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Università di Brindisi, il sosia del Preside Strazzeri
  
di Giuseppe FLORIO

Non più di un anno e mezzo addietro avevamo letto ed ascoltato fieri comunicati e vivaci interviste radiotelevisive di un pers

Non più di un anno e mezzo addietro avevamo letto ed ascoltato fieri comunicati e vivaci interviste radiotelevisive di un personaggio incredibilmente simile al Preside dell’Università di Brindisi, Marcello Strazzeri, come un sosia eccezionale o una copia geneticamente imperfettibile. La stessa mole fisica, rocciosa e piena di vigore, la medesima energia intellettuale pugnace, le locuzioni sapienti sapientemente scandite con l’ars oratoria di un vecchio navigato politicante: uguale in tutto e per tutto alla figura istituzionale che oggi si staglia tra le colonne dei quotidiani locali o che declama le sue intemerate verbali nei servizi televisivi. Con una differenza, però: che allora si cimentava nell’elogio sperticato della scelta della Cittadella della Ricerca come sede di elezione della nascente Università brindisina, per tutte le ragioni logistiche, strategiche e culturali che gli riusciva di sciorinare. Oggi proclama motivi altrettanto inoppugnabili per sostenere una tesi speculare: che è il caso di abbandonare la sede fin qui comoda e comodamente allestita col sostegno delle amministrazioni locali, per adottare il ristrutturando insediamento dell’ex collegio navale Tommaseo. Questa sfacciata giravolta non dimostra – come qualche malizioso potrebbe chiosare - le abilità ginniche del Preside (e della classe docente che a lui fa riferimento come un corpo unico e solidale); serve piuttosto a chiarire che è mutata, anche se in un clamoroso giro di waltzer, la stessa politica per così dire “aziendale” della nomenclatura universitaria brindisina. Se prima aveva sostenuto l’essenzialità di una scelta periferica, attenta più che altro alla direttrice tra Brindisi e Taranto, quasi ad intercettare il flusso di giovani che ne abitavano gli hinterland, ebbene oggi Strazzeri sembra interessato a concretizzare “l’idea per il progetto dell’Università sul mare, organizzata secondo la logica di un Campus, riportando in vita e restituendo alla città una concreta testimonianza intorno alla quale si riconosce un pezzo della storia brindisina”, come egli stesso ha recentemente comunicato. In poche parole, mutando il progetto politico che pulsava sotto la traccia delle decisioni assunte originariamente, sono mutate le condizioni di sopravvivenza nel mare magnum dell’amministrazione locale, infestato precipuamente da pescecani famelici ed interessati. L’asse privilegiato dei rapporti tra Università e classe dirigente si è dunque spostato da Errico&partners al Sindaco Mennitti, dalla Provincia al Comune. Occorre tenere a mente, tuttavia, che queste inversioni di rotta, spesso brusche, non sono indolore, poiché spesso buttano a mare ingenti quantità di finanziamenti inizialmente investite e difficilmente recuperabili. A ciò si aggiunga il vistoso calo di iscritti rilevato quest’anno, che dovrebbe spingere il pur bravo Preside, stratega di tante altre scelte più lungimiranti, a concentrare il suo impegno verso direzioni maggiormente proficue, come quella di garantire stabilità innanzitutto e qualità poi alle generazioni di potenziali studenti, sempre alla ricerca di punti di riferimento all’altezza.

 

 

 


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