museum; altrove ricerca
effetti “notturni”, come nel Christo
coronato di spine della Pinacoteca di Monaco, o nel Martirio di San Lorenzo dell’Escorial, oppure altamente drammatici
come nella Deposizione nel sepolcro
del Prado e nella Pietà
dell’Accademia veneziana, opera destinata a decorare il mausoleo del sommo
maestro, ma rimasta interrotta per il sopraggiungere della morte di peste nel
1576 che colpì anche suo figlio Orazio. A questa stagione ultima di Tiziano e' dedicata l’eccezionale
mostra “L’ultimo Tiziano e la
sensualità della pittura” proprio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia dopo il grande successo ottenuto
a Vienna, per iniziativa del Kunsthistorisches Museum e della Soprintendenza
Speciale per il Polo Museale Veneziano. Vengono esposti ventotto capolavori dipinti
da Tiziano nell’ultimo quarto di secolo della sua lunga esistenza. La mostra è
curata, insieme a Giovanna Nepi Scirè, da Sylvia Ferino-Pagden, curatrice anche
del denso catalogo edito da Marsilio, nella cui presentazione avverte: “All’idea di sensualità il profano appassionato
d’arte associa immediatamente le erotizzanti figure di Venere dipinte da
Tiziano, le sue Danae, le Diana e altre belle donne … di fatto egli dipinse le
sue figure femminili più sensuali nelle poesie
e nelle invenzioni mitologiche della
tarda maturità. Lo scopo di questa esposizione – invece – è di esaminare la
sensualità del suo stile pittorico, il tocco carezzevole e amorevole con cui il
suo pennello sfiorava le superfici degli incarnati, in particolare quelle dei
corpi di donne. Il percorso espositivo, articolato in tre sezioni,
dedicate ai ritratti, ai temi profani e alla pittura sacra. Tra i ritratti,
oltre a quelli citati, sono messi a confronto i due Filippo II (provenienti rispettivamente dal Prado e da
Capodimonte), il solenne Pietro Aretino,
prestato dalla Galleria Palatina di Firenze, il magnifico Elettore Giovanni Federico di Sassonia conservato nel museo
viennese sopra ricordato, i dogi Andrea
Gritti e Francesco Venier, la
deliziosa Fanciulla con ventaglio e
due stupendi autoritratti senili. Tra le “poesie” oltre alle sensualissime Danae (del Prado e del
Kunsthistorisches) si può ammirare a Venezia durante il perido della mostra Venere e il suonatore di liuto, che gli
studenti di Cambridge possono guardare estasiati quando desiderano, essendo il
“gioiello” del Fitzwilliam Museum che ha sede nella loro università. Tra le
opere più fortemente drammatiche dell’ultimo Tiziano, che sono state raccolte
per questa esposizione veramente “da non perdere”, un emozionante Ecce homo che si conserva nella National
Gallery of Ireland di Dublino, e la sopra ricordata Pietà; è l’ultimo capolavoro di Tiziano, davanti al quale conviene
sostare per coglierne il momento supremo di una forte intensità religiosa; il
vecchio inginocchiato davanti al corpo straziato e solenne del Cristo morto è
lo stesso pittore, che si “autoritrae” per l’ultima volta nell’imminenza del mistero
di un viaggio senza ritorno.
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