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ARTE/ Gli ultimi colori di Tiziano
Ventotto grandi capolavori riuniti in una imperdibile mostra a Venezia

  
di Michele DE LUCA

Verso la metà del Cinquecento la pittura di Tiziano registra una importante “svolta”: il sommo maestro di Pieve di Cadore

    Verso la metà del Cinquecento la pittura di Tiziano registra una importante “svolta”: il sommo maestro di Pieve di Cadore accantona la forza espressiva del colore per cercare nel disegno più chiaroscurato e nella composizione più elaborata una maggiore evidenza plastica; d’altronde, anche a Venezia la nuova corrente figurativa era già rappresentata dal Vasari e da Salviati, da Bonifacio e da Schiavone, e presto avrebbe influito sul Tintoretto, sul Veronese e sul Bassano. Esemplare di questa “crisi manieristica” è il Cristo coronato di spine, oggi al Louvre, che ricorda il plasticismo di Giulio Romano. Così le Storie bibliche della sagrestia della Salute, che risultano, per gli scorci, il movimento caricato, il panneggio decorativo e le monumentali misure, caratteristiche e sintomatiche di un momento certamente importante dell’opera tizianesca. Un più profondo influsso dell’arte michelangiolesca, importata nella città lagunare da Sebastiano del Piombo, si venne a manifestare in forma sempre più palese in opere in cui al naturalismo si sostituirono, in chiave manierista, composizioni affollate, forme anatomiche esasperate, pose forzate, complesse architetture.

   Il totale superamento  dei valori rinascimentali di forma e di spazio si ebbe, però, solo a partire dal viaggio a Roma (1545-46), durante il quale dipinse il celebre Ritratto di Paolo III con i nipoti Ottavio e Alessandro Farnese che si conserva a Capodimonte, e con le opere successive, nelle quali si assiste al progressivo disfacimento delle forme per effetto della luce e ad una sorta di disgregazione del tessuto cromatico, da mettere anche in relazione con una visione pessimistica del mito e della storia nella coscienza dell’assoluta irrilevanza dell’arte in cui per tutta la vita e fino ad allora aveva creduto. A partire dal soggiorno romano, cioè, entrando nella piena maturità, l’artista abbandonò per sempre la concezione spaziale “bilanciata” e quel senso del colore solare, fastoso del pieno Rinascimento, per assumere la più dinamica visione del manierismo, acquisendo una grande libertà cromatica, una sempre maggiore duttilità nell’impiego del colore con effetti di suprema espressività. Ne danno testimonianza capolavori come Carlo V a cavallo del Prado, eseguito durante un soggiorno ad Augusta presso la corte imperiale

     La pittura della maturità tizianesca si accende di improvvisi bagliori, il disegno anatomico si “allenta”, le forme sembrano disfarsi nell’atmosfera, come nella famosa Europa sul toro, vanto del Museo Gardner di Boston, nella Educazione di Amore della Galleria Borghese, oppure nella Ninfa con pastore del viennese  Kunsthistorisches Museum; altrove ricerca effetti “notturni”, come nel Christo coronato di spine della Pinacoteca di Monaco, o nel Martirio di San Lorenzo dell’Escorial, oppure altamente drammatici come nella Deposizione nel sepolcro del Prado e nella Pietà dell’Accademia veneziana, opera destinata a decorare il mausoleo del sommo maestro, ma rimasta interrotta per il sopraggiungere della morte di peste nel 1576 che colpì anche suo figlio Orazio.

     A questa stagione ultima di Tiziano e' dedicata l’eccezionale mostra  “L’ultimo Tiziano e la sensualità della pittura” proprio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia 

dopo il grande successo ottenuto a Vienna, per iniziativa del Kunsthistorisches Museum e della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano. Vengono esposti ventotto capolavori dipinti da Tiziano nell’ultimo quarto di secolo della sua lunga esistenza. La mostra è curata, insieme a Giovanna Nepi Scirè, da Sylvia Ferino-Pagden, curatrice anche del denso catalogo edito da Marsilio, nella cui presentazione

avverte: “All’idea di sensualità il profano appassionato d’arte associa immediatamente le erotizzanti figure di Venere dipinte da Tiziano, le sue Danae, le Diana e altre belle donne … di fatto egli dipinse le sue figure femminili più sensuali nelle poesie e nelle invenzioni mitologiche della tarda maturità. Lo scopo di questa esposizione – invece – è di esaminare la sensualità del suo stile pittorico, il tocco carezzevole e amorevole con cui il suo pennello sfiorava le superfici degli incarnati, in particolare quelle dei corpi di donne.

     Il percorso espositivo, articolato in tre sezioni, dedicate ai ritratti, ai temi profani e alla pittura sacra. Tra i ritratti, oltre a quelli citati, sono messi a confronto i due Filippo II (provenienti rispettivamente dal Prado e da Capodimonte), il solenne Pietro Aretino, prestato dalla Galleria Palatina di Firenze, il magnifico Elettore Giovanni Federico di Sassonia conservato nel museo viennese sopra ricordato, i dogi Andrea Gritti e Francesco Venier, la deliziosa Fanciulla con ventaglio e due stupendi autoritratti senili. Tra le “poesie” oltre alle sensualissime Danae (del Prado e del Kunsthistorisches) si può ammirare a Venezia durante il perido della mostra Venere e il suonatore di liuto, che gli studenti di Cambridge possono guardare estasiati quando desiderano, essendo il “gioiello” del Fitzwilliam Museum che ha sede nella loro università. Tra le opere più fortemente drammatiche dell’ultimo Tiziano, che sono state raccolte per questa esposizione veramente “da non perdere”, un emozionante Ecce homo che si conserva nella National Gallery of Ireland di Dublino, e la sopra ricordata Pietà; è l’ultimo capolavoro di Tiziano, davanti al quale conviene sostare per coglierne il momento supremo di una forte intensità religiosa; il vecchio inginocchiato davanti al corpo straziato e solenne del Cristo morto è lo stesso pittore, che si “autoritrae” per l’ultima volta nell’imminenza del mistero di un viaggio senza ritorno.

 

 

 


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